Il fenomeno del Brigantaggio raccontato da Angelo Gentile, Carlo Avvisati a Angelandrea Casale al “Rotary Club Salerno Nord dei Due Principati”

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Il Brigantaggio fu uno dei fenomeni della guerra per il Mezzogiorno degli anni sessanta dell’ottocento che coinvolse tutte le province meridionali, anche i territori salernitani, vesuviani e lucani.  I briganti erano visti quasi come dei paladini, dei Robin Hood che difendevano i poveri contro i ricchi. Tante erano le bande di briganti: numerose e ben organizzate, ognuna guidata da un capo carismatico, costituite da ex soldati borbonici, contadini, braccianti e disoccupati che, dopo il 1860, presero le armi contro lo Stato unitario. Le bande sfruttavano il difficile terreno montuoso per sfuggire all’esercito piemontese, che si trovava in grave difficoltà a combattere in un ambiente a loro sconosciuto e ostile. Tra queste bande c’erano quelle del brigante Nicola Marino e quella del brigante Antonio Cozzolino, soprannominato Pilone. A raccontare le loro “gesta” sono stati il professor Angelo Gentile, autore del libro “La Banda Marino – La Resistenza antiunitaria nel Cilento tra conquista coloniale rivolta popolare e brigantaggio” e gli autori del saggio introduttivo alla ristampa del libro di Filippo Mastriani “Il Brigante Pilone”, Carlo Avvisati e Angelandrea Casale.  I tre scrittori, sono stati i protagonisti dell’incontro organizzato dal “Rotary Club Salerno Nord dei Due Principati” presieduto dal dottor Lucio De Caro, nella grande sala del “Museo Frac” di Baronissi.

Il libro del professore Angelo Gentile, è frutto di approfondite ricerche negli archivi storici di tutta Italia: “Ho iniziato le mie ricerche storiche partendo da una lirica scritta nel 1904 da mio nonno, lo scrittore Salvatore Gentile, che la dedicò al fratello Enrico, morto di colera nel 1884, e che parlava del brigante Cola Marino, fedele al Re Franceschiello”. Nella parte del libro scritta dalla giornalista Rosanna Gentile, si racconta anche dell’amore del brigante Marino per la sua donna Marzia, che fu anch’ella arrestata con l’accusa di brigantaggio, ma anche per tutte le altre donne che aveva avuto, tra le quali la prostituta Maria, e dell’amore per il suo cane Ursus, addestrato a percepire i potenziali pericoli e ad avvertire il suo padrone mettendoglisi accanto. Gentile che è uno storico, ma non un filoborbonico “Sono uno studioso di storia che cerca la verità”, sulla scia della fascinazione neoborbonica in atto in Italia da alcuni anni, secondo la quale i meridionali sarebbero stati scippati del loro potere, delle loro ricchezze, ha ricordato alcuni dei primati detenuti dal Regno delle Due Sicilie al momento dell’Unità d’Italia. “Il Regno delle Due Sicilie nel 1860 era il primo Stato europeo per flotta mercantile e militare (secondo al mondo); nel 1861 era il primo Stato industrializzato in Italia con 1.595.359 operai impiegati contro i 345.563 del Piemonte Liguria, o i 266.698 della Toscana; era anche il primo Stato per il commercio con 272.060 addetti contro i 110.477 del Piemonte Liguria e il primo Stato per numero di stazioni telegarfiche:86 nel napoletano contro le 59 piemontesi”. Gentile ha anche raccontato che i briganti, che furono appoggiati anche economicamente dai Borbone, si finanziavano anche con i rapimenti, con i sequestri di persona:” Tanti gli esponenti delle famiglie nobili salernitane che furono rapiti dai briganti anche nel Cilento e in Costiera Amalfitana”. Il professore Gentile ha raccontato che dal 1861 al 1870 molti paesi del nostro territorio si ribellarono all’esercito: “Furono 1541 i paesi che si ribellarono: solo nel salernitano c’erano 115 bande armate”. Il professor Gentile ha anche raccontato che i garibaldini non erano 1000:” Fu pagata la pensione a 60.000 garibaldini” e che:” Cavour diceva che era necessario   imporre l’Unità “alla parte più corrotta, più debole dell’Italia” imponendo all’’ex Regno di Napoli le leggi, i funzionari piemontesi, le moneta, i pesi e le misure, il sistema scolastico e giudiziario, cancellando l’esistente e, per far accettare al popolo i cambiamenti radicali usò l’Esercito”.  Gentile ha concluso affermando:” Fino al 1866   non possiamo chiamarli briganti ma patrioti votati alla difesa di un’idea nazionale”. Nel romanzo storico “Il Brigante Pilone” scritto nel 1912 dal romanziere, novelliere, autore di drammi e opere teatrali, giornalista, Filippo Mastriani, ristampato a duecento anni dalla nascita di Antonio Cozzolino, il Brigante Pilone, con un saggio storico introduttivo di Carlo Avvisati e Angelandrea Casale, che hanno consultato i documenti storici conservati presso l’Archivio di Stato di Napoli, si parla della vita, la guerriglia e l’uccisione di Antonio Cozzolino, eroe legittimista per i filoborbonici, brigante per i liberali osannanti il re Savoia. “Prima di diventare il “Brigante Pilone”, Antonio Cozzolino era stato un suddito fedele e un soldato coraggioso, oltre che un ottimo scalpellino” – ha raccontato Carlo Avvisati – “Antonio Cozzolino, figlio di un trainiere e di una filatrice, entrambi originari di Boscotrecase, nacque a Torre Annunziata con un irsutismo diffuso sul volto e già da piccolo aveva la barba: per questo motivo fu soprannominato Pilone”.  Avvisati ha raccontato che Pilone per ben dieci anni, con la sua “comitiva”, tenne sotto scacco l’esercito, la polizia ei carabinieri, su tutto il territorio vesuviano e oltre:” Tradito e “venduto” da un suo compaesano, venne ucciso, a 46 anni, da una squadra di dodici questurini coordinati dal delegato di Polizia, Petrillo, in prossimità dell’orto Botanico, a Napoli”. Il dottor Angelandrea Casale ha spiegato che il volume di Filippo Mastriani è ignoto alla stragrande maggioranza dei lettori e raccontato che il brigante Cozzolino, da sergente dell’esercito borbonico:” Ha combattuto prima sul Volturno e poi a Gaeta con l’esercito di Francesco II.   È diventato brigante a causa dei soprusi ricevuti e ha combattuto sia sul territorio vesuviano, sia sui monti Lattari”. Presentati dal Prefetto del Club Luca Tepedino: il Presidente del “Rotary Club Cava De’ Tirreni”, Domenico Gorgoglione, il Presidente del “Rotary Club Pompei Villa dei Misteri”, Raffaele Esposito, e il Presidente Incoming del “Rotary Club Salerno Nord dei Due Principati, Vittorio Villari. (Foto di Valentina De Caro)

Aniello Palumbo