” Conoscere, conoscere, conoscere… non possiamo fare a meno di conoscere il patrimonio di letteratura, storia, filosofia, in particolare del mondo greco, che costituisce la piattaforma su cui si è costruito tutto il sapere della civiltà occidentale. Questo patrimonio è lo strumento che ci aiuta a conoscere meglio la realtà postmoderna, caratterizzata dalla frantumazione, dalla frammentazione, dalla complessità, dalla liquidità: per muoverci meglio in questa società abbiamo bisogno di questo patrimonio, di questo sapere che ci può guidare nel cammino di analisi, di scoperta, all’interno della modernità e della postmodernità”. E’ stato il primo Presidente Emerito della Corte di Cassazione, il dottor Giovanni Canzio, a spiegare il rapporto esistente fra gli antichi e i moderni durante l’incontro avente come tema “ Il dialogo sulla Giustizia degli antichi e dei moderni”, tenutosi presso la Fondazione Menna di Salerno, organizzato dalla Presidente dell’Inner Wheel Salerno Carf, Diana Sardone Di Lorenzo, in collaborazione con la Presidente del Parco Storico Sichelgaita, Clotilde Baccari Cioffi, con il Presidente della Fondazione Menna, Claudio Tringali, e grazie ai buoni auspici della dottoressa Lina Coppola, segretaria del Club innerino.
L’illustre giurista salernitano che fa parte del Consiglio di Amministrazione dell’Università di Salerno:” In quel Campus, che è uno dei migliori che abbiamo in Europa, dovrebbe battere la mente e il cuore di Salerno”, partendo dalla tragedia di Edipo Re di Sofocle, ha spiegato che:” Dalla tragedia dell’Edipo Re, in cui si narra di un’ inchiesta che Edipo fa su sé stesso, nasce l’inchiesta, paradigma del processo penale moderno”. Il dottor Canzio ha poi parlato del potere attraverso il racconto del mito di Antigone che vuole seppellire il corpo del fratello Polinice contro la volontà del nuovo re di Tebe, Creonte:” La mancata composizione del conflitto tra leggi scritte e leggi non scritte determina la catastrofe: conflitto che oggi si può comporre attraverso il rispetto dei valori della Costituzione, in particolare dei diritti fondamentali della persona umana. Valori che non bisogna mai dare per scontati, ma che bisogna difendere strenuamente: basta un tratto di penna per cancellarli, com’è avvenuto in Ungheria, in Polonia, paesi nei quali alcuni diritti fondamentali sono stati messi in discussione. E’ necessario difendere i principi e i valori della nostra Costituzione che è straordinaria: ognuno deve fare la sua parte”. Il dottor Canzio ha parlato anche dell’ indipendenza della magistratura e dell’utilizzo dei social:” Oggi c’è un uso perverso dei social che determina la superficialità della conoscenza” e letto un passo della poesia “Shemà”, tratta dal romanzo di Primo Levi:” Se questo è un uomo”:” Levi diceva “Meditate che questo è stato”, riferendosi al dramma della Shoah: cioè non basta ricordare, commemorare, ma bisogna riflettere, meditare, affinché non si ripetano gli errori del passato e si tenga viva la fiamma importante che è la nostra Costituzione. Con la conoscenza, con l’impegno attivo, quotidiano, si possono evitare gli errori del passato”. Il Professor Luigi Spina, filologo di Lettere Antiche e già docente presso l’Università Federico II di Napoli, ha spiegato le differenze di mentalità, rispetto alla condizione della donna, nei vari contesti storici:” Alcuni femminicidi dei miti greci, come il “Sacrificio di Ifigenia”, non sono considerati tali secondo la mentalità moderna, ma rientrano in altri quadri mentali. Oggi, molto è cambiato, complessivamente, nella condizione della donna, nonostante delle persistenze di alcuni che ancora conservano la mentalità della donna/oggetto”. Il professor Spina ha anche parlato del processo mediatico: ” La nostra è una società più dell’accusa che della difesa”. A proposito dei femminicidi il dottor Giovanni Canzio ha spiegato che di fronte ad una regressione del potere maschile è cresciuto il potere delle donne :” Come potere di autodeterminazione, come sapere, come cultura, professionalità e competenza: il maschio non regge questa competizione. Il più alto tasso di fragilità, oggi, è dei maschi: c’è l’incapacità di affrontare la realtà, di affrontare l’altro e l’altra. Molte violenze nascono dalla debolezza, dal sentirsi inferiori”. I due illustri relatori si sono formati a Salerno: entrambi hanno frequentato il ” Liceo Classico Tasso” e ancora oggi leggono alcune opere in greco:” Nel rileggere l’Odissea, o l’Edipo Re o l’Antigone, si avverte una modernità che può aiutare a capire tante cose” – ha spiegato Canzio – “ Nella storia dell’umanità i 2500 anni che ci dividono da quell’epoca, sono un battito d’ali di una farfalla: quella mentalità, ce l’abbiamo nel nostro Dna. Per tenerla viva e fare in modo che ci possa guidare, dobbiamo studiarla, comprenderla. Il dialogo con gli antichi, ci serve per muoverci verso futuro”.
Aniello Palumbo