Giffoni, gli incontri di venerdì 22.

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Giffoni in delirio per i Me contro Te. Selfie, autografi e tanti sorrisi per i bambini e i loro genitori accorsi ad applaudirli. Luì e Sofì sfilano sul blu carpet vestiti di verde mentre i bimbi applaudono, li chiamano per nome, cantano le loro canzoni, ripetono le frasi che li hanno resi celebri. Loro, i Me contro Te, accompagnati dal regista Gianluca Leuzzi, non si sottraggono e, anzi, rispondono con calore alle dimostrazioni di affetto dei piccoli giffoner: “Siamo felicissimi, non vedevamo l’ora di incontrarvi”.

Non solo blu carpet: mentre Luì e Sofì si concedono alle macchine fotografiche, la sala Lumiere si riempie per l’incontro tanto atteso fino a traboccare di gente. I piccoli juror aspettano trepidanti i loro paladini. E, quando i Me contro Te fanno capolino tra i giffoner e i loro genitori, esplode la gioia. Tutti in piedi per Luì e Sofì. Che non nascondono la loro emozione per il ritorno a Giffoni. Sul grande schermo alle loro spalle campeggia la locandina della serie che li vede protagonisti, La Famiglia Reale. Prodotta da Colorado Film Production, Warner Bros. e Me Contro Te, dal 30 settembre sarà disponibile su Prime Video. Il nuovo lavoro arriva dopo i tre i film al loro attivo: nel 2020 La vendetta del signor S, nel 2021 Il mistero della scuola incantata, nel 2022 Persi nel tempo. Con quest’ultimo, la giovane coppia ha vinto il David di Donatello del pubblico. Il regista di tutti i film è Gianluca Leuzzi, regista anche della serie.

Avete visto i film? La serie sarà ancora più bella”, chiedono i Me contro Te ai ragazzi. E allo squillante e convinto “sììììì” dei juror, arriva per loro una sorpresa: in anteprima a Giffoni 2022 viene proiettato il primo minuto della serie. I bimbi sembrano incantati dal castello al cospetto del quale Luì e Sofì arrivano a bordo di una carrozza. E incuriositi dai primi personaggi che compaiono: “Quelle due persone sono la governante del palazzo, Cornelia, e Bruno, il maggiordomo e tuttofare”.

Tra le note di Vamos alla fiesta e il saluto delle trote, le domande dei juror per i loro paladini spaziano dalle curiosità sulla serie tv alla nascita del canale Youtube, passando per i libri scritti dalla giovane coppia. Luì e Sofì sono attenti ai loro piccoli fan. Del resto, nel corso della conferenza stampa mattutina, a proposito del tema di Giffoni 2022, Invisibili, hanno spiegato: “Cerchiamo sempre di essere inclusivi, anche nei contenuti”. E ancora: “I social hanno ridotto molto la distanza tra noi e i ragazzi. In tanti ci contattano attraverso di essi, parlando a volte di episodi di bullismo. Noi li invitiamo a raccontare, a parlare, a non rimanere invisibili”.

La sala è piena e festosa. C’è chi scatta fotografie e chi registra ogni attimo dell’incontro. Tutti, prima che l’incontro finisca, diventano protagonisti del selfie e del video che Luì e Sofì vogliono portare con loro come ricordo della seconda volta a Giffoni. La sala Lumiere è un mare di mani alzate, un unico coro di “ye ye, ni ni ni ni”. La gioia è visibile sul volto dei bambini, dei loro genitori e pure di Luì e Sofì.

L’anteprima della seconda giornata di #Giffoni2022 ha visto protagonisti Jim Archer, David Earl e Chris Hayward, rispettivamente regista e attori di Brian e Charles, una commedia distribuita da Lucky Red e Universal Pictures International Italy che sarà nelle sale a fine agosto. Chi non vorrebbe un migliore amico costruito su misura, che risponde perfettamente alle proprie esigenze? È quello che deve aver pensato Brian, interpretato da David Earl, comico inglese che in molti hanno apprezzato nella serie After life, mentre nel costume del robot Charles c’è Chris Hayward, con il supporto del produttore Rupert Majendie a cui si deve la distorsione vocale.

Commedia dall’inconfondibile humor britannico, trae origine dall’omonimo cortometraggio del 2017 e prima ancora dallo spettacolo teatrale ideato dai due attori protagonisti che hanno poi firmato il soggetto e la sceneggiatura del film. “Siamo partiti da una live comedy – ha raccontato il regista – ma poi abbiamo avvertito l’esigenza di aggiungere altri personaggi e di arricchire questa storia divertente”. Per certi versi il robot è la metafora di quello che è il tema prescelto per l’edizione di #Giffoni2022: gli invisibili. “Brian ha bisogno di colmare un vuoto – ha continuato Jim Archer – di vincere la propria solitudine e proprio questa disperazione lo spinge verso Charles, ma la tecnologia non può essere una risposta perché non può in alcun modo sostituire le relazioni umane e sarebbe bello che in particolare i più giovani lo comprendessero. Per questo mi piace il format su cui è stato impostato questo festival: è molto interessante la presenza di tanti ragazzi, la condivisione che si crea tra di loro e che in qualche modo è quello che anche noi vorremmo far comprendere”.

Utilizzando gli strumenti del mockumentary arrivano così a un pubblico più ampio le avventure nate quasi 10 anni fa ed immaginate come esibizioni nei club di stand up comedy. Un viaggio nel quale la comicità più acre degli spettacoli live si è addolcita in forma di favola moderna. Se negli spettacoli Brian aveva un’attitudine più conflittuale, nel film è diventato quello per cui il pubblico non potrà fare a meno di tifare. Il film è stato presentato ai juror in sala Truffaut che hanno saputo cogliere lo humor inglese che è quasi la colonna sonora di tutto il film. La trama è avvincente. Brian, usando una vecchia lavatrice e la testa di un manichino, realizza uno strano robot che naturalmente non risponde a nessun comando. Ma nel cuore di una notte tempestosa, il robot prende magicamente vita e come Pinocchio inizia a parlare e a dimostrare curiosità verso l’ambiente che lo circonda. Ed è così che i due iniziano ad essere amici per la pelle: il robot è il perfetto antidoto alla solitudine dell’inventore. Tuttavia, man mano che il loro legame si rafforza, Charles comincia a desiderare di immergersi in quel mondo esterno a cui Brian non vuole farlo affacciare perché pieno di pericoli. Ed è qui che si innesca un gioco di intrecci e un percorso di crescita personale che porterà Brian a superare i suoi muri, le sue barriere e ad avere maggiore fiducia nei confronti del prossimo. Ma poi accadrà qualcosa di sorprendente…

Ero stato qui una quindicina di anni fa quando molti di voi erano ancora in fasce. Sono contentissimo di essere tornato a Giffoni.” Samuele Bersani ha incontrato i ragazzi della giuria nella Sala Blu del Festival. Il cantante pluripremiato – nel suo palmarès due Premi Lunezia e due Premi della Critica “Mia Martini” – è stato atteso da una folla entusiasta di conoscere l’autore di brani cult come Spaccacuore e Freak, titoli di una vasta discografia che ancora oggi, dopo trent’anni, viene cantata a memoria da ragazzi di più generazioni. Tra l’artista e i giurati è immediatamente scattata l’intesa, in una serata dove le battute si sono alternate a momenti intensi e commoventi. In poco tempo sono fioccate le prime domande che hanno toccato temi e curiosità care al pubblico dell’autore, ma anche spazi di riflessione sul dolore e la salute mentale.

La sintonia tra giffoner e Samuele Bersani nasce dalla comune passione per il cinema. “Mi sento a casa” dice l’artista “Avevo la vostra stessa età quando lavoravo in un festival del cinema della mia città, Cattolica. Vennero registi come Sam Raimi e Wes Craven, qualcosa di incredibile. Ho una passione per il cinema che va quasi oltre quella per la musica.” Un primo approccio al cinema a cui seguì un incontro fondamentale. “Quando avevo quindici anni, in pieno conflitto con i miei genitori, sono scappato di casa. Faccio l’autostop, arrivo a Roma diretto a casa di Dario Argento. Lì trovai la moglie, Daria Nicolodi che, assieme al marito, invita me e mio padre a vedere le riprese di Phenomena. Vengo dalla provincia romagnola, terra di cineasti. La mia scrittura è sempre stata condizionata dal cinema dalla fotografia e dalle immagini.”

Un altro incontro, quello che cambierà la vita di Samuele Bersani, è con Lucio Dalla. “Scrivo a diciassette anni una canzone, Il mostro che porto al concerto di Dalla e tramite persone dell’entourage riesco a trovare un momento per fargliela ascoltare. Mi dice di trovarla molto bella e mi fa di rimanere lì. È il ’92 e, a ventuno anni, canto davanti seimila persone dopo che Caruso. Da lì diventa il mio discografico, il mio produttore e uno dei miei migliori amici. Mi manca tanto, ma sento ancora la sua presenza. […] Il tuo migliore amico resterà sempre con te.” Un primo momento di commozione che apre un lungo discorso sulla sensibilità e la cura di sé. “Ho sempre raccontato da adolescente di aver sofferto, da adolescente, di ansia quando ancora non era ancora un fenomeno così globale. Purtroppo adesso è comune, penso all’impatto di questi ultimi due anni sui ragazzi. […] Mi dispiace sentire parlare di attacchi di panico perché so cosa vuol dire. L’attacco di panico arriva, ma poi va via. Non siate schiavi dell’idea che rimarranno a farvi compagnia.” Con il regalo della giuria, un corno scaramantico, si chiude l’incontro con il cantautore. Bersani è stato salutato dagli applausi del pubblico concludendo quella che per i giurati resterà un’esperienza indimenticabile.

Prima un tour per la cittadella e poi l’incontro con il Dream team di Giffoni Innovation Hub. Il sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli, parla ai ragazzi a cuore aperto. “Il mondo si va modificando rapidamente sotto i vostri occhi e voi dovete essere gli attori principali. Voi avete il diritto di chiedere. Fate richieste razionali, concrete, che mettano l’interlocutore nella condizione di dover corrispondere, di non scappare”. Ad accompagnare il sindaco, il fondatore del Giffoni, Claudio Gubitosi: “Enzo è sindaco di una città bellissima, Salerno. Io dico sempre ‘la mia città’. Oggi Enzo è chiamato, in un momento difficile e complicato, a portare avanti i sogni e i bisogni di una comunità. In una situazione così complessa, io non so come fa un uomo che svolge un ruolo di sindaco”. A ricevere il primo cittadino della città di Arechi, anche il direttore generale del Giffoni, Jacopo Gubitosi, e il presidente Piero Rinaldi. “Sono molto felice e ringrazio Claudio per questa opportunità. Gli sono grato per quanto ha realizzato e per quanto realizzerà: Giffoni è un unicum, un caso di studio, un modello sul quale indagare”, afferma il sindaco Napoli.

Poi, parlando ai giovani: “Vedo sulla vostra maglietta la scritta Dream team. Gubitosi ha avuto e ha una visione che ha comportato quello che è sotto i nostri occhi. Questa – dice guardandosi intorno – è una struttura formidabile, di grande bellezza. Io – sorride – una volta facevo l’architetto”. Il primo cittadino parla della sua città e sottolinea l’importanza di fare rete: “Salerno è una città policentrica, si pone tra due costiere e all’interno di un comprensorio archeologico di eccezionale valore. È una città cerniera”. E aggiunge: “Salerno offre anche servizi di relazione: aeroporto, porto, alta velocità, le vie del mare, il campus di Fisciano e tutta una serie di servizi che rendono più viva e intraprendente questa realtà. E grazie all’intelligenza di Claudio siete un altro polo fondamentale nella nostra provincia e nella nostra regione”. Poi, citando il saggio di Alessandro Baricco The Game, parla direttamente al cuore del Dream team: “Come scrive Baricco, le giovani generazioni hanno codici espressivi linguistici diversi sostanzialmente dalle generazioni precedenti. Noi avevamo tempi e modalità di pensieri diversi rispetto ai vostri”. E distingue tra la “visione verticale” delle vecchie generazioni e quella “orizzontale” delle nuove, “una capacità di pensiero che permette di capire più aspetti di una cosa mettendoli in relazione in modo rapidissimo. La velocità – precisa – non va a scapito dell’attenzione, della serietà, della cultura”. Per il sindaco, tutto questo creerà “un circuito virtuoso incredibile”. Prima di ricevere in dono l’uniforme del Dream team, l’ultimo appello ai ragazzi: “Il Covid lascia in eredità una capacità di lavoro da remoto. Però la presenza fisica, il guardarsi negli occhi, le amicizie che nascono fra di voi in queste giornate, sono qualcosa di incommensurabile, irrinunciabile. Così come il lavoro di gruppo: è qualcosa di valore inestimabile”.

L’orgoglio per i risultati conseguiti e soprattutto la determinazione per i traguardi da raggiungere. Valeria Fascione, assessore regionale alla Ricerca, Innovazione e Start Up lancia dalla Cittadella del Cinema di Giffoni, e insieme al Giffoni, una nuova importante sfida per il territorio: “La Campania può e deve diventare hub internazionale della trasformazione digitale e della innovazione. Abbiamo intelligenze, talenti, energie, creatività, visione e pragmatismo per raggiungere questo obiettivo e il dovere, politico e comunitario, di proiettarci verso questa dimensione“.

L’esponente di Palazzo Santa Lucia presiede la tavola rotonda organizzata da Giffoni Innovation Hub che riunisce i “principali innovatori” campani. Un incontro per fare il punto della situazione sul passato più prossimo ma anche per iniziare a “programmare” il futuro partendo dalla realtà (del) presente: “In questi anni il nostro ecosistema ‘ricerca e innovazione’ è cresciuto e si è consolidato dimostrando dinamismo e maturità – ha sottolineato Fascione-. Siamo terzi in Italia per il numero di start up, che oggi sono milletrecento. Ma  soprattutto siamo la regione che dal 2015 ha avuto il più elevato tasso di crescita nel settore. È un dato importante che racconta di una Campania virtuosa, operosa, che attrae e produce investimenti generando valore, condivisione di valori e best pratice“. Il trend positivo interessa  anche gli incubatori certificati. Il sesto della regione si chiama ‘Incubatore Campano’ e ha sede a Caserta.  “Siamo davvero molto soddisfatti perché adesso tutte le province della Campania risultano coperte -ha spiegato Fascione-. Grazie a questi luoghi fisici e identitari le giovani generazioni possono essere ascoltate e accompagnate in un percorso di costruzione e di crescita di nuove professionalità“. Fondamentale, da questo punto di vista, lo spirito di squadra. Vero e proprio collante decisivo per il raggiungimento dei traguardi più ambiziosi: “Tutti questi soggetti – ha rimarcato Fascione- lavorano senza alcuna  logica di campanile. Si sentono gruppo e fanno gruppo. Non è un fatto scontato e soprattutto è la dimostrazione di come la nostra regione sia effettivamente una piattaforma aperta e collaborativa che opera in comunione d’intenti. Solo così si può andare lontano“.

E sempre più  lontano è destinato ad andare il festival di Giffoni. Nato da una idea di Claudio Gubitosi e già diventato nei suoi primi cinquantadue anni di vita un luogo unico al mondo dove i ragazzi possono toccare  i sogni con la mano e viverli con il cuore. “Giffoni è una realtà straordinaria con una energia straordinaria -ha detto Fascione-. Da sempre dimostra una grande capacità di aprirsi al futuro e alla sue sfide, di raccogliere e vincere queste sfide senza mai venire meno ai valori di inclusione, amicizia, solidarietà, fratellanza che lo hanno ispirato fin dal principio. Ha una evidente visione strategica del domani e la capacità di costruire ponti di dialogo con questo domani. Insieme a Giffoni lavoreremo in modo particolare per la valorizzazione dei migliori talenti creativi“. Dal domani all’oggi: tappa obbligatoria  sugli invisibili, tema di Giffoni 2022. “Non è solo un tema ma un messaggio politico importantissimo  che chiama alla consapevolezza della  responsabilità quei soggetti come la politica, l’Università e le imprese che invece sono connotate da aspetti di particolare visibilità -ha affermato l’assessore Fascione-. Questi mondi e chi li rappresenta hanno il dovere costruire opportunità visibili e reali per chi opportunità non ne ha“.

Poi un passaggio sulla programmazione 21/27: “Ogni area di specializzazione è sempre più contaminata dalle altre e bisogna necessariamente lavorare in ecosistemi aperti“. Sui fondi regionali: “La dotazione resta di 550 milioni. Ci muoveremo in continuità con il passato“. E infine sul Pnrr: “Peccato che il governo sul lato della innovazione, della ricerca e della digitalizzazione -ha evidenziato Fascione- abbia avuto un approccio molto centralizzato. Non c’è stata condivisione con le Regioni e questo ha reso  impossibile la creazione delle necessarie sinergie per valorizzare risorse e interventi“. “Detto questo -ha concluso l’esponente di Palazzo Santa Lucia- la Campania è riuscita ugualmente ad attrarre risorse finanziarie, partnership e grandi imprese recependo le linee guide strategiche e di indirizzo sulla quali il governo intende puntare proprio in riferimento al nostro territorio“.

Annandrea Vitrano e Claudio Casisa, conosciuti dal popolo giovanile e non solo come “I Soldi spicci”, arrivano al cinema; dal 15 settembre il Duo comico siciliano, giunto alla fama grazie al web ma con alle spalle esperienze teatrali e televisive, sarà distribuito da Medusa Film “Un mondo sotto social”, film che si prefigge di analizzare, far riflettere e divertire il pubblico sull’influenza positiva e talvolta negativa dell’universo dei social network nelle nostre vite quotidiane. Ospiti della seconda giornata del Giffoni Film Festival, in una Sala Truffaut gremita di giffoner, la coppia (nel lavoro come nella vita) ha raccontato come sia stato emozionante guardare gli attori dalla parte tecnica propria di un regista: “Il film lo devi girare due volte– raccontano- una prima volta nella tua mente e la seconda con gli attori e con la tua troupe. Un lavoro di cui senti la responsabilità dato che, ancor oggi, vi sono non pochi pregiudizi verso artisti che provengono da You Tube. Siamo consapevoli che, nel mondo del web i tempi si sono molto ristretti ma non abbiamo mai rinunciato al piacere della scrittura ed all’importanza della parola. Preferiamo pubblicare i nostri video quando abbiamo qualcosa da dire o da condividere“.

Un film, “Un mondo sotto social”, che racconta e denuncia anche la mania di volersi raccontare perfetti ed impeccabili. “Ognuno è perfetto perche è unico“- dichiarano i due comici ai tanti ragazzi interessati- e non abbiate paura delle delusioni, delle mancate selezioni, dei fallimenti. Ogni porta chiusa può significare un portone aperto. Anche a noi è capitato di non essere stati selezionati da Zelig anche dopo molti apprezzamenti di pubblico allo Zelig Lab, ma abbiamo avuto la possibilità di esibirci a Colorado, realizzare film ed oggi siamo in una Sala storica di un Festival come il Giffoni parlando a ragazzi meravigliosi“. Un dialogo, quello de “I Soldi spicci” con i ragazzi che ha toccato anche il complesso argomento dell’odio smodato che talvolta invade il web: “A chi offende gratuitamente noi non diamo importanza- dichiarano- spesso si tratta di gente frustrata, vile, che si nasconde dietro uno schermo. Odiare ed offendere non porta a nulla e questa categoria di gente merita solo di essere isolata bloccata su ogni canale conunicativo“. Il Duo comico ha molto apprezzato il tema del Festival, “Invisibili”. “Sono proprio quegli insuccessi della vita di farci sentire “Invisibili” a volte – dichiarano – la forza di volontà deve essere il segreto, in ogni contesto”. E’ interessante inoltre- concludono– ricercare la comicità nella nostra società, nel quotidiano. È un’attività molto utile e che può aiutare anche nei momenti duri per noi” .

Dai videoclip della scena musicale underground romana a quel David di Donatello che, a 24 anni, brilla, commuove e spaventa. Phaim Bhuiyan ha ispirato la Sala Verde, ‘casa’ dei giffoners appartenenti alla sezione ‘Generator +18’, raccontando qualcosa in più sulla sua carriera, esplosa ufficialmente con ‘Bangla’, pellicola cinematografica rilasciata nel 2019, con produzione targata Fandango, che l’ha portato ad essere uno dei nomi più caldi del nuovo cinema tricolore.

Per conquistare i ragazzi della “Generator +18”, a Phaim basta davvero poco. Tra battute, aneddoti e risate, tra il regista e i giffoners s’è da subito instaurato un forte legame. “Sono preso bene”, ha detto appena messo piede sul palco della Sala Verde. È la prima volta per lui a Giffoni, ma di certo non la dimenticherà facilmente. Alla platela ha raccontato dei suoi esordi, e di quell’incontro ai vertici Freemantle che giunse un po’ per caso: “È stato tutto abbastanza anomalo, quando è successo avevo vent’anni e stavo lavorando alla tesi universitaria – ha detto -. Conoscevo un videomaker che lavorava nel mio quartiere e mi propose a degli autori di Freemantle che stavano lavorando ad un programma televisivo in lavorazione”.

Fu la storia di Phaim a colpire i vertici della nota casa di produzione: “Ero un po’ spaventato perché non conoscevo bene la struttura televisiva”. Insieme all’autore Francesco Medosi lavorò a un documentario-inchiesta “L’amore ai tempi delle seconde generazioni”, che non passò inosservato agli occhi della casa di produzione Fandango: “Ci fu un incontro a cui andai con la mia docente di Università. Credevo volessero soltanto una consulenza, invece mi dissero che il racconto gli era piaciuto e mi proposero di farne un film. Dissi di sì, ma avevo paura. Credevo però fosse un treno, un’occasione che non poteva essere persa”. Così è nato ‘Bangla’, di cui Phaim Bhuiyan ne è regista, sceneggiatore e attore.

Protagoniste dell’incontro al #Giffoni2022 sono state proprio quelle paure ed ansie che hanno spesso, purtroppo, accompagnato il regista. Insicurezze che “non mi permettevano quella spavalderia di proporre un mio lavoro ad una casa di produzione”. Phaim spesso ha fatto riferimento al concetto della ‘terapia d’urto’, per affrontare e superare le paure, “ma con la consapevolezza che può sempre andare male – ha spiegato – Anche se magari si tratta soltanto di proiezioni della nostra mente, che poi non corrispondono al vero. Il ruolo del regista è quello di prendere delle decisioni, che siano giuste o sbagliate soltanto l’esperienza lo potrà dire”.

Cita Morgan Freeman e Michael Jordan, Phaim Bhuiyan, mentre risponde alle domande e curiosità dei giffoners, come quella di prendere tutto ciò che ha appreso nell’universo cinematografico e metterlo al servizio della sua terra d’origine, il Bangladesh: “Non ci ho mai pensato, ma è un’idea che potrei rubare!” afferma con ironia il regista, che a chi gli domanda di un secondo film dice, sempre col sorriso: “Se dovesse andare male andrò a vendere le rose”.

Passare dai videoclip musicali girati per strada e alle brevi clip in discoteca, fino ad un David di Donatello come miglior regista esordiente, fa un certo effetto, specialmente per un giovane sognatore come Phaim, cresciuto a pane e Bollywood, “mia madre si faceva spedire i vhs”, e che all’Università s’è poi aperto ad altre scuole cinematografiche, “dal neorealismo italiano di Monicelli alla nuova scuola di Hollywood di Spielberg”.

Prima di salutarlo, i ragazzi della “Generator +18” omaggiano Phaim Bhuiyan con l’Explosive Talent Award, riconoscimento riservato proprio ai giovani talenti del nostro cinema: “Mi ritengo privilegiato ad essere qui – ha concluso il regista -. Vi auguro di vivere la mia stessa carriera, e di ritrovarvi qui al mio posto”.