I buchi neri sono tra gli oggetti più misteriosi dell’universo. Rappresentano l’ignoto, interessano e affascinano l’uomo da sempre: ma cosa sono? Esistono davvero? Se esistono, dove e come si trovano? Esiste forse un’altra dimensione, un universo diverso dal nostro al di là dei buchi neri? A rispondere a queste domande è stato il professor Valerio Bozza, Associato di Astronomia e Astrofisica presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Salerno, in occasione dell’incontro organizzato al “Circolo Canottieri Irno” dal “Rotary Club Salerno” presieduto dall’architetto Umberto Maria Cioffi. Il professor Botta, ha spiegato che ci sono diverse prove dell’esistenza dei buchi neri e quali sono i metodi per trovarli:” I buchi, neri che affondano le loro radici nella Teoria della Relatività generale di Albert Einstein, esistono nei sistemi binari e vengono rilevati grazie alla forte emissione di raggi X misurata grazie al telescopio Chandra. E’ possibile trovarli anche attraverso le onde gravitazionali prodotte proprio dalla fusione di buchi neri. Ci sono poi i buchi neri supermassicci, giganteschi, di milioni di masse solari, che non si sa come si siano formati e che si trovano al centro delle galassie”. Il professor Bozza ha spiegato che i buchi neri sono molto lontani da noi:” Il buco nero più vicino a noi si trova a migliaia di anni luce dal sistema solare. I buchi neri non hanno superficie solida e possono solo attrarre materia che una volta entrata non può più uscire”. Bozza ha raccontato che il primo buco nero fu scoperto nel 1971: “In Cygnus X-1, la Costellazione del Cigno, era presente una stella supergigante blu che veniva risucchiata da un grosso oggetto compatto che fu il primo buco nero riconosciuto come tale dalla comunità scientifica. Adesso ne conosciamo una ventina. Anche nella nostra galassia abbiamo un buco nero supermassiccio”.
Il docente salernitano, presentato dal professor Roberto Scarpa, ha raccontato di aver lavorato per tre anni al CERN di Ginevra (Svizzera), nel gruppo del professor Gabriele Veneziano, a studiare “Cosmologia di Stringa”:” Una teoria di gravità quantistica che descrive come le stringhe, oggetti con una sola estensione spaziale(uno-dimensionali), si propagano nello spazio e nel tempo e come interagiscono tra loro. L’idea era anche che il nostro universo fosse nato dal collasso gravitazionale di un universo precedente”. Il professor Bozza ha spiegato che anche all’ Università di Salerno si studiano i moti delle stelle che orbitano intorno al buco nero che si trova al centro della Galassia:” Abbiamo partecipato, nel 2022, alla scoperta, attraverso l’effetto lente gravitazionale, di un buco nero isolato, che è particolarmente difficile trovare perché non si vede”. Bozza ha annunciato che nel 2026 l’Università di Salerno parteciperà alla “Missione Roman” della NASA che prevede il lancio di un satellite che avrà lo scopo di monitorare il campo stellare del centro galattico per scoprire pianeti extrasolari e probabilmente altri buchi neri. Alla base dell’analisi prevista da questa missione ci sarà l’utilizzo di un software, il più veloce al mondo, sviluppato dal Dipartimento di Fisica dell’Università di Salerno”. Bozza ha anche annunciato che nei prossimi mesi sarà ricostruito un osservatorio astronomico presso il Campus di Fisciano:” Fino al 2019 ne abbiamo avuto uno sul tetto della sede del Dipartimento di Fisica che però è stato distrutto da una tempesta”. Durante la serata il dottor Valerio Salvatore, Fiduciario Emerito della “Condotta Slow Food Salerno”, e il dottor Rocco Pietrofeso, Past President del Club rotariano, nell’ambito del progetto “In Viaggio nell’Italia del gusto” hanno scelto di raccontare, dal punto di vista storico, culturale, e culinario, i piatti tipici della Regione Piemonte, che, preparati con maestria dal team dello chef Matteo Ragone, sono stati degustati da tutti i soci.
Aniello Palumbo.