I ponti di Mariotti.

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di Pasquale Martucci

Alcune riflessioni sul romanzo: “Ponti tra oceani. Living in between” di Mauro Mariotti (Kindle, dal 23 dicembre 2022 su Amazon), la storia di una famiglia che unisce l’Italia e gli Stati Uniti partendo da Carrara, la città del marmo.

Il ponte è una struttura, in senso fisico, che funge da collegamento (living in between, sostiene l’autore), che assicura la continuità. In senso metaforico è anche oltrepassare, unire ma anche andare verso l’ignoto, partendo da un posto conosciuto per scoprire il nuovo; è anche interrompere i rapporti, precludersi possibilità di ritorno ad una situazione precedente, e quindi affrontare l’incertezza e manifestare dubbi su cosa si troverà altrove. Mauro Mariotti però non è di questo avviso: se pure è stato in origine un “viaggio da incubo”, verso gli Stati Uniti, si è anche mostrato un “luogo stregato” in cui approdare.

Tutto ciò è il suo romanzo, che però proietta il lettore in ciò che si troverà, e che è stato trovato dai personaggi che ruotano intorno alle pagine del lavoro. Il nuovo sono gli Stati Uniti; il vecchio, la partenza, la Carrara delle origini. È soprattutto il futuro che va affrontato, specie dalle nuove generazioni, che non parlano neppure più l’italiano. Eppure il futuro è anche Carrara e il suo marmo, un ponte legato alle dinamiche di vita e le scelte di lavoro, comunque considerato nella dinamicità di una società moderna, tecnologica e veloce.

Scrive l’autore: Penelope e Maggie tornano a Carrara da sole. Gustav è a Palo Alto con Heinz trasferitosi a Paradise Road number 1, due passi da Half Moon Bay, un cottage in legno sul top di una collina di verde e di sabbia formata. (…) Il mondo di Penelope andava ogni giorno individuandosi fra la funzione di madre, di scultrice, di psicologa di deriva. La giornata si svolgeva per metà a Colonnata, dove si aggirava per trovare i tagli di marmo da proporre ai marble men delle cave di suo padre, alla ricerca dei migliori blocchi statuari e per metà nel palazzo di via Codena 17, dove al piano nobile aveva progettato la creazione di un asilo di stampo Montessoriano.

Leggere tutto d’un fiato il romanzo di Mariotti è il metodo che ho seguito, per poi ritornare ed affidare ai pensieri le connessioni rispetto ai ponti tracciati, perché si tratta di un pendant, di un attraversamento di storie, di confini, di situazioni.

L’autore produce un incipit per fornire brevi informazioni, una breve trama per segnare una traccia, che poi si abbandona quando si entra nella successione delle pagine, apparentemente lineari, ma dotate di pensieri a tratti lontani. C’è poi, sempre nella parte iniziale, quasi l’essere trasportati in una commedia teatrale, con lo scorrere sui titoli di testa dei protagonisti, collocando i personaggi con data di nascita e parentele, per orientare il lettore. Qui Mariotti, studioso e psicoterapeuta, che con strumenti immediati invita alla connessione.

Nelle pagine che si susseguono ci sono continui rimandi alla passione di una vita, alla co-costruzione sistemica, ai maestri e pensatori citati ovunque; e poi: alla cultura, alla società, alle suggestioni e curiosità legate alle evoluzioni dei tempi. Su tutto: presente e futuro. È la proiezione in luoghi ed ambienti, molto amati ed integrati nella storia personale dello stesso autore.

Nello scritto si nota la rapidità della successione della storia.

Cito un passaggio. Claudio, nipote di Antonella e suo acquisito, figlio di Franco, nato nel 1960 da un padre diciannovenne, suo migliore amico oltre che cognato aveva vissuto con loro dopo la morte di Antonella e da tempo viveva nella parte buona di Palo Alto, là dove la Stanford confinava con la collina, fra la 101 e la 280. Casa verde, bassa, colonne romane pacchiane all’ingresso. Spazi aperti. Casa e studio di psicoterapia. Ricordava con tenerezza l’amore adolescenziale fra Caudio, due anni più giovane e Penelope. Tenerezza mista a rabbia, perché quel viaggio che i due avevano fatto neanche diciottenni gli aveva portato via per sempre Penelope e lasciato Claudio. Aveva frequentato il Mental Research Institute, in Middlefield road 550, un modello rivoluzionario per l’epoca che spazzava via i piagnistei psicoanalitici per guardare il futuro, le relazioni, i paradossi.

Dunque, non descrizioni estenuanti di paesaggi e stati d’animo che a volte sembrano voluti per immergere il lettore e condurlo in atmosfere irreali ed interiori. Qui penso alle infinite sospensioni dei racconti quando gli autori paiono voler invitare a cogliere sfumature e particolari, lasciando il protagonista altro da loro, un’aspirazione ed ispirazione. Niente affatto: in questo romanzo i personaggi entrano ed escono, si relazionano per partecipare al racconto. Sono lì vivi e conducono senza paura di annoiare, attraverso un colto interscambio tra autore e pagina, inserendo tanti elementi contestuali e facendo danzare le parole tra sentimenti e volontà di cambiare. La rapidità del racconto è affidata a frasi brevi e veloci, che portano subito ad entrare nella storia senza giri di parole ed enfasi eccessive.

Il romanzo è anche legato all’attualità del momento con la narrazione degli avvenimenti. Queste le parole: Dal tema dell’importanza dell’economia liquida degli stock exchanges, alla sicurezza del terreno della banca delle sementi. Dalla politica della Russia nei confronti dell’Afganistan nel 1979 alle misure anti Russia degli Usa ed alle conseguenze di queste sugli affari di scambio Europa-Russia. Dagli avvenimenti in Iran e Qatar all’inflazione, all’alto tasso di disoccupazione, alla crisi dell’olio dell’anno precedente.

La parte conclusiva è negli anni novanta. I personaggi ritornano alle origini, dopo che avevano percorso il ponte tra l’oceano e si erano trasferiti facendo fortuna negli anni cinquanta negli Stati Uniti. È l’ultima della famiglia: Fu così che la vita di Maggie, lasciate le sponde americane traversò il ponte sull’oceano cessando di vivere tra gli oceani ed aprendo la nuova stagione. Quella dello splendore del marmo e del luccichio del mare che specchiava le Apuane. Tornò alle sculture, alle amicizie della casa rosata, al lento ritmo dello scalpello che promuoveva danze e silenzi fra i battiti del toc toc. Maggie ne era felice. La vita davanti a lei. Detriti solo attorno e dietro.

Il lavoro di Mariotti fa svolgere l’intreccio della storia prestando attenzione ai livelli di realtà, attraverso una qualità letteraria che presenta una linea unitaria, pur nella complessa struttura narrativa. Si tratta di un approccio che riporta l’esistenza dell’uomo, i sentimenti e, attraverso i comportamenti, traccia l’esperienza di vita quotidiana. La vicenda si sviluppa attraverso continue ricomposizioni ed equilibri, in cui sembra prevalere la componente psicologica come reazione agli eventi.

Potrebbe essere un romanzo d’ambiente, in cui il contesto sociale fa da sfondo allo scopo di rappresentare la vita che si svolge così come è nella realtà: l’autore propone un ordine agli eventi, un intreccio, che permette al lettore di costruirsi un proprio percorso, la sua fabula. Di rilievo il concetto di spazio, i luoghi, anche se c’è un ponte che li congiunge, che riconduce alle immagini narrate gli stati d’animo dei protagonisti.

Potrebbe infine, questo romanzo, assumere la connotazione mainstream, che indica la produzione di estrazione culturale alta, che comunque si sottrae a una codificazione entro l’orizzonte di un genere ben specifico.

Si tratta di un complesso racconto, fatto di tante parole ed idee, come del resto complessa è la personalità dell’autore.