IL GIORNO DELLA MEMORIA AL TEATRO DON BOSCO DI VIETRI CON MIRIAM DELL’ARICCIA

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Ci sono storie che non possono essere scritte, ma solo raccontate. La storia di Miriam Dell’Ariccia è una di quelle. E’ stata proprio lei a raccontarla, martedì mattina al “Teatro Don Bosco”, di Vietri sul Mare, ai 150 alunni dell’Istituto Comprensivo “Alfonso Pinto”, diretto dalla dottoressa Carla Romano, in occasione della celebrazione del “Giorno della Memoria”. Tutti hanno ascoltato in religioso silenzio Memme Bevilatte, questo il nome che fu dato a Miriam, quando all’età di due anni, i genitori le dissero: ” Se qualcuno ti chiede come ti chiami tu devi dire che il tuo nome è Memme”. “Non potevano continuare a chiamarmi Miriam perché era un nome di origine ebraica e rischiavamo di farci scoprire dai tedeschi”, ha raccontato Miriam che il 30 settembre del 1943, insieme alla famiglia, scappò da Roma per nascondersi a Riano. “Rimanemmo nascosti per nove mesi, fino al 6 giugno del 1944, quando arrivarono gli alleati a Riano, a casa di Teresa che aveva lavorato a Roma, a casa dei miei nonni, sin da quando aveva tredici anni. Quando vennero emanate le leggi razziali del 1938, i miei nonni furono costretti a mandarla via. Lei li considerava come dei genitori e andava spesso a trovarli. Ci accolse nella sua casa senza prendere mai un soldo”. Pochi giorni dopo, il 16 ottobre del 1943, vennero deportati mille e ventuno ebrei del Ghetto di Roma trai quali duecento bambini:” Di tutte quelle persone  ne tornarono soltanto sedici, quindici uomini e una donna: gli altri furono uccisi nelle camere a gas e nei forni crematori”, ha ricordato commossa Miriam che ha evidenziato l’assurdità delle leggi antiebraiche del 1938:” Vietavano ai bambini italiani di religione ebraica di frequentare le scuole pubbliche. Gli italiani ebrei non potevano insegnare o ricoprire cariche pubbliche. Molti dovettero assumere un’altra identità, farsi fare dei documenti falsi dove non compariva il timbro con la dicitura :”Di razza ebraica”. Miriam ha anche raccontato che tanti italiani hanno aiutato gli ebrei, correndo rischi notevoli. “Anche quando il 23 settembre Kappler chiamò il presidente della comunità ebraica per intimargli di consegnare, nel giro di 36 ore, cinquanta chili di oro al comando tedesco, altrimenti avrebbe deportato 200 uomini nei campi di concentramento, tanti italiani non ebrei consegnarono il loro oro anche se poi comunque molti ebrei vennero deportati”. C’erano però anche italiani che facevano la spia:” Per ogni ebreo denunciato ricevevano 5000 lire che all’epoca consentivano di comprare una casa. Ma i tedeschi non pagavano mai”. Anche la famiglia di Miriam ha rischiato di essere scoperta:” A poche centinaia di metri da Riano c’era un comando di tedeschi e per venti giorni siamo rimasti chiusi in casa perché, per sicurezza, Teresa aveva detto ad alcuni paesani che eravamo andati via. Io non potevo fare alcun rumore: urlare, saltare, piangere, ridere o cantare. Stavo ferma, seduta sulla mia sediolina celeste che conservo ancora: ci poggio i piedi quando scrivo al computer. E’ una presenza permanente di quello che è stato”. Quando chiude gli occhi, Miriam rivede ancora le scene di quando era bambina:” Mi è rimasto impresso il rumore degli stivali dei soldati tedeschi quando camminavano. Quello delle sirene degli allarmi arerei quando arrivavano per bombardare”. Miriam ha raccontato che anche il grande ciclista Bartali ha aiutato gli ebrei:” Tra il 43 e il 44 si allenava tra Firenze ed Assisi e nella canna della bicicletta trasportava i documenti falsi da consegnare agli ebrei. Salvò circa 800 persone. Questa storia lui non l’ha mai raccontata. Il figlio che l’ha resa nota ha ritirato per il padre che non c’è più, la medaglia alla memoria di “Giusto tra le Nazioni”. Miriam, che collabora al “Progetto Memoria” del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Roma si è emozionata quando ha visto i tanti ragazzi che l’hanno accolta all’ingresso in teatro con un grande applauso.

Orgogliosa dei suoi alunni la Dirigente Scolastica dell’Istituto Pinto, la dottoressa Carla Romano, che ha spiegato ai ragazzi quanto sia importante studiare la storia: ” Vi aiuta a conoscere il nostro passato di cui oggi vogliamo avere tracce di memoria che devono essere, solide, stabili, indelebili nella nostra memoria”. Il Sindaco del Comune di Vietri, che ha patrocinato l’evento, l’avvocato Francesco Benincasa ha ricordato quanto sia importante ricordare il passato:” Vogliamo che questi momenti di riflessione, di ricordo, altamente educativi,  siano propulsori di pace”. L’Assessore alla Cultura, Giovanni De Simone ha invitato i ragazzi a riflettere sul senso vero della libertà: ” Noi la diamo per scontata, ma c’è stato chi ha combattuto per conquistarla”. Il Vicesindaco Marcello Civale, si è soffermato a spiegare il concetto di razza e ricordato i tanti genocidi avvenuti nella storia:” Il genocidio di masse e di popoli è l’aberrazione dell’essere umano” Il Comandante della Stazione dei Carabinieri di Vietri sul Mare, il Maresciallo Gerardo Ferrentino, ha ricordato che anche i Carabinieri sono stati perseguitati:” Anche noi abbiamo avuto delle vittime, presso le Fosse Ardeatine. Ci sono stati carabinieri deportati come il Maresciallo Osman Oscar Carugno, riconosciuto nel 1985 “Giusto fra le Nazioni” per aver salvato 38 ebrei”. Il Parroco della Chiesa di San Giovanni, Don Mario Masullo, ha ricordato il messaggio di Papa Francesco sulla non violenza:” Affinché non ci siano più persecuzioni bisogna partire dal compiere piccoli gesti: bisogna innanzitutto riconoscere la dignità di chi ci sta di fronte. Dobbiamo imparare ad accogliere l’atro e vedere la diversità come una risorsa”. Trenta alunni dell’orchestra e del coro dell’istituto, coordinati e diretti dai docenti di strumento musicale: Marina Pellegrino, Paolo D’Amato, Oscar Caporaso, Fabrizio Giordano, Direttore del Coro, Marco Coppola e Filomena D’Urso, hanno eseguito tre suggestivi brani: Auschwitz, Dona Dona e Schindler’s List. Alcuni studenti, coordinati dalla professoressa Annamaria Manzo, referente della legalità, sono saliti sul palco per mostrare i disegni da loro realizzati con l’aiuto e i suggerimenti delle professoresse Nella Pinto, Celeste D’Alessio, Giuseppina Giordano e Vittoria Mancini.

Aniello Palumbo