La produzione cinematografica internazionale è ricca di pellicole che, in maniera diversa, hanno parlato della Shoah. A fare una panoramica sui principali film che hanno trattato questo argomento, con la giusta sensibilità e con rigore storico, è stato il dottor Adolfo Gravagnuolo, grande appassionato di cinema, durante un incontro intitolato “La memoria delle immagini… un percorso di emozioni” organizzato su piattaforma dalle associazioni “Parco Storico Sichelgaita” e “Hortus Magnus”, presiedute dalla professoressa Clotilde Baccari Cioffi, e “Soroptimist International” di Salerno, presieduto dalla professoressa Giulia De Marco.
Il noto imprenditore salernitano ha spiegato che il cinema post bellico ha raccontato i maggiori eventi della guerra, come lo sbarco in Normandia del 6 giugno del 1944 :” Viene rappresentato molto bene in un film del 1962 “Il giorno più lungo”, in bianco e nero, dove si esaminano tutte le operazioni dello sbarco ma non si narra nulla del soldato : non si affronta l’argomento uomo – guerra .Nel tempo c’è stata un’evoluzione nel raccontare cinematograficamente la guerra: con “Salvate il soldato Ryan” del 1998 si fa comprendere quello che hanno vissuto veramente i soldati durante la guerra”. Gravagnuolo ha spiegato che nei film di guerra americani post bellici: ”Il male è stato rappresentato in maniera velata, come un male relativo, come componente della guerra, mentre invece quello era un male assoluto”. Gravagnuolo ha anche ricordato che durante il processo di Norimberga del 1945 vennero proiettate le pellicole filmate dai russi che per primi entrarono nei campi di sterminio:” La cinematografia non usa questi filmati: accantona questo argomento, non lo porta avanti”. Il dottor Gravagnuolo ha raccontato le trame dei film più importanti sulla Shoah: “Diario di Anna Frank”, “Il bambino con il pigiama a righe”, soffermandosi su “La vita è bella” di Roberto Benigni, che ha vinto l’Oscar, e “Schindler’s List” di Steven Spielberg, vincitore di sette Oscar. “Benigni è un genio! La forza del suo film, bellissimo e delicato, è nell’imprevedibilità: prevale il gioco sul reale. In maniera toccante, creando un romanticismo infantile, fa la parodia dei campi di sterminio che occupano solo la seconda parte del film”. Per Gravagnuolo il film che ha rappresentato meglio quel periodo è “Schindler’s List”:” Un film bellissimo, tratto da un libro, girato in bianco e nero da Spielberg che non ha mai usato immagini di repertorio, ma ha ricostruito tutte le scene. In questo film il cinema si fa storia”. La professoressa Clotilde Baccari Cioffi ha ricordato le tante iniziative letterarie che hanno raccontato le storie dei deportati:” A cominciare da quella di Primo Levi. Nel cinema questo tema è stato trattato molto in ritardo. L’Olocausto è stata una tragedia di cui l’umanità intera si vergogna”. La professoressa Giulia De Marco, ha raccontato del suo incontro con una sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz, Elisa Springer:” Durante l’incontro con i ragazzi delle scuole, al Comune di Salerno, sollevò la manica della sua camicetta e mostrò il tatuaggio con il numero che aveva sul polso: commosse tutti noi”. L’attrice Pina Russo ha recitato il dialogo del ricco usuraio ebreo Shylock tratto da “Il Mercante di Venezia” di William Shakespeare, mentre il professor Gennaro Saviello ha sottolineato l’importanza delle immagini, della musica, rispetto alle parole per descrivere e raccontare il dramma dell’Olocausto:” Noi ricordiamo un film anche grazie alla colonna sonora. Il compositore ha un ruolo determinante : la musica è parte fondamentale del film. Le colonne sonore di Ennio Morricone sono fondamentali per la costruzione stessa delle immagini. Questa concezione deriva da una tradizione tutta italiana, quella dell’opera in musica del melodramma”.
Aniello Palumbo