Al filosofo Pitagora di Samo, figura tra storia e mito, al quale furono attribuite importanti scoperte nel campo dell’astronomia e della matematica (teorema di Pitagora), è dedicato il libro della professoressa Pina Basile “La parabola biografica di Pitagora”, edito da “D’Amico Editore”. Nel testo la presidente del comitato salernitano della “Società Dante Alighieri” ricorda che fu Pitagora a dare l’avvio alla riflessione filosofica nelle città magno – greche della Calabria dov’ è nata e si è diffusa la civiltà classica. Pitagora, raffigurato sulla copertina del libro con un disegno del pittore salernitano Giuseppe Carabetta, giunse a Crotone nel 530 a.C. I Crotoniati, grazie ai suoi consigli, perseguirono la pratica del silenzio, il culto dei morti, il rispetto per gli esseri viventi; acquisirono nozioni di filosofia, di matematica e di astronomia. I Crotoniati divennero ricchi e potenti, importanti e colti. Nel 510 a.C., Pitagora, per sfuggire alla sommossa capitanata da Cilone di Crotone, che si ribellò ai governanti pitagorici, si allontanò da Crotone. Secondo la professoressa Basile, Pitagora approdò a Montegiordano, dove fu accolto con benevolenza, e non a Metaponto come scritto da alcuni studiosi: ” Come poteva essere possibile che un ultraottantenne , stanco, deluso, in fuga da una città ribelle, su una imbarcazione a vela, raggiungesse Metaponto, dopo ore di navigazione sotto costa, percorrendo il tragitto che va da Caulonia, Locri e Taranto?”.
Durante il suo soggiorno nell’Italia meridionale Pitagora rese libere città dopo averle “riempite dello spirito di libertà”. Ripeteva spesso che: ” Dobbiamo bandire ed estirpare con ogni mezzo la malattia dal corpo, l’ignoranza dall’anima, l’intemperanza dal ventre, la corruzione dalle città, la discordia dalla casa e l’eccesso da tutte le cose” – e che – ” La concordia e l’amicizia sono alla base del rispetto delle leggi”. Era convinto che gli uomini non nascono buoni, ma lo possono diventare grazie all’educazione e alle leggi. Nel Ginnasio di Crotone il filosofo tenne quattro discorsi: il primo ai giovani che esortò a rispettare gli anziani e a essere moderati; il secondo ai governanti che invitò a governare con rettitudine e a mostrarsi ai cittadini come esempio di temperanza e di compostezza; il terzo ai mariti ai quali ricordò che le mogli sono compagne di vita e il quarto alle donne che esortò a mantenere una correttezza esemplare. Nel suo libro la professoressa Basile racconta anche che Pitagora nacque nell’isola greca di Samo nel 580 a.C. dalla bellissima Partenide e dal ricco orafo Mnemarco che dedicò una cura scrupolosa all’educazione del figlio per il quale scelse i migliori maestri del tempo. Pitagora, dotato di una non comune capacità di apprendimento e di ottima memoria, cresceva ben preparato, bello e saggio, stimato e rispettato anche dai più anziani: fu paragonato a un dio per l’aspetto nobile e maestoso. Tutta la sua persona emanava un certo fascino: aveva il volto splendente, la chioma ondeggiante ed era sempre vestito di candido lino. Aveva una parola così rassicurante da influenzare persino gli animali. Pitagora morì nella mitica Montegiordano, ascoltando i suoni dei corpi celesti sotto un cielo stellato. (Pubblicato su “Il Quotidiano del Sud” edizione di Salerno).
Aniello Palumbo