“Il principe dei gigli e delle farfalle” è stato definito l’avvocato salernitano Francesco Paolo Volpe, dalla professoressa Paola Attolino, nella poesia introduttiva della silloge poetica “Gigli di Mare”, edita da “Areablu”, scritta dal Professor Volpe e dalla figlia Paoletta, che si è avvicinata a questa nuova esperienza espressiva, presentata durante l’incontro organizzato su piattaforma da tre associazioni salernitane: “Parco Storico Sichelgaita” e “Hortus Magnus”, presiedute dalla professoressa Clotilde Baccari Cioffi, e dal “Soroptimist International” di Salerno, presieduto dalla dottoressa Giulia De Marco.
Quaranta poesie corredate dalle foto di e Paola Volpe e da dipinti tratti da affreschi minoici di cui l’autore è appassionato, tanto da riprodurli, in modo perfetto, su piatti grezzi e riggiole, (come quello della copertina) e tanto da farseli tatuare finanche sul corpo: “ Un giglio bianco è tatuato sul mio polpaccio”. Il Professor Volpe, che vive tra Salerno e Raito, nella bellissima “Villa Anna”, è stato avvocato amministrativista per oltre 30 anni e docente per 42 anni, sia all’Università Federico II di Napoli, sia all’Università di Salerno, alla Cattedra di Diritto Amministrativo, proviene da una famiglia di avvocati in cui il diritto è stato praticato per cinque generazioni. Al nonno del professor Volpe, l’avvocato Francesco Paolo Volpe, che era magistrato e Segretario Generale della Provincia di Salerno, è stata dedicata una strada della nostra città. Sin da ragazzo il Professor Volpe amava scrivere versi: ” Per far colpo sulle ragazze componevo versi e raccontavo loro che erano degli inediti di Jacques Prévert”. E’ sempre stato un romantico:” Mia madre mi ha insegnato con umiltà a vivere, a guardare avanti e a sognare, mentre mio padre mi ha insegnato l’umanità: l’ho visto piangere, indifeso, ascoltando la poesia di Lee Masters ripresa da Fabrizio De André. Lì ho capito che in un sol uomo possono coesistere la serietà, la rigidità del giurista e allo stesso tempo la grandezza senza limiti del romantico: questo mi ha legittimato ad esserlo per tutta la mia vita”. Per l’avvocato Volpe la poesia ha vita autonoma:” Una volta che è venuta in essere si distacca dal poeta, non gli appartiene più. Il poeta dà una traccia, che non deve essere un luogo comune, uno stereotipo. La poesia deve esercitare lo stupore, la meraviglia; deve avere la funzione di accrescimento interiore di ciascuno, in uno spazio che sia da scoprire: la scoperta è fondamentale”. Il libro di Francesco e Paola Volpe, come ha affermato la professoressa Clotilde Baccari Cioffi: ” E’ stato scritto in un periodo di fragilità emotiva e offre mille opportunità di riflessione”. La dottoressa Rosanna Pugliese, Vicepresidente dell’associazione “Hortus Magnus”, si è soffermata a ricordare la bellezza e la rarità dei gigli di mare mentre la Presidente Giulia De Marco ha spiegato che: “Questa raccolta di poesie fa emergere la profonda complicità che esiste tra padre e figlia: una dolce carezza che suggella il loro rapporto”. La dottoressa Lissie Tarantino ha raccontato gli usi della civiltà minoica, soffermandosi sulle divinità, sui miti greci e sulle sirene Partenope, Ligea e Leucosia: “ Che nel Golfo di Salerno darà origine a Punta Licosa”. L’avvocato Michele Bartolo, Vicepresidente dell’associazione “Parco Storico Sichelgaita”, ha ricordato il periodo del ’68 che è raccontato in una poesia del libro: ” Un momento storico particolare che per l’autore è stato l’ideale di una vita in cui ha creduto”. . Il professor Gennaro Saviello ha spiegato com’è stato usato il dialetto in alcune delle poesie di Volpe: ” Un dialetto costruito con l’uso sapiente della grammatica storica dialettale”. Tra le poesie, recitate dall’attrice salernitana Pina Russo, anche quella intitolata “Aorta” dedicata al professor Severino Iesu, primario di Cardiochirurgia d’Urgenza dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Salerno che ha operato l’avvocato Volpe restituendolo alla vita e al mondo della poesia, come lui stesso racconta nel libro. (Pubblicato su “Il Quotidiano del Sud” edizione di Salerno).
Aniello Palumbo