Sarà una giornata di studio e musica quella che lunedì 6 marzo trascorrerà tra il Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci” di Salerno e il teatro Augusteo, per celebrare il centenario della nascita del M° Francesco Florio, fondatore della I Cattedra di Sassofono d’Italia. Stamane nel Salone del Gonfalone è stato presentato il programma dal Sindaco Enzo Napoli, il quale ha elogiato la figura tenace e umanissima di uomo e quella di eccellente musicista e didatta.
E’ una intensa storia quella del giovanissimo Francesco, originario di Santa Maria di Castellabate, rinchiuso dai nove anni sino alla maggiore età, nell’Orfanotrofio Umberto I, nel Serraglio. Diverse le tappe la vita durissima, lo studio dell’oboe, del violino, della viola, la scelta del sassofono dapprima perché strumento di banda, ben pagato, la “fame” di arrivare, di affermarsi, la seconda guerra mondiale, la medaglia di bronzo al valor militare ottenuta sul fronte d’Africa, il campo di concentramento tedesco, la salvezza, sempre grazie e solo al suo genio musicale, l’abnegazione e l’estrema convinzione nelle grandissime potenzialità del suo giovane e bistrattato strumento, il carteggio con i colleghi sassofonisti francesi conosciuti a Napoli, i sacrifici di un’intera famiglia, sino allo storico traguardo dei riconoscimento dell’ insegnamento del sassofono in Italia, raggiunto solo nel 1959. Nel mezzo di questa storia un’ Italia che usciva disastrata dalla guerra, ma che voleva ricostruire fortemente la propria dignità.
La giornata celebrativa principierà con una masterclass sulla “Storia del sassofono in Italia”, che si svolgerà nella sala concerti del Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci” di Salerno alle ore 11,30, con l’intervento di Mario Marzi, autore di un libro definitivo sul sassofono, pubblicato dalla Zecchina editori, Lauro De Gennaro, docente di sassofono e referente di questo progetto del Dipartimento di Musica per fiati, in cui dedica un intero capitolo al M° Francesco Florio e alla nascita del suo magistero qui a Salerno. Alla conferenza ne ha dato le linee principali il M° Lauro De Gennaro, docente di sassofono ed allievo del M° Francesco Florio: “Una masterclass di rilievo e dovuta ad una figura di tale spicco del mondo musicale, della quale noi sassofonisti siamo tutti figli. Un seminario aperto a tutti gli allievi delle scuole ad indirizzo musicale che riceveranno un attestato da poter inserire nel curriculum artistico”. Alle ore 20,30, l’appuntamento è sul palcoscenico di un teatro, l’Augusteo, per far musica. Un concerto voluto dal Conservatorio, dall’amministrazione comunale che ha concesso il teatro, che vede l’organizzazione del CTA di Gianluca Mastrovito e dello staff dei Concerti d’Estate di Villa Guariglia di Antonia Willburger e il contributo dell’Ance Aies, presieduto da Vincenzo Russo e di Etè Salerno di Carmine De Regno. Il concerto, ad ingresso per inviti da ritirare presso l’Info Point della Galleria Capitol e al botteghino del teatro il giorno stesso del Concerto, verrà inaugurato dall’omaggio del compositore Paolo Carlomè e dell’ensemble formato dai docenti di sassofono dei conservatori italiani, al loro “padre” ideale, con “The Wolves Breath”, una pagina composta per l’occasione, che verrà eseguita in prima assoluta, dove sono presenti i sax di maggior uso, dal sopranino al basso, ancora il Petit Quatuor pour Saxophones di Jean Françaix, eseguito dal quartetto Guernica, formato dalle prime parti dei sassofoni della Banda Musicale dell’Aeronautica Militare. Il secondo tempo intende evocare la Salerno del primo dopoguerra, con l’avvento dello swing e alla ribalta ci sarà la Big Band Swingtime diretta da Antonio Florio, che in prima battuta avrà quali ospiti, il sax soprano di Mario Marzi, impegnato in “Etude for Franca” di Gerry Mulligan e il sax alto di Sebastiano Ventriglia, protagonista di “Tango Club” di Roberto Molinelli. Quindi un passo indietro nella Salerno del 1946, sulle note di un portrait di Glenn Miller, “Serenade in Blue” e “Harlem Nocturne”, cavalli di battaglia dell’Orchestra di Luigi Francavilla che si esibiva nella ballroom del Tersicore, di cui il primo alto era Franco Florio, unitamente al jazz dei suoi dintorni, a cominciare da Duke Ellington, che vedremo tratteggiato in pagine che hanno scritto la storia di questo genere, quali “It Don’t mean a Thing if ain’t got that Swing”, pezzo che ha dato appunto il nome a questo periodo, Mood Indigo, o “The Star Crossed lovers”, da Such Sweet Thunder, l’album ellingtoniano ispirato dalle opere di William Shakespeare, una delle ballade più sensuali della storia del jazz dedicata agli amori di Antonio e Cleopatra, un omaggio all’inimitabile suono di Johnny Hodges. Gemma del programma, l’ouverture e le tre danze dalla Nutcracker Suite di Ellington-Strayhorn-Tciaikovsky, nell’arrangiamento originale di Strayhorn, latore di quell’effetto Ellington che trasforma le ance in veri e propri archi, canone ideale del suono del sassofono, come lo intendeva Franco Florio, il cui suono inciso su di un vecchio nastro, aprirà il concerto con uno stralcio della Fantaisie Pastorale Hongroise op.26 di Albert Franz Doppler, per flauto e orchestra.