Il distanziometro “espelle” il gioco dal territorio: l’inquietante (e preoccupante) caso di Salerno.

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Lo studio realizzato nel Comune di Salerno dalla CTB, società di micro-marketing e local intelligence, ha dimostrato ancora una volta come il distanziometro, anche quello light, ovverosia a 150 metri dai luoghi considerati sensibili, espelle il gioco legale dal territorio. Lo studio è stato presentato nella tappa dell’evento “In nome della legalità”, presso il Comune di Salerno. Ed organizzato da Codere. L’analisi dettagliata del territorio ha consentito di localizzare le aree di insediamento di sale gioco e sale scommesse, tenendo presente la distanza minima dai luoghi sensibili, sia quella di 150 metri sia la massima di 500. Secondo il CTB, per il 77% dei casi i punti consentiti dalla normativa attualmente in vigore per l’insediamento di punti gioco sono in zone rurali  (59%) o suburbane (18%).

Nel dettaglio lo studio evidenzia che l’insediamento è fisicamente impossibile per diverse ragioni: assenza di servizi primari, zone disabitate o poco popolate, assenza di immobili commerciali. Nel 94,8% dei casi i punti di gioco, così, non sarebbero consentiti. Con il distanziometro a 500 metri la percentuale salirebbe addirittura al 98,8%.  Quadro desolante e preoccupante, come emerso anche in altre realtà italiane come Torino. La normativa vigente, applicata alle caratteristiche di un territorio lascia poco spazio, quasi nullo, alle possibilità di insediamento di sale da gioco. A Salerno sarebbe agibile solo il 5,2% del territorio, per esempio, nella migliore delle ipotesi. Se si innalzasse la soglia del distanziometro poi, gli effetti sarebbero a dir poco devastanti. In Campania, secondo il Libro Blu 2017, gli esercizi attivi sono 7.640 con Newslot e 535 sale VLT. Espellere il gioco legale significherebbe portare alla proliferazione del gioco illegale, sia fisico sia su piattaforma online, mentre al contrario una compiuta ed organica disciplina del settore del gioco legale dovrebbe andare di pari passo con una efficiente strategia di contrasto al gioco illegale. E la situazione generale in Italia non lascia prevedere tempi migliori.

Il 25% delle famiglie italiane indebitate per l’azzardo? La secca smentita di Sapar

Remigio del Grosso è tornato ad attaccare la troppa esposizione mediatica del gioco d’azzardo, chiamando in causa direttamente l’amministratore delegato Tim Gubitosi, a pochi giorni dall’ultimo attacco, sostenuto da dati falsi, nei confronti del settore dei giochi. Il vicepresidente del CNU di Agcom aveva dichiarato che il 25% delle famiglie italiane è a rischio debiti per il gioco d’azzardo. A queste dichiarazioni-shock sono succedute tante polemiche. Del Grosso, sì, ma anche l’Associazione Sapar, con un comunicato, ha messo in dubbio la veridicità delle dichiarazioni: “Ci dica quindi da dove proviene questo dato secondo il quale 1 famiglia su 4 sarebbe a rischio indebitamento per azzardo”. L’associazione ha precisato poi che il settore gioco impegna circa 150mila lavoratori e centinaia di migliaia di aziende che oggi “si sentono perseguitate”.

Nel frattempo, in un clima sempre più avvelenato da dibattiti e contrasti, si sta notando come il divieto di pubblicità stia lentamente portando l’offerta dell’online verso il settore terrestre e dunque offline: “Non potendo più far conoscere l’offerta degli operatori legali, indispensabile per garantire anche la sicurezza, certificata dall’Adm, non resta che trasferirsi sulla rete terrestre, e non potrebbe essere diversamente. Dall’altra parte le restrizioni come il distanziometro rendono impossibile la realizzazione di quella rete di distribuzione prevista dal bando delle scommesse (oltre 14.000 punti). Qualcuno ci dirà cosa si può fare?” – ha detto Salvatore Vullo, di Kogem/Consulenze giochi online, da un convegno organizzato dall’Università di Salerno con la collaborazione dell’Osservatorio Internazionale sul gioco della città di Fisciano.