Viviamo in un periodo pre elettorale, o almeno vivono il periodo pre elettorale gli italiani residenti nelle regioni nelle quali è previsto il rinnovo del consiglio regionale.
Ed allora, come spesso (o sempre) si verifica durante le assemblee condominiali, dove un qualsiasi argomento all’ordine del giorno genera esperti autoreferenziati che con atteggiamenti cattedratici argomentano la loro opinione, le competizioni elettorali generano (o riesumano) opinionisti (ma è un lavoro?) che dispensano a destra e a manca riflessioni ed esternano quello che loro stessi pensano (o sperano) siano gli scenari post elezioni, con buona pace degli elettori.
Certo tra tutti coloro che, a vario titolo, raccontano o commentano i fatti legati all’evento politico, merita un plauso particolare, almeno a sommesso avviso di chi scrive, il sig. Paolo Barbuto che, sul quotidiano “Il Mattino” di Napoli, nell’edizione dello scorso 16 aprile, ha preso posizione decisa, netta e critica verso potenziali candidati alcuni dei quali, successivamente, da potenziali sono diventati effettivi.
Mi riferisco a quelle sette persone, sindaci nell’esercizio delle loro funzioni, che per candidarsi alle elezioni regionali della Campania nel rispetto di una legge varata dalla giunta attuale, hanno pensato bene di copiare il “trucco” scoperto dal sig. Franco Alfieri, sindaco di Agropoli, simile a quei trucchi che spesso vedono coinvolti i protagonisti dei cartoni animati. E quindi sei suoi colleghi hanno dato sfoggio all’immaginazione e sono diventati al suo pari attori (mai termine più appropriato) contro le istituzioni da loro stessi rappresentate ed amministrate, e nello stesso tempo sono diventati anche candidabili nel pieno rispetto delle regole.
Per decenza, vergogna ed anche per limitare il pericolo di emulazioni, non è il caso di ricordare il diritto che questi signori intendono far valere alla fine verso loro stessi.
E la dignità, in tutto questo, che posto occupa? È un domanda che non ha risposta perché per cercare qualcosa la stessa qualcosa deve esserci, e non mi sembra sia questo il caso di specie.
Successivamente, allorquando le liste sono poi state ufficializzate, non tutti e sette gli “attori” sono poi risultati candidati e, come per incanto, coloro che dalla competizione elettorale sono rimasti fuori, al fine di “ricominciare” ad essere sindaci a tutti gli effetti, hanno rinunciato a far valere quello che fino a pochi giorni prima era, almeno per loro, un tanto presunto quanto sacrosanto (leso) diritto in funzione del quale avevano rinunciato, almeno momentaneamente, alla carica di sindaco!
In tutto ciò, se la dignità (umana e politica) latita, la “cazzimma” è presente, eccome se è presente!
Secondo il sito www.treccani.it la cazzimma è un “Atteggiamento o comportamento improntato a furbizia opportunistica e cinica, teso a ottenere il proprio esclusivo tornaconto senza preoccuparsi del fatto di poter in tal modo nuocere ad altri”.