Il dicembre sacro di Salerno Classica

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Il dicembre Sacro giunto alla IV edizione, anche quest’anno curato in sinergia e con il prezioso contributo di Fondazione di Comunità Salernitana, Camera di Commercio è parte conclusiva della stagione 2024 dell’associazione Gestione Musica, finanziata da Legge 6 Regione Campania e Fondo Unico per lo Spettacolo dal vivo del Ministero Beni Culturali.

Il cartellone propone due concerti che sviscerano la tradizione musicale evolutasi intorno alla figura della Vergine Maria con il concerto “Magnificat” di sabato 7 dicembre e quello dedicato al Messiah, previsto per domenica 22 dicembre, con una selezione dalla prima e seconda parte dell’omonimo oratorio di George Friedrich Händel. 

L’Associazione Gestione Musica di Francesco D’Arcangelo, propone ancora una volta, una sinergia ancora più stretta tra la coralità offerta dal coro Casella, di Caterina Squillace, dell’ Estro armonico di Eleonora Laurito e del Calicanto di Silvana Noschese con l’ensemble strumentale di Salerno Classica, diretta da Steven Guadagno, che negli anni ha prodotto non solo qualità, ma anche comunione di intenti e crescita reciproca nello sviluppo di una programmazione sacra, organica, mancante nella città di Salerno. La scelta dei solisti vede il ferace confronto tra giovani promesse e consolidati artisti, con una particolare attenzione alle giovanissime generazioni con due violiniste dal brillante futuro che hanno partecipato alle masterclass MusicAlburni 2024 organizzata dall’associazione Gestione Musica in sinergia con il comune di Sicignano degli Alburni. Con questo anno si chiude il primo triennio di finanziamento Ministeriale, lasso di tempo costellato di diverse esperienze, che  ha consentito di instaurare tante importanti collaborazioni tra persone ed istituzioni, con l’auspicio di continuare e di poter arricchire la nostra esperienza musicale e umana e, possibilmente, riuscire a guadagnare l’attenzione di altre istituzioni. Due certamente gli aspetti importanti che risaltano nel dare una scorsa al programma. Il primo riguarda una parte della coralità salernitana  che, nella sua evoluzione si spinge ad andare oltre la polifonia a cappella, repertorio la cui esecuzione é spesso attribuita  a Cori amatoriali, per affrontare pagine di un repertorio di solito eseguito da cori professionisti : quello per coro e orchestra o come nel caso del Magnificat di Francesco Durante, per coro e ensemble strumentale. Dunque, non solo un repertorio nuovo, che alza decisamente l’asticella per le formazioni verso un approfondimento vocale, interpretativo, ma anche originale la cui fruizione può solo aprire porte di un diverso uditorio, nella nostra città, proprio perché ci si  muove finalmente nella pluralità delle proposte la cui scelta esprime l’ apertura verso stili generi forme . Tra gli obiettivi c’è anche quello di aprire le porte ai giovani affinché possano fruire di musica di fine fattura e senso.

Ad Aprilia, infatti, ricorda Silvana Noschese, ci sarà un concerto proprio del coro giovanile Il Calicanto, dedito a studiare pagine preziose di polifonia a cappella sacra e profana riconoscendosi in pieno nella ricerca di stili e sonorità che possano ben rappresentare una vocalità che da sola possa raccontare di bellezza e di armonia. 

Tutto questo ha alla base una parola chiave che é la sinergia, in primis tra i due cori,  tra i diversi direttori e soprattutto sinergia progettuale, allo scopo di mantenere le porte aperte a una polifonia che sappia di storia, di cultura, di territorio. Il programma del concerto del 7 dicembre, ore 20,30 in San Benedetto, sarà inaugurato dal Coro Il Calicanto diretto da Silvana Noschese ed Eleonora Laurito con i canti devozionali spagnoli che, attraverso le lodi alla Vergine Maria,  le canticulas raccolte da Alfonso X di Castiglia, che narrano i miracoli della Vergine, segnano la contaminazione moresca in musica, essendo imparentate con lo zajal arabo. Alcuni brani sono tratti dal Llibre Vermell del Monastero di Montserrat, il libro vermiglio, così detto per il colore della sua copertina, redatto alla fine del XIV secolo, ci documenta sui miracoli della Madonna e sul pellegrinaggio alla montagna sacra. I miracoli della Vergine Nera erano certamente già conosciuti nel secolo precedente: infatti sei delle “Cantigas de Santa Maria”, della fine del XIII secolo, ci raccontano nell’antica lingua gallego-portoghese di come la Madonna Nera di Montserrat avesse salvato delle pellegrine e dei pellegrini e miracolato sia i monaci, che la stessa chiesa da furti e distruzioni. Era tale la sua fama di Vergine pietosa e riconoscente che sempre un maggior numero di pellegrini salivano fino a Lei per lodarla o per chiederle perdono. Si proseguirà con Tota Pulchra diOrlando Dipiazza, un omaggio che giunge proprio alla vigilia dell’Immacolata, per poi proseguire con l’Ave Maris Stella di Eva Ugalde, una pagina intrisa di gioia e altamente lirica, per chiudere con il Regina Coeli di Manolo Da Rold un’antifona mariana che, con gli elementi tratti dalla monodia gregoriana cerca, attraverso ritmi e armonie prettamente contemporanee, di creare un ponte tra passato e presente. Sarà quindi elevato il Salve Regina in La minore di Giovan Battista Pergolesi affidato al soprano Federica Di Rocco e all’Ensemble Salerno Classica diretta da Steven Guadagno. Il Salve Regina si lascia ammirare soprattutto per le sorprendenti affinità evidenziate con il sublime Stabat Mater, a cui il compositore di Jesi deve in modo particolare l’immortalità della sua fama: per i medesimi palpiti commossi e la stessa radice di sentimenti religiosi che, con dolcezza e passione, rivestono di inflessioni trascendentali l’umanissima invocazione rivolta dal fedele in attesa dell’intervento amorevole della “Madre di misericordia”.

Le violiniste Beatrice Soccorso e Airi Carotenuto con il violoncello Alfonso D’Aniello saranno soliste per il Concerto in re minore per due violini, violoncello concertante, archi e cembalo op. III n. 11 di Antonio Vivaldi, appartiene alla  raccolta dell’“Estro armonico” e offre un esempio della straordinaria inventiva vivaldiana. Nell’Allegro del primo movimento del Concerto l’accordo in re minore viene indicato e svolto ampiamente dai due violini solisti, il cui gioco concertante si arricchisce di una figura ritmica concitata e nello stesso tempo saldamente vincolata alla tonalità di base. Intervengono il violoncello concertante e il contrabbasso e dopo un brevissimo Adagio scatta il secondo Allegro: c’è un tema fugato di forte rilievo esposto dal violoncello solo e dal contrabbasso che si sviluppa sino alla corona conclusiva. Il Largo poggia su un episodio dolcemente malinconico, dominato nella parte centrale dalla melodia del primo violino. Il terzo tempo (Allegro) attacca con un festoso contrappunto ad imitazione affidato ai due violini solisti. L’orchestra intervalla con una serie di accordi interrotti il gioco virtuosistico del violoncello. Il discorso musicale si snoda senza nuovi elementi di sviluppo, pur registrando una fantasiosa successione di episodi concertanti e di robusti interventi dell’intera orchestra. Gran finale con il Magnificat di Francesco Durante per soli, coro e orchestra in Si Bemolle Maggiore, affidato al soprano Federica Di Rocco, al contralto Michela Rago al tenore Daniele Zanfardino e al basso Saverio Sangiacomo, con il Coro Casella diretto da Caterina Squillace e il Coro Estro Armonico di Eleonora Laurito sostenuti dall’ Ensemble Salerno Classica diretti da Steven Guadagno. Il Magnificat, che può essere definito una summa ideale di tutti questi aspetti, un prodigioso concentrato di tradizione lanciata al galoppo nei verdi prati della modernità, che trova piena espressione in una tensione spasmodica che, allo stesso tempo, viene smussata da un accorto uso ritmico della materia musicale, la quale fa affiorare continuamente commoventi afflati melodici, descrivono esemplarmente i tratti distintivi dello stile di Durante, il quale può essere traslativamente definito quasi fosse “pittorico”, in quanto capace di penetrare e adornare la parola devozionale intonata, facendola vibrare semanticamente dall’interno, per realizzare immagini musicali che potevano suggerire il significato dei testi religiosi, proprio come faceva la pittura sacra ad uso e consumo soprattutto di coloro che, limitati dall’analfabetismo, non erano in grado di leggere le sacre scritture. L’aspetto semantico del risultato compositivo di Durante non è da sottovalutare, poiché pochi musicisti sono stati in grado di lavorare, a livello di sfumature, colori, influssi psicologici dati dai testi sacri, come riuscì a fare l’artista campano; è stato detto, giustamente, dell’importanza che Durante diede, soprattutto in ambito didattico, al contesto armonico, ma è sufficiente ascoltare questi brani per rendersi conto come la dimensione narrante che scaturisce dai testi dei Salmi in oggetto assuma una valenza realmente teatralizzante, con i quattro cantori che divengono veri e propri “attori”, tale è ricca, profonda e complessa la tavolozza canora.

Prossimo appuntamento: Domenica 22 dicembre, nella abituale cornice della Chiesa di San Benedetto, alle ore 19,30, con numeri scelti dalla prima e seconda parte del Messiah di Georg Friedrich Haendel, una sublime meditazione in musica, in un concerto in collaborazione con la “Fondazione Comunità Salernitana”, con solisti, il soprano Annalisa Pellegrini, il mezzosoprano Aleksandra Papenkova, il tenore Roberto Mattioni e il basso Nicola Ciancio, con i cori “Alfredo Casella” ed “Estro Armonico” preparati da Caterina Squillace ed Eleonora Laureto e l’ Ensemble Salerno Classica, diretti da Francesco D’Arcangelo. Il Messiah fu scritto da Haendel al compire dei cinquantasei anni, nel 1741. Haendel aveva una grandissima esperienza di teatro per musica e di musica oratoriale. Il suo Messiah sembra una grandissima pagina di teatro situata in una cornice formale che non appartiene affatto al teatro. Ma il fatto musicale è splendore di tinte in scena, di luci che inseguono eventi, dalle voci, resi plastici. Si può fare teatro con un’idea della venuta del Cristo in terra, e dell’energia che quella venuta ha liberato? Haendel ci dice che è possibile, senza che quel grande evento ne sia diminuito di senso. Anzi, ne risulta potenziato per un’espansione figurale, pur trattandosi di musica. Concepito per un teatro “mortificato” nella sua vocazione spettacolare, l’oratorio fa ammenda attraverso una “rappresentazione” evocata per occhi visionari e menti suggestionabili, rivelando le potenzialità del compositore di fare “teatro” con la sola arte dei suoni.