Le dichiarazioni rese da Nello Longobardi, patron della Givova Scafati, al termine di gara cinque della semifinale play-off persa dalla sua società al PalaMangano per mano della Centrale Del Latte – Amica Natura Brescia hanno lasciato tutti a bocca aperta, dai semplici tifosi agli addetti ali lavori, alla stampa, allo staff tecnico, amministrativo e dirigenziale. Nessuno si attendeva o pronosticava la sua scelta di voler lasciare il timone della società, per avere un ruolo più marginale ed un profilo più basso. A tali dichiarazioni hanno fatto seguito numerose e svariate supposizioni fatte da tifosi e giornalisti in merito alla dichiarata volontà del numero uno gialloblù di cambiare stile di vita. Per mettere un punto definitivo sulle motivazioni alla base di tale scelta, Nello Longobardi è voluto ritornare sul punto, chiarendo, una volta per tutte, le cause e le origini di tale decisione.
Dichiarazione di patron Nello Longobardi: «Innanzitutto ringrazio staff tecnico, dirigenziale e l’intera la squadra per le emozioni ed i successi che ci hanno regalato nel corso dell’intera stagione agonistica appena conclusa, Coppa Italia in primis. E’ stato un campionato lungo e indimenticabile, che ha lasciato il segno anche su me stesso. Ho vissuto con enorme stress tutte le settimane in cui si sono disputati i play-off. L’enorme passione e la maniera accorata e intensa con la quale ho vissuto quest’ultima fase del campionato, mi hanno reso poco lucido, irascibile e molto teso, al punto tale da non chiudere occhio durante le notti che precedono e seguono le gare. I miei amici Acanfora e Rossano, sebbene mettano nel progetto il medesimo impegno, a differenza mia, riescono a vivere con maggiore distacco il momento sportivo: cosa che invece io non riesco a fare. Dopo il 2-0 iniziale contro Brescia, ero convinto che almeno un’altra gara nelle successive tre l’avremmo fatta nostra e che difficilmente ne avremmo potute perdere tre di seguito, come invece è accaduto. E’ stata una delusione immensa uscire di scena in questo modo e penso che difficilmente riuscirò a rivivere le stesse sensazioni ed emozioni, dopo una stagione simile. Probabilmente, se avessimo vinto i play-off e conquistato la promozione in serie A, avrei trovato nuovi stimoli per proseguire e restare al timone della società, desideroso di confrontarmi con le società più importanti e prestigiose dello Stivale. Non so come facciano Acanfora e Rossano a mantenere una certa serenità e tranquillità durante le partite, che io invece vivo con grande energia e passione, sudando come se stessi giocando, non mangiando, non dormendo, vivendo con la tachicardia la sfida e fumando anche un pacchetto di sigarette durante le pause di gioco. Per il bene mio, della mia famiglia e della mia azienda, è meglio uscire di scena, perché a 53 anni, dopo 25 anni di investimenti e sacrifici di ogni genere e soprattutto dopo il sovraccarico di responsabilità e di impegno in azienda che ha comportato la prematura scomparsa di mio zio Carlo, non posso proseguire in questa direzione e mettere a repentaglio in questo modo la mia salute fisica. Devo darmi una regolata, devo fare una diversa scelta di vita e, per riuscirci, devo lasciare il basket, perché non so viverlo in maniera differente a come abitualmente faccio, accumulando tensione e perdendo l’equilibrio. Se qualcun altro sarà lieto di prendere il mio posto, ne sarei felicissimo, mentre io mi limiterei a dare un apporto economico attraverso le aziende della famiglia, senza neppure recarmi al PalaMangano durante le partite, proprio per evitare di incappare nuovamente nella medesima sindrome da stress».