“Dante padre della lingua italiana, padre dell’identità italiana, ma non di un nazionalismo italiano: lui credeva in un’Europa unificata dall’Impero Universale, nella Pace e nella Giustizia. Dante non solo poeta dell’Italia, ma poeta dell’Europa e del Mondo”. A spiegare che Dante fu un grande sostenitore dell’Impero Universale, fondato sulla storia di Roma, è stato il professor Alberto Granese , già Ordinario di Letteratura Italiana all’Università di Salerno, studioso di riferimento su Dante a livello nazionale, durante l’incontro “Dante, una vita per l’Imperatore. L’Italia e l’Europa nel Sacro Poema”, organizzato su piattaforma dal “Rotary Club Salerno Est”, presieduto dal dottor Dino Bruno.
Il professor Granese ha approfondito il pensiero politico del Sommo Poeta sottolineando l’importanza della figura dell’Imperatore:” Dante ritiene che siccome l’Imperatore possiede tutto , non ha bisogno di niente: non è spinto dalla cupidigia, dall’avarizia e dal desiderio di arricchirsi; è’ al di sopra di tutto questo ed è quindi l’unico che può amministrare e assicurare la Giustizia che è uno degli elementi fondamentali del pensiero di Dante insieme alla Pace e alla Pietà. Le grandi Monarchie nazionali formatesi in Europa in quel periodo non volevano che ci fosse la figura dell’Imperatore e Dante rappresenta in modo negativo l’Europa e i monarchi del tempo che per lui rappresentano la peste dell’Europa. Il suo riferimento è l’idea dell’Impero Universale. Secondo la concezione di Dante, che era poi quella medievale, l’Impero Romano era stato voluto dalla Provvidenza Divina perché l’unità dell’Impero aveva contribuito alla diffusione del Vangelo di Cristo che nasce sotto Augusto e muore sotto Tiberio: due grandi imperatori romani. Cristo non contesta l’autorità dell’Impero Romano che ha una sua sacralità. Dante combatteva il mono potere della Chiesa:. Riteneva che dovessero esserci due poteri: quello della Chiesa e quello dell’Impero che devono controllarsi tra loro!” Il professor Granese ha spiegato che il concetto di libero arbitrio attraversa tutto il poema:” L’uomo è dotato di libertà di pensiero e di giudizio , la libertà della volontà, della scelta. Su questa base si fonda tutto il poema: tutti coloro che hanno commesso dei peccati saranno puniti nell’Inferno; tutti quelli che si sono comportati bene nella vita saranno premiati nel Paradiso”. Il professor Granese ha analizzato i “canti politici” di Dante, ricordato che a Firenze si usava una moneta importante qual era il Fiorino – ” Una moneta a 24 carati di valore internazionale che Dante chiamava “ il Maladetto Fiore” – e che Firenze era il centro di scontri violentissimi tra guelfi bianchi, dalla cui parte era Dante, i guelfi neri e i ghibellini :” Famiglie che si combattevano tra loro: i vincitori infierivano sui vinti, espropriavano i loro beni, li mandavano in esilio, come fecero con Dante”. Granese che ha anche presentato il suo nuovo libro : edito da Edisud, sull’architettura generale del poema dantesco, ha spiegato che Dante aveva un grande senso etico: ” Tutta la struttura che dà all’Inferno si basa sull’Etica Nicomachea di Aristotele” e che il Sommo Poeta aveva una coscienza esatta dell’importanza del suo poema:” Era convinto che il suo poema, che nel Canto XXV del Paradiso chiama “Poema Sacro”, era diverso dagli altri. Un poema che è qualcosa di totalmente nuovo nella storia e in tutta la cultura italiana”.
Aniello Palumbo