“Il Canto di Parthenope”: il recital per chitarra e voce del Maestro Rino Napolitano al “Parco Storico Sichelgaita”

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“Napoli è Parthenope, la sirena tra le più celebrate nel mondo classico, che con il suo canto, con la sua voce ammaliante, cercò di conquistare il cuore di Ulisse e che, non corrisposta, si lasciò morire. Il suo corpo esanime andò alla deriva fino ad incagliarsi sugli scogli dell’isolotto di Megaride, dove oggi sorge il Castel dell’Ovo. L’origine e il nome della città di Napoli, sono collegati proprio al celebre mito greco della Sirena Parthenope. Successivamente, nel 474 a. C., con la disfatta degli Etruschi nella II battaglia di Cuma, venne stabilito nuovamente il controllo greco sulla costa e Partenope rinacque con il nome di Neapolis”. A ricordare il mito della sirena Parthenope, in un suo scritto,  è stata la professoressa Clara Mattia  Cuoco, in occasione dell’incontro con il Maestro Rino Napolitano, che ha dedicato alla sirena Parthenope un recital per chitarra e voce, organizzato  presso la grande sala della “Pinacoteca Provinciale di Salerno” dall’associazione culturale “Parco Storico Sichelgaita”, presieduta dalla professoressa Clotilde Baccari Cioffi, in collaborazione con  l’associazione culturale “Lazzari e Briganti” fondata dal Maestro Rino Napolitano che ha raccontato i miti della nostra terra, a partire proprio da quello della sirena Parthenope.

Tanti i brani classici napoletani interpretati dal Maestro Napolitano: “La Canzone del Pescatore”, una villanella che Roberto De Simone ha inserito nella sua famosa “Cantata dei Pastori” e che richiama il mito di Colapesce, tra le più famose leggende siciliane e di tutto il Sud. “Colapesce pare fosse così tanto abile sott’acqua da potervi resistere anche settimane ed addirittura mesi. Un bassorilievo rinvenuto a Napoli, rappresentante Orione rivestito da una sorta di pelle con un coltello in mano associa il mito di Colapesce a quello di Orione da cui prende il nome la famosa costellazione” ha spiegato Napolitano che ha cantato anche due canzoni di Salvatore Di Giacomo: “Luna nova” e “’A Sirena”. Napolitano ha raccontato anche il mito di Demetra che assaggiò il frutto del melograno offertole dallo sposo:” Per questo gesto venne legata per sempre all’aldilà”. Napolitano ha raccontato anche la leggenda dell’uovo della sirena Parthenope nascosto da Virgilio nei sotterranei di Castel dell’Ovo secondo la quale, se l’uovo fosse stato ritrovato o se si fosse rotto, tutto il castello sarebbe sprofondato in mare ed una serie di sventure avrebbe colpito la città di Napoli. Napolitano ha cantato la settecentesca “La Palummella” (zompa e vola) di autore ignoto, e ricordato anche la fontana della Spinacorona, detta “delle zizze”, con una sirena in marmo bianco   che è in procinto di spegnere le fiamme del vulcano Vesuvio con l’acqua che le sgorga dai seni. Napolitano ha cantato anche una sua canzone dedicata a Napoli e una poesia da lui scritta che ha interpretato indossando la maschera di Pulcinella:” È l’anima di Napoli”. È intervenuto il professor Francesco D’Episcopo già docente di Letteratura italiana, Critica Letteraria e Letteratura Comparata all’Università “Federico II” di Napoli, che ha raccontato di come abbia parlato nelle sue lezioni all’Università di tutti gli scrittori napoletani e sottolineato la grande passione dei napoletani per la sirena Partenope:” I napoletani quando pensano a questa sirena s’incantano”. (Foto di Luciana Cardone).

Aniello Palumbo

 

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