I gioielli di Pompei e di Ercolano presentati dalla professoressa Aglaia McClintock al “Parco Storico Sichelgaita”.

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Con la lettera di Plinio il Giovane a Tacito sull’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. letta dalla dottoressa Federica Garofalo, abbigliata con gli abiti romani indossati dalle donne di Pompei e di Ercolano dell’epoca che la scrittrice salernitana ha indossato in occasione della registrazione della puntata della trasmissione della RAI “Paese che vai” che andrà in onda oggi su Rai 2, dalle 14 alle 15, è iniziato l’incontro  intitolato “I gioielli di Pompei ed Ercolano: beni rifugio e trasmissione del potere” durante il quale la professoressa Aglaia McClintock, Professore Associato di Diritto Romano e Diritti dell’Antichità all’Università degli Studi del Sannio di Benevento, attraverso delle slide proposte dal dottor Massimo Zega, con le immagini dei  gioielli custoditi nel Museo Archeologico di Napoli (MAN),  ha  sottolineato l’importanza dei gioielli per le donne romane:” Le matrone romane erano identificate in base ai gioielli che indossavano che erano simbolo di potere. Non potevano partecipare alle cerimonie organizzate dalle altre matrone se non possedevano un corredo di gioielli che erano allora di moda e che hanno ispirato anche la creazione dei  gioielli che indossano le donne di oggi, come quelli a forma di serpente, che dovevano essere dei portafortuna, trovati addosso ai cadaveri delle donne che scappavano da Pompei, nel complesso architettonico di Moregine scoperto a circa 600 metri a sud delle mura di Pompei, presso la foce del fiume Sarno”. La professoressa McClintock ha spiegato che i Pompeiani nel momento in cui scappavano portavano con sé le cose più preziose e soprattutto trasportabili: che avrebbero potuto vendere e quindi utilizzare come moneta contante:” Tra queste naturalmente i gioielli che erano e sono un bene rifugio: sono mobili, trasportabili e utilizzabili”.

La professoressa napoletana di origini scozzesi, ha fatto vedere anche un bracciale d’oro del peso di mezzo chilo, proveniente dalla “Casa del bracciale d’oro” di Pompei e le immagini del famoso Tesoro di Boscoreale:” È conservato al Museo del Louvre e conta 108 pezzi tra argenti e gioielli del I secolo con decorazioni variegate. È stato trovato sotterrato nella Villa di Boscoreale: sempre in quel luogo è stato trovato, vicino allo scheletro di una donna, un sacchetto di monete d’oro che costituiscono una delle più importanti collezioni numismatiche che esistono al mondo”. La professoressa McClintock ha raccontato che le donne romane hanno lottato per i loro gioielli e li hanno addirittura difesi in pubblica piazza con una vera e propria rivolta femminile:” A seguito della promulgazione della Lex Oppia avvenuta  nel 215 a.C. durante la seconda guerra punica, che vietava alle donne di possedere più di mezza oncia d’oro, di indossare vesti variopinte e   di utilizzare il cocchio, denominato “Pilentum”, per le vie della città a meno che non fosse necessario per le funzioni religiose, le donne , nel 195 a.C. le donne  si ribellarono a questa legge e  il tribuno della plebe Lucio Valerio propose di abrogarla, schierandosi a  loro favore, mentre Catone voleva porre un limite alla natura ribelle delle donne. Catone perse e le donne poterono continuare ad indossare i loro gioielli”. La professoressa McClintock ha precisato che solo i figli legittimi potevano ereditare e raccontato di Cornelia, la madre dei Cracchi per la quale i veri gioielli erano i figli:” Lei, figlia di Scipione l’Africano, che andò in sposa a Tiberio Sempronio Gracco, ebbe ben dodici figli, di cui però solo tre giunsero alla maggiore età: Tiberio, Caio Gracco e Sempronia futura madre di Scipione Emiliano: il distruttore di Cartagine.  Famosa la frase di Cornelia che mostrando i suoi figli ad una matrona campana che si vantava dei suoi gioielli disse: “questi sono i miei gioielli”.  La professoressa McClintock ha spiegato che bisogna seguire il percorso dei gioielli perché ci raccontano molto di chi li ha indossati; che i gioielli avevano una linea di trasmissione prevista da donna a donna e che i modelli più di moda tra i gioielli dell’epoca erano le collane di perle e smeraldi:” Smeraldi molto costosi che venivano dall’Oriente e dall’Egitto”.  L’evento è stato organizzato, con il patrocinio della Provincia di Salerno, dall’associazione culturale “Parco Storico Sichelgaita”, presieduta dalla professoressa Clotilde Baccari Cioffi, insieme ai direttori artistici de “La Congrega Letteraria” di Vietri Sul Mare: il professor Antonio Gazia e Alfonso Vincenzo Mauro, che hanno illustrato la mission dell’associazione e ricordato il premio internazionale di poesia “Poesis” giunto alla decima edizione, e al gruppo di rievocazione storica “Suodales”.  Bellissimi i gioielli indossati dalla dottoressa Federica Garofalo, realizzati dalle maestre orafe Lucia Foglio e Marta Rossini: un diadema traforato che veniva usato come fermaglio, bracciali a forma di serpente e vari anelli. (Foto di Lucia Cardone)

Aniello Palumbo