I LONGOBARDI DELL’ITALIA MERIDIONALE A “LA CONGREGA LETTERARIA”

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La storia dei longobardi nell’Italia Meridionale è stata raccontata dalla giovane dottoressa dell’Università di Padova, Giulia Zornetta, che ha presentato il suo libro “Italia Meridionale Longobarda. Competizione, conflitto e potere politico a Benevento nei secoli ottavo e nono”, edito da Viella Editrice, in occasione dell’incontro organizzato sulla pagina Facebook dell’associazione culturale vietrese “La Congrega Letteraria” diretta artisticamente dal professor Antonio Gazia e da Alfonso Vincenzo Mauro che, sabato sera, ha ricevuto la nomina di Vicepresidente della giuria del “Premio Bertacchi” un importante premio internazionale di poesia che quest’anno si svolgerà a Sondrio.

La dottoressa Giulia Zornetta, con questo libro ha anche vinto il Premio SISMED 2017, istituito dalla Società Italiana Storici Medievisti per la pubblicazione di un’opera prima in ambito medievistico. Affascinata dalla lettura del “Chronicon Salernitanum” la dottoressa Zornetta si è avvicinata allo studio dei longobardi:” Mi sono innamorata delle fonti della storia dell’Italia Meridionale”. In riferimento al dibattito sulla destinazione della Cappella Palatina di San Pietro a Corte, ubicata nel quartiere dei Barbuti , così denominato perché lì vivevano i longobardi i cui tratti identitari erano quelli di portare la barba e i capelli lunghi, la dottoressa Zornetta ha spiegato:” Tra le decorazioni presenti all’interno della Cappella Palatina di Salerno , sulla pavimentazione, vi è un’epigrafe che contiene un’iscrizione, probabilmente composta da Paolo Diacono, che magnificava il principe longobardo. Questo fa intuire che la Cappella Palatina fosse la sala del trono del sovrano”. La dottoressa di origini friulane ha anche approfondito il rapporto conflittuale che avevano i longobardi con le città di Napoli e Amalfi e raccontato che il principe longobardo Sicone, rubò a Napoli le reliquie di San Gennaro che era stato Vescovo di Benevento. “Anche il Principe longobardo Sicardo, figlio di Sicone, che cercherà di portare l’economia marittima da Amalfi a Salerno, ruberà le spoglie di Santa Trofimena, che per sicurezza erano state portate dal Vescovo di Amalfi, da Minori nella cattedrale amalfitana. Alla morte di Sicardo il Vescovo di Benevento, Orso, decise di restituire solo una metà delle spoglie di Santa Trofimena”. La scrittrice ha spiegato che durante il periodo longobardo risiedevano nell’Italia Meridionale anche i popoli bizantini e arabi:” L’Italia Meridionale è sempre stata, già da prima della nascita del Principato Longobardo, un organismo politico legato, anche per ragioni economiche , a Bisanzio. A Bari era stato fondato un emirato arabo”. Il dottor Alfonso Mammato, dottorando all’università Tor Vergata di Roma, Archeologo Medievista, che si occupa di circolazione monetaria dall’antichità all’alto medioevo, ha spiegato che Salerno, come anche Benevento, fu sede di zecca:” Ci fu una produzione monetaria importante tra VIII e IX secolo. Circolava una moneta imitativa di quella bizantina che aveva circolato fino a quel momento nell’Italia Meridionale. Nel periodo di Arechi e successivamente del figlio Grimoaldo, si arrivò ad una monetazione indipendente: beneventana prima e , successivamente, nel IX secolo, quando ci fu la scissione tra il principato di Salerno e quello di Benevento, ci furono due serie di coniazione diverse. Nel X e XI secolo si conierà a Salerno il Tarì che era una moneta d’oro”. (Pubblicato su “Il Quotidiano del Sud” edizione di Salerno).

Aniello Palumbo