Giovedì 18 Anna Rita Vitolo riapre il Teatro all’aperto di Conca dei Marini con “Lucciole all’inferno”, omaggio a Pier Paolo Pasolini

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Pier Paolo Pasolini è stato il più grande poeta e profeta del nostro tempo, anticipatore nei suoi film e nei suoi scritti della profonda crisi di valori del mondo consumistico contemporaneo. Ma è stato anche un frequentatore ed estimatore della Costiera Amalfitana, dove girò il celebre film “Il Decameron”. Il prossimo 18 luglio il Comune di Conca dei Marini ne omaggerà la figura con la performance teatrale, ideata e diretta da Antonio Grimaldi, Lucciole all’inferno” (inizio ore 21.00, ingresso libero) presso il Teatro all’aperto (sito in via Don Gaetano Amodio, località San Pancrazio), luogo sospeso tra cielo e mare e tra i più suggestivi dell’intera Costiera Amalfitana, che ospiterà anche il Concerto all’Alba del 9 agosto e il tour di Enzo Gragnaniello il 18 agosto. Alla scrittura del testo di Lucciole ha collaborato Elvira Buonocore, diplomata in Drammaturgia presso la Bellini Teatro Factory – Accademia d’Arte Drammatica del  Teatro Bellini di Napoli e oggi tra le autrici più interessanti del panorama teatrale campano, in scena insieme alle attrici Cristina Milito Pagliara, Tecla Marino e Anna Rita Vitolo, che ha guadagnato notorietà internazionale per la brillante interpretazione del ruolo di Immacolata Greco nella fortunata fiction Rai L’Amica Geniale”, oltre a vantare esperienze professionali importanti con attori e registi come Lello Arena, Carlo Verdone, Luciano Melchionna e Arturo Cirillo.

Il lavoro, che ha debuttato la scorsa stagione a Salerno al festival La Notte dei Barbuti per poi andare in scena al Teatro Porta Catena, alla Sala Molière di Pozzuoli e al MOA di Eboli, attraversa tutte le figure femminili di Pasolini, dalla madre, dalla prostituta, quindi dalla Magnani alla Mangano, alla Callas, e le attrici fin dall’inizio sono in un gioco attoriale dove si trasformano continuamente, come spiega Antonio Grimaldi: «L’universo delle lucciole: quelle luminose piccole falene che animano le sere d’estate, quel femminile esposto ai bordi delle strade. Attraversando l’immaginario pasoliniano, un mondo arcaico indissolubilmente legato alla terra e ai suoi valori, viene fuori un lavoro sulla donna raccontata attraverso la voce del grande poeta. Un femminile marginalizzato, sgraziato, seducente, ingombrante. Un femminile soffocato, spinto, dominato. Un femminile animale, costretto dentro dinamiche che Pierpaolo Pasolini ha riconosciuto e decodificato. Le lucciole sono capaci di evolvere, di trasformarsi. Di cambiarsi i connotati. E un panorama altrettanto mutevole accoglie queste donne. Una terra fertile, da seminare, da mietere. Un suolo buono per la riproduzione. Ma pure un’aria cimiteriale le avvolge. Qualcosa di simile a un lutto persistente. In questo universo, qualcosa è destinato a fiorire. A rompere gli argini. A ritrovare la forza di splendere. Attraverso un filo conduttore assieme poetico e profondo – la voce e lo sguardo dell’intellettuale e regista Pasolini – le donne protagoniste di questo lavoro raggiungono indicibili altezze e altrettanto profonde bassezze. In un luogo che è al contempo onirico e brutalmente reale – come una strada, una stalla, un campo da arare – queste luminose figure ci mostrano un fugace stralcio della bellezza rupestre e ancestrale di cui Pasolini fu tra i più grandi narratori».