Ci sono voluti quasi tre anni per ridare un nome al soldato tedesco ritrovato nel comune di Pellezzano (SA) dall’Associazione Salerno 1943. Era il giugno del 2016 quando Gerardo Capuano, Vincenzo Pellegrino, Matteo Pierro e Gigino Vitolo ritrovarono prima frammenti metallici tipici di una uniforme tedesca e poi alcune ossa ed un cranio.
Avvertite le autorità italiane, l’Associazione provvedeva ad informare il Volksbund Deutsche Kriegsgräberfürsorge e.V., Geschäftsstelle Süd ed il Deutsche Dienststelle (WASt), l’agenzia statale con sede a Berlino che si occupa di rintracciare i familiari dei caduti dell’esercito tedesco, con cui il sodalizio salernitano collabora da numerosi anni. Provvedeva altresì a comunicare gli estremi del piastrino ritrovato nei pressi del soldato, da cui si evinceva che fosse un Panzergrenadier, nonchè un rincalzo della seconda compagnia del cinquantesimo battaglione.
Il numero di matricola stampigliato sul piastrino, “5459”, ha consentito poi di risalire alle generalità del soldato. Ma ci sono voluti anni: i registri della Wehrmacht furono in larga scala distrutti dopo il secondo conflitto mondiale. Per queste ragioni, seppur in presenza di un piastrino metallico, non è stato possibile esperire in tempi rapidi le operazioni di riconoscimento. Soltanto a 35 mesi di distanza dal ritrovamento è possibile, finalmente, sciogliere le riserve.
Il soldato ritrovato dall’Associazione Salerno 1943 si chiamava Alois Hayer ed era nato il 12.08.1921. Con il grado di caporale, aveva soltanto 22 anni al momento della sua morte, avvenuta sulle colline di Pellezzano nel settembre del 1943. Uno dei tanti giovani che pagò con la propria vita la crudeltà della guerra. Al momento del ritrovamento, Hayer, fu trovato dall’Associazione Salerno 1943 nelle vicinanze di una bomba a mano, segno evidente che -fino all’ultimo istante della sua vita- provò a difendere le posizioni occupate dai commilitoni. La parte inferiore del corpo, però, non è stata mai rinvenuta, sgretolatasi probabilmente a seguito dell’esplosione dei numerosi colpi di artiglieria nemica che interessarono l’area del ritrovamento.
“L’attività dell’Associazione è quella di ridare un nome, un volto ed una dignità a tanti giovani soldati (italiani, britannici, tedeschi, americani) che persero la vita durante la guerra. E’ triste ritrovare i loro resti, ma il nostro dovere morale è quello di dare a quelle misere ossa una identità. Soltanto così il sacrificio di tanti giovani soldati potrà avere un senso. Soltanto ricordando le tragiche conseguenze della guerra, soltanto raccontando ai più giovani di quei loro coetanei morti così prematuramente si potrà sperare in una pace duratura. L’occasione è propizia per ringraziare le autorità che hanno lavorato alacremente con noi per giungere a questo risultato: su tutte il maresciallo Aliano della stazione dei Carabinieri di Pellezzano e la dott.ssa Montepaone del Volksbund”, le parole del presidente dell’Associazione Salerno 1943 Luigi Fortunato.
Dalla Germania fanno sapere che nessun parente, in linea retta, è ancora in vita. L’Associazione, tuttavia, proverà nei prossimi mesi a rintracciare, come suo costume, i parenti in linea collaterale a cui far pervenire le parti metalliche della divisa che il giovane Hayer indossava al momento in cui perse la vita.
L’Associazione Salerno 1943 ha, ad oggi, ritrovato i resti di 8 soldati dispersi. Si tratta di 3 tedeschi (Alois Hayer, Wilhelm Hescnauer e Walter Prochel), 4 inglesi (Ronald George Blackham, Raymond Frederick Rose e due ancora ignoti) e 1 statunitense (Dewey Leroy Gossett). Per la sua incessante attività, il Ministero della Difesa tedesco ha invitato il sodalizio salernitano alla Cerimonia Commemorativa di sabato 18 maggio che si svolgerà presso il Sacrario di Guerra Germanico di Cassino-Caira. L’evento si svolgerà nel luogo in cui sono sepolti oltre 20.000 soldati tedeschi. Alla presenza delle massime autorità civili e militari germaniche, l’Associazione porterà la sua presenza, come ha già fatto in occasione di eventi organizzati dai dipartimenti militari britannici ed americani, al fine di preservare la memoria storica, nonché per ricordare chi perse la vita in quel conflitto. Prima ancora che soldati, i giovani impiegati nel secondo conflitto mondiale erano uomini, spesso ragazzi. L’Associazione intende ricordare il sacrificio di chi pagò con la propria vita le scelte altrui, di chi fu strappato agli affetti più cari, di chi –da un giorno all’altro- si ritrovò, magari privo di esperienza, sul fronte. Queste esperienze, per quanto figlie di fazioni diverse, hanno in comune l’aspetto umano: vanno ricordate, tutte, affinchè nel nostro futuro non ci siano più guerre.