Giffoni Film Festival, il racconto della terza giornata, Polizia Postale, Guardia di Finanza, Skam ed Arisa tra gli ospiti.

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Due incontri per parlare di adescamento online e cyberbullismo, spiegare ai ragazzi quali sono i rischi che si nascondono sui social e su internet. Protagonisti dell’intensa mattinata della terza giornata della 49esima edizione di Giffoni Film Festival sono stati l’ispettore della Polizia Postale Roberta Manzo, l’assistente capo coordinatore Ciro Grimaldi e il Sovrintendente Francesco Giobbe che hanno tenuto prima la Masterclass Connect in Antica Ramiera con i ragazzi, dai 18 ai 34 anni, e poi in Sala Blu Grimaldi Lines con i Generator +13.

Un confronto con diverse generazioni per abbracciare quelle che sono le fasce di età più delicate e che troppo spesso si trovano a essere vittime o autori di adescamento o di bullismo. Tantissime le domande che i ragazzi della Connect hanno rivolto ai poliziotti.

L’utilizzo di internet se non è fatto in maniera corretta può comportare delle insidie – ha spiegato la dott.ssa Roberta Manzo, ispettore Capo della Polizia di Stato – e ci si può trovare ad essere vittime di reati o senza saperlo diventare autori di reato. Ad esempio prendere per scherzo le foto di un amico e creare un profilo con il suo nome è un reato che si definisce sostituzione di persona e violazione della privacy. Oppure accedere in un profilo altrui diventa reato. Il corretto utilizzo della rete significa attuare tutte quelle difese necessarie per evitare di diventare autori o vittime di crimini. Spesso i più piccoli vengono adescati tramite i social più conosciuti, con profili fake che riescono ad avvicinare e a indurre i minori a inviare immagini”.

Abbiate fiducia negli adulti – ha detto l’ispettore Manzo rivolgendosi ai giurati più piccoli – Non pensate al mondo adulto come qualcosa di troppo lontano dalle vostre logiche. Fidatevi della nostra esperienza e, genitori e autorità, sapranno essere guida per la risoluzione delle vostre problematiche. Abbiate rispetto per voi stessi. Non lasciate che la fiducia nelle vostre persone dipenda o possa anche solo essere influenzata dalla risposta che vi arriva dall’universo social. Dal Giffoni Film Festival può e deve partire un’onda lunga di coraggio– ha detto in conclusione l’ispettore Manzo – Un tsunami capace di ingenerare un circuito virtuoso di consapevolezza”.

L’appello lanciato dal Sovrintendente Francesco Giobbe è stato quello di fare attenzione alle email che arrivano da fonti sconosciute: “Non bisogna mai inviare dati personali tramite l’indirizzo di posta o attraverso i social network perché sono dati sensibili che possono essere rubati e usati per commettere truffe”.

Un invito a riflettere con la propria testa, invece, quello che ha chiesto ai giffoners, l’assistente capo coordinatore Ciro Grimaldi: “Riflettete sulla recente moda di mettere le foto con il volto invecchiato, secondo voi qual era l’esigenza di raccogliere tutte queste foto? Siamo stati utilizzati per una finalità a noi sconosciuta e non sappiamo quelle foto che seguito avranno nel mondo infinito di internet. Seguire la massa non sempre è la scelta giusta, bisogna ragionare con la propria testa, approfondite il contesto in cui vi trovate”.

In conclusione è intervenuto il direttore di Giffoni Experience Claudio Gubitosi, soffermandosi sull’importanza del ruolo che hanno tutte le forze di Polizia: “Queste persone sono donne e uomini che hanno deciso di dedicare la loro vita per difendere la nostra. E’ lo Stato che si esprime in tutte le sue espressioni. La Polizia Postale è un orgoglio nazionale, da anni affrontano temi molto importanti e noi continueremo ad ospitarli ogni anno”.

Quando la definizione “servitori dello Stato” esce dal cliché e recupera la sua radice più vera, la cifra più autentica e si fa storie in carne ed ossa, cuore pulsante di donne e uomini che, attraverso un viatico di rinunce e sacrifici, indirizzano le proprie giornate verso la tutela del bene comune, la tutela della vita umana, il miglioramento del nostro Paese. Emozioni intense nel corso della Masterclass Connect all’Antica Ramiera che ha visto come protagonista il Generale Viriglio PomponiComandante Regionale della Guardia di Finanza della Campania. Con lui una carrellata, ricca e completa, di testimoni, di chi ha scelto le Fiamme Gialle come missione di vita e di chi ha vissuto storie uniche proprio all’interno della Guardia di Finanza.

Ad introdurre la discussione, costruttiva e partecipata, il direttore Claudio Gubitosi. “In questa masterclass – dichiara – ci sono persone che scelgono di stare a Giffoni con una grossa motivazione, perché qui trovano qualcosa di speciale. In questi giorni possiamo metterci in relazione con il nostro Stato, con il nostro Paese. Insieme abbiamo modo di capire quali sono gli organi dello Stato e di cosa si occupano. In questo caso incontriamo la Guardia di Finanza che si occupa di chi mette in difficoltà il nostro Paese, a tutela degli onesti. Sono persone che hanno un forte impegno, una missione, e a volte arrivano fino al punto di sacrificare la propria vita per il bene di ciascuno di noi”.

Entra immediatamente in modalità Giffoni il Generale Pomponi: “Abbiamo avvertito da subito – afferma – una sintonia con questo luogo, con il direttore, con lo spirito di questo evento. E anche noi, come i ragazzi, siamo venuti qui per scoprire qualcosa. Vogliamo interagire con i giurati, è per noi un’occasione molto importante”.

Il Generale Pomponi inizia un esaustivo viaggio nel passato, ripercorre la storia del Corpo, ne elenca caratteristiche, compiti, articolazioni territoriali, divisioni per competenza ed aree di intervento: “La cosa su cui vi chiedo di puntare la vostra attenzione, però – dice rivolgendosi ai masterclassers – sono i nostri valori”. Valori a cui la Guardia di Finanza si ispira sin dal 1774 anno della sua fondazione come Corpo speciale che si occupava di presidiare i confini del Regno e, ancora, i passaggi storici dell’Unità d’Italia fino al 1923 quando nasce la polizia tributaria e investigativa che molto si avvicina, per compiti e caratteristiche, all’attuale assetto della Guardia di Finanza. Che ancora rappresenta un unicum a livello internazionale. Lo spiega bene il Generale: “Abbiamo un compito di tutela del bilancio militare – dice – all’interno di una organizzazione che resta militare. Il nostro è uno speciale corpo di polizia con compiti investigativi che dipende dal Ministero delle Finanze ed è organizzato secondo un assetto militare tanto che abbiamo compiti di difesa e di ordine pubblico. Siamo una polizia economica e finanziaria ma a forte vocazione sociale, così come felicemente ci definisce il nostro Comandante generale”.

Attualmente la Guardia di Finanza ha un organico di 56mila uomini e per il 2019 è chiamata a dare esecuzione ed operatività a 48 piani operativi definiti dal Ministro delle Finanze. Il Generale Pomponi si sofferma su alcuni campi di intervento specifici, partendo dai controlli sugli appalti e sull’utilizzo di fondi pubblici: “Giffoni – tiene a rimarcare al riguardo – è un esempio virtuoso di utilizzo di risorse pubbliche. Non sempre è così e questo è uno dei temi che affrontiamo”. Poi la lotta alla criminalità organizzata, alla corruzione: “Oggi – dichiara – ci troviamo di fronte ad una criminalità organizzata che non arretra, ma che cambia pelle perché va ad inserirsi direttamente nel tessuto economico e nella gestione aziendale o, peggio, nell’apparato amministrativo, infiltrandosi direttamente nelle amministrazioni. Ecco perché oggi carpirne la presenza non è facile”.

Toccante la testimonianza del tenente Emanuele Schifanifiglio di Vito Schifani, componente della scorta di Giovanni Falcone, morto a 27 anni nella strage di Capaci, simbolo delle vittime di mafia, servitore dello Stato vero. Un esempio che rivive nelle scelte del figlio Emanuele, che in quel terribile 1992 aveva solo pochi mesi. Oggi il tenente Schifani guida i baschi verdi di Napoli, il reparto anti-terrorismo – pronto intervento di Napoli ed è in procinto di trasferirsi a L’Aquila presso la Scuola Sovrintendenti e Ispettori: “Papà era un poliziotto – racconta ai ragazzi della Connect – io porto una divisa diversa perché crescendo ho capito che aveva ragione chi diceva che bisogna seguire i soldi per stanare i mafiosi, anche all’estero. Rendendomi conte di questo ho deciso di seguire le orme di papà, ma ho fatto per certi versi un po’ di testa mia e ho deciso di arruolarmi nella Guardia di Finanza. C’è una motivazione che nasce dal mio passato ma anche dal mio presente perché a Napoli mi sono immerso in una realtà davvero difficile e complessa. Ringrazio gli uomini che ho comandato in questi anni. Oggi i baschi verdi sono una vera e propria famiglia per me. Ci trovate in strada a prevenire quelli che sono i fenomeni illeciti che possono minare il corretto svolgimento delle attività economiche, ma anche per tutelare la sicurezza. Ad Ischia, per il terremoto, siamo stati i primi ad arrivare. Nella lotta alle ingiustizie e alla criminalità, non devono essere solo le istituzioni a lavorare per il contrasto. Si tratta di una battaglia che abbiamo vinto in passato, certo con un tragico epilogo. Dobbiamo, perciò, sapere che ogni singola azione nostra può essere utile perché ognuno di noi è lo Stato. Per avere uno Stato che funzioni dobbiamo funzionare prima noi nel nostro piccolo. Si può sempre fare qualcosa. Non sentiamoci persi. Io ci credo, ora tocca a voi”.

A seguire, il risvolto “avventuroso” del corpo. Quello che mette insieme il controllo del mare con l’attività aerea. Ne parla ai masterclassers Stefano Bastoni, comandante del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Napoli. “Il mio reparto – spiega – rappresenta il corpo in quella tradizionale origine di guardie confinarie da cui deriviamo. L’Italia ha tantissimi chilometri di costa. Abbiamo, perciò, un’importante presenza regionale a presidio della linea di costa ed una componente in grado di affrontare operazioni di polizia più articolate. È una componente importante che si integra perfettamente con il corpo. Siamo un’unica essenza e siamo vicini al cittadino”.

Guardia di Finanza è anche Soccorso Alpino. Lo spiega ai ragazzi presenti il maresciallo Lorenzo Gagliardi che guida la Stazione Sagf di Roccaraso. È stato il primo ad arrivare sul posto della tragedia di Rigopiano, il resort abruzzese travolto da una valanga nel gennaio del 2017. Il primo ad arrivare perché, insieme ad altri undici uomini, scelse di recarsi sul posto con gli sci piuttosto che attendere lo sgombero della strada: “Abbiamo 26 stazioni su tutto il territorio nazionale e contiamo 350 unità con 50 unità cinofile. La nostra mission è la salvaguardia della vita umana”. E l’emozione fa capolino sul suo volto quando parla dell’esperienza di Rigopiano: “Arrivati davanti al resort – dice – ci siamo trovati di fronte ad una scena molto toccante e che non dimenticherò mai. L’albergo era totalmente crollato e tutto ricoperto da neve e da alberi. Siamo andati nel parcheggio che ospitava gli unici due superstiti. Ci hanno detto che all’interno c’erano ventinove persone. Abbiamo capito che bisognava cercarli e fare presto. Aver trovato i bambini in vita è stata la gioia più grande. Perché è stato come trovare figli nostri. Un’emozione indescrivibile”.

E poi le emozioni dell’agonismo, dello sport, le sfide più avvincenti del gruppo Polisportivo delle Fiamme Gialle, quello che consente di portare nel mondo le eccellenze dello sport italiane. Testimoni a Giffoni sono state i marescialli Antonietta De Martino, salernitana, tra i volti scelti per il murale delle Universiadi appena concluse in Campania, e Rosaria Console, ancora oggi in attività e che sogna di partecipare alle Olimpiadi dell’anno prossimo.

Emozioni anche per le loro gesta sportive, i primati nazionali, le medaglie. Ma anche le rinunce, i sacrifici, gli infortuni. “Ho fatto atletica leggera – racconta Antonietta De Martino – e ho avuto un grande supporto delle Fiamme Gialle. Avevo mille sogni: costruirmi una famiglia e salire sul tetto del mondo e ce l’ho fatta grazie alla Fiamme Gialle. Far parte di questa famiglia è stata un grande supporto. Fino a quel 2.02 nel salto in alto con cui ho strappato il primato italiano a Sara Simeoni. È stato un trampolino per me. Volevo migliorarmi ed è stata un’opportunità. Mi sentivo serena per il supporto che ho avuto dalle Fiamme Gialle”. “Dietro le nostre vittorie ci sono tanti sacrifici e rinunce – conferma il maresciallo Console – Indossare quella maglia è stata ed è un’esperienza bellissima. Adesso il mio obiettivo è quello delle Olimpiadi 2020. La nostra una sfida continua e tutto questo rende avvincente quest’esperienza”. E la presenza delle due atlete offre al vicesindaco di Giffoni, Antonio Andria, la possibilità di ricordare la figura dell’atleta Pasquale Giannattasio, primatista giffonese delle Fiamme Gialle, con diversi ori al suo attivo.

Scambio di omaggi per chiudere la bella mattinata. Al generale Pomponi la Riggiola d’Arte Giffoni 2019. Al direttore Claudio Gubitosi, al presidente di Giffoni Experience, Pietro Rinaldi, ed al sindaco di Giffoni Valle Piana, Antonio Giuliano, il simbolo della Guardia di Finanza. “Un giorno da ricordare”, chiosa il direttore Gubitosi. “Abbiamo scritto una pagina di storia di Giffoni”, aggiunge il primo cittadino.

Il finale è di sicuro rappresentato dall’intervento del giovane Nico Tricomi: “Il vostro lavoro è meritorio. Ma oggi c’è uno strappo da ricucire tra i giovani e la divisa. C’è una diffidenza di fondo. Io prometto di parlare delle vostre storie ogniqualvolta sentirò qualche mio coetaneo che mette in cattiva luce il vostro operato. Come fare a ricucire questo strappo?”. Per il generale Pomponi non ci sono dubbi: si può iniziare da Giffoni: “Tutto quello che succede qui migliora il mondo. E allora basta anche un sorriso quando ci incontrate per iniziare a cambiare l’approccio con noi. Perché noi siamo al servizio dei cittadini e vogliamo il bene dei cittadini”.

Il progetto “Deep Web” è stato presentato in anteprima assoluta per la 49esima edizione di Giffoni Film Festival di fronte a centinaia di ragazzi della giuria +16 che hanno invaso la Sala Truffaut per assistere alla proiezione di due video speciali: lo spot dal titolo “Basta scivolare una volta” e il cortometraggio “Ad un passo”. Il progetto è stato realizzato da Orientare, associazione culturale di Cagliari e dall’Impresa Sociale Nuovi Scenari di Nuoro, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Dipartimento per le Politiche Antidroga nell’ambito dell’avviso pubblico “Prevenzione e contrasto al disagio giovanile”.

Basta scivolare una volta” è il titolo dello spot diretto da Giuseppe Novellino che ha come protagonista Marco. Il giovane è davanti al suo pc e appare chiaramente combattuto. Sta per accedere in qualcosa che sembra non dia la possibilità di tornare indietro. Altri ragazzi, con i loro computer e smartphone decidono di cliccare, per accedere in questo mondo oscuro, rimanendo così intrappolati nei loro dispositivi.

Il corto dal titolo “Ad un passo” , diretto da Francesco Petrone, ha suscitato suspense ed emozione nei volti dei giffoners: il protagonista è Leo, un giovane di 17 anni appassionato di violino, desidera fortemente uno smartphone di ultima generazione che ha prezzi davvero proibitivi. Per procurarsi il denaro decide di vendere il violino, ma nonostante ciò i soldi non gli bastano, ed è così che trova la soluzione entrando nel vortice del deep web.

Il deep web, ovvero il web profondo, è un luogo virtuale dove è possibile compiere qualsiasi azione in maniera del tutto anonima. Si tratta di una parte di internet non indicizzata dai motori di ricerca tradizionali, in cui ci sono regole diverse rispetto al classico web. Infatti, in questa sezione oscura di internet agiscono non solo i curiosi ma soprattutto i truffatori, gli hacker professionisti e criminali pronti a raggirare gli utenti inesperti, duplicando le identità digitali o rubando dati bancari e informazioni sensibili.

In tal senso gli obiettivi del progetto sono quelli di educare i più giovani, e non solo, a un uso corretto e responsabile del web, imparare ad evitare i rischi che ogni giorno si nascondono dietro quello che può sembrare un semplice click.

A salire sul palco della Sala Truffaut sono stati Pino D’Antonio di Orientare e Alessandro D’Ambrosio, presidente di Impresa Sociale Nuovi scenari, accompagnati dagli studenti e dai docenti delle quattro scuole che hanno lavorato insieme per realizzare i due video: il liceo artistico e musicale “Foiso Fois” di Cagliari, il liceo scientifico statale “G. Spano” di Sassari, l’istituto tecnico S. Satta di Nuoro e l’istituto Tecnico Lorenzo Mossa di Oristano.

Si tratta di un progetto in cui al centro ci sono i ragazzi, i giovani della vostra età. Da una parte la grande opportunità che il mondo della rete ci offre – ha spiegato D’Antonio – dall’altra le numerose insidie. Il senso del nostro lavoro era proprio quello di lanciare il messaggio che oggi è sempre più attuale, ovvero la rete va gestita in maniera consapevole, appartiene ormai alla nostra vita quotidiana ma bisogna essere a conoscenza dei rischi che essa nasconde, senza demonizzare quello che è internet. Il soggetto del corto è stato scritto dai nostri ragazzi e poi con la troupe di Giffoni abbiamo potuto realizzare questo video e penso che solo grazie a queste collaborazioni sia possibile concretizzare progetti di questo tipo, le scuole sono il luogo più adatto per lanciare questi messaggi positivi ai ragazzi di tutt’Italia”.

D’Ambrosio ha, invece, sottolineato la necessità di diffondere tutte le informazioni necessarie per navigare in maniera sicura su internet annunciando il seguito che avrà il cortometraggio dopo l’anteprima di Giffoni. “Dopo la presentazione tenutasi quest’oggi, il cortometraggio sarà diffuso, oltre che attraverso i social network più famosi, in tutte le sale cinematografiche della Sardegna, con l’intento di parlare a chiunque, non solo ai più giovani”.

Il progetto “Deep Web” è stato presentato in anteprima assoluta per la 49esima edizione di Giffoni Film Festival di fronte a centinaia di ragazzi della giuria +16 che hanno invaso la Sala Truffaut per assistere alla proiezione di due video speciali: lo spot dal titolo “Basta scivolare una volta” e il cortometraggio “Ad un passo”. Il progetto è stato realizzato da Orientare, associazione culturale di Cagliari e dall’Impresa Sociale Nuovi Scenari di Nuoro, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Dipartimento per le Politiche Antidroga nell’ambito dell’avviso pubblico “Prevenzione e contrasto al disagio giovanile”.

Basta scivolare una volta” è il titolo dello spot diretto da Giuseppe Novellino che ha come protagonista Marco. Il giovane è davanti al suo pc e appare chiaramente combattuto. Sta per accedere in qualcosa che sembra non dia la possibilità di tornare indietro. Altri ragazzi, con i loro computer e smartphone decidono di cliccare, per accedere in questo mondo oscuro, rimanendo così intrappolati nei loro dispositivi.

Il corto dal titolo “Ad un passo” , diretto da Francesco Petrone, ha suscitato suspense ed emozione nei volti dei giffoners: il protagonista è Leo, un giovane di 17 anni appassionato di violino, desidera fortemente uno smartphone di ultima generazione che ha prezzi davvero proibitivi. Per procurarsi il denaro decide di vendere il violino, ma nonostante ciò i soldi non gli bastano, ed è così che trova la soluzione entrando nel vortice del deep web.

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Si tratta di un progetto in cui al centro ci sono i ragazzi, i giovani della vostra età. Da una parte la grande opportunità che il mondo della rete ci offre – ha spiegato D’Antonio – dall’altra le numerose insidie. Il senso del nostro lavoro era proprio quello di lanciare il messaggio che oggi è sempre più attuale, ovvero la rete va gestita in maniera consapevole, appartiene ormai alla nostra vita quotidiana ma bisogna essere a conoscenza dei rischi che essa nasconde, senza demonizzare quello che è internet. Il soggetto del corto è stato scritto dai nostri ragazzi e poi con la troupe di Giffoni abbiamo potuto realizzare questo video e penso che solo grazie a queste collaborazioni sia possibile concretizzare progetti di questo tipo, le scuole sono il luogo più adatto per lanciare questi messaggi positivi ai ragazzi di tutt’Italia”.

D’Ambrosio ha, invece, sottolineato la necessità di diffondere tutte le informazioni necessarie per navigare in maniera sicura su internet annunciando il seguito che avrà il cortometraggio dopo l’anteprima di Giffoni. “Dopo la presentazione tenutasi quest’oggi, il cortometraggio sarà diffuso, oltre che attraverso i social network più famosi, in tutte le sale cinematografiche della Sardegna, con l’intento di parlare a chiunque, non solo ai più giovani”.

Il progetto “Deep Web” è stato presentato in anteprima assoluta per la 49esima edizione di Giffoni Film Festival di fronte a centinaia di ragazzi della giuria +16 che hanno invaso la Sala Truffaut per assistere alla proiezione di due video speciali: lo spot dal titolo “Basta scivolare una volta” e il cortometraggio “Ad un passo”. Il progetto è stato realizzato da Orientare, associazione culturale di Cagliari e dall’Impresa Sociale Nuovi Scenari di Nuoro, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Dipartimento per le Politiche Antidroga nell’ambito dell’avviso pubblico “Prevenzione e contrasto al disagio giovanile”.

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D’Ambrosio ha, invece, sottolineato la necessità di diffondere tutte le informazioni necessarie per navigare in maniera sicura su internet annunciando il seguito che avrà il cortometraggio dopo l’anteprima di Giffoni. “Dopo la presentazione tenutasi quest’oggi, il cortometraggio sarà diffuso, oltre che attraverso i social network più famosi, in tutte le sale cinematografiche della Sardegna, con l’intento di parlare a chiunque, non solo ai più giovani”.

Ludovico Bessegato, regista e showrunner di SKAM ITALIA, la serie remake del teen drama norvegese, ringrazia il Giffoni 2019 per l’invito: “Siamo particolarmente grati al festival per averci voluto qui tra gli ospiti”. Accanto a lui per il talk stampa hanno raccontato i retroscena di questo esperimento cross-mediale prodotto da TIMVision con Cross Production il regista della terza stagione Ludovico Di Martino e quattro giovani protagonisti del cast: Ludovica Martino (Eva), Federico Cesari (Martino), Giancarlo Commare (Edoardo) e Pietro Turano (Filippo).

I fan sono in attesa di una quarta stagione, già in fase di scrittura: “La vorrei incentrare sul personaggio di Sana – spiega Ludovico Bessegatoe per farlo ho speso una settimana a casa di una famiglia musulmana, partecipando a matrimoni e anche al ritiro dei giovani credenti”.

L’eco del nostro remake ha fatto il giro del mondo – conferma Ludovico Di Martinoe ci capita di ricevere messaggi dai posti più diversi, dalla Cina al Sud America”. Moltissime, poi, le testimonianze di ragazzi che hanno confidato agli attori i loro problemi. “A me una fan – spiega Federico Cesariha persino regalato il diario in cui ogni giorno ha raccolto i suoi pensieri”.

Io ho incontrato una mia coetanea – aggiunge Ludovica Martino – che mi ha raccontato dal vivo di aver subito una situazione di bullismo molto simile a quella di Eva. Mi ha fatto capire l’importanza dell’ascolto da parte nostra e l’impatto che un personaggio possa fare nella vita delle persone”. I messaggi più frequenti? Quelli di adolescenti che hanno trovato la forza di fare coming out ai genitori, spesso mostrando qualche puntata della seconda stagione incentrata proprio sulla scoperta dell’omosessualità di Martino.

Quando entrano nello spazio dedicato alle masterclass, gli artisti non sanno che saranno accolti da una sigla: quella sigla – un piccolo medley voci e chitarre – è il regalo che fanno loro i masterclassers di Giffoni, il contributo più generoso dei ragazzi agli incontri. Neanche Arisa se lo aspettava, ma lei viaggia anche questa volta controvento: non si ferma ad ascoltare come fanno di solito gli altri ospiti, ma si unisce subito al coro lasciando che siano però i ragazzi a guidare. Va dove la porta la musica.

La prima domanda che le pongono Francesco Raiola (curatore delle pagine musicali di Fanpage) e l’ormai veterano delle masterclass musicali Davide Poliani di Rockol è: ma “Arisa is present che significa?” Perché il titolo dell’incontro lo ha voluto lei ed ogni giornalista ha un’interpretazione diversa. Rosalba è sempre spiazzante e replica candidamente: “Che deve significare?! Significa che sto qui, come a scuola!”. Ma non è proprio così semplice se poi continua a raccontare che per lei la vita è come una scuola, e le piace molto mettersi in una posizione d’ascolto ogni giorno, come a scuola. Sì, dice proprio “Di ascolto”, lei che tutti i ragazzi vorrebbero sentir parlare e cantare.

E quindi viene immediato chiederle quali ascolti l’abbiano segnata: “Jovanotti è stato un mentore per me, in Lorenzo 1994 dice ‘Cerca di essere uomo prima di essere gente’ e io così faccio, sono prima di tutto una persona e cerco di costruire il mio repertorio sui contenuti che possono essere rivolti alle persone. Non metto al primo posto la mia dote di interprete, metto al primo posto la possibilità che mi è stata data di comunicare con le persone”.

E per poter comunicare con le persone sceglie canzoni che trattino temi riguardanti prima di tutto gli altri, che dicono qualcosa di loro a loro. Come nell’ultimo suo album, dove ci sono canzoni quali “Il futuro ha bisogno d’amore”, un pezzo che tratta delle difficoltà che stiamo vivendo nel nostro Paese nel riconoscere i diritti altrui. Oppure l’invito ad accettare se stessi in “Così come sei”, scritta per l’associazione Never Give Up, una Onlus che si occupa dei disturbi alimentari nell’adolescenza.

Il cambiamento come arma di resistenza, è questo che racconta oggi Arisa: “Cosa è per te il cambiamento? – le chiede Francesco – Dici di amarlo, cambi etichetta, look, genere musicale, ma non ti fermi mai?”. “Quando ero bambina mi sono promessa di essere sempre me stessa, protagonista della mia vita, è così faccio: se non mi sento a posto, cambio. Non so bene che cosa sono, se sono un’interprete, una cantante, se sono un’artista, un’estetista (prima lo facevo e mi dava grande soddisfazione). So solo che voglio provare ad essere felice e per fare questo mi adopero. E quando mi sembra di non riuscirci… cambio! Sono coraggiosa, sin da bambina avevo così tanta paura che per non sentirla mi buttavo.  L’importante è restare ben saldi alle cose cardine, come la propria famiglia. Il resto va, ti evolvi con la vita. Ed è bellissimo, perché è possibile che il cambiamento ti spinga in luoghi che non avresti mai pensato”.

Arisa non fa nulla per nascondere la sua inquietudine, ma una pillola contro quel male ce l’ha: “Quando vado giù, mi riprendo con la musica o imparando cose diverse; è come se un abito posato su una gruccia, la gruccia cade e il vestito scivola; se sento la musica la gruccia ritorna su e l’abito riprende il suo posto. La musica rimette a posto le cose”.

Una Giffoner le chiede se si senta a suo agio con la definizione che le è stata data di “usignolo della musica italiana”. Di nuovo imprevedibile la replica: “Io mi sento un usignolo, io mi sento un uccello: quando una mamma-uccello dà il cibo ai suoi pulcini, il loro becco diventa a rombo, come la mia bocca! Quando mi raso i capelli mi sento un uccello, quando mi faccio la cresta in testa sono una gallina, ho le gambe piccole e nel tronco sono corpulenta come un uccello con la panciotta e le zampette fini. Quindi sì, anche per la mia forma fisica, io mi sento un uccello.Come nel buddismo tibetano, è possibile che io in un’altra vita sia stata un uccello.”

Fulvio Risuleo, il padre de Il Caso Ziqqurat, si è raccontato ai masterclassers nell’appuntamento pomeridiano delle Masterclass Cult. Il giovane regista ventottenne, con il primato di allievo di regia più giovane del Centro Sperimentale di Cinecittà, dopo il successo di Cannes grazie ai corti Lievito madre e Varicella è approdato all’ideazione della prima web serie interattiva totalmente prodotta in Italia.

L’idea alla base de Il Caso Ziqqurat è tanto semplice quanto fuori dalle righe”, ha spiegato Risuleo. “Si tratta di un esperimento seriale, ma privo di linearità. Un giallo strutturato in otto puntate, la cui durata può variare dai tre ai quattro minuti, che possono essere viste anche senza un ordine preciso. A fare eccezione è solo la prima e l’ultima puntata”.

Un divertente gioco mentale, che prende piede a partire dalla misteriosa morte del marionettista del pupazzo protagonista di una trasmissione per bambini, raccontandone i passaggi salienti attraverso le varie fasi dell’indagine. “Era già da tempo che immagino un prodotto destinato alla rete, ma che non si piegasse alle solo logiche delle grandi piattaforme di intrattenimento. Partito da questo assunto, ho ritenuto utile ideare qualcosa che poteva avere senso solo in rete. E non facesse comunque avvertire l’assenza di un circuito più grande o del grande schermo”, ha proseguito Risuleo.

Alla base del successo della web serie la forza generata dal contrasto evidente tra il colorato universo dell’intrattenimento per bambini e un efferato caso di omicidio. “Mi ha sempre fatto sorridere la serie di notizie false che volevano Danilo Bertazzi, l’indimenticato Tonio Cartonio della Melavisione, come protagonista di svariati casi di cronaca nera. Anche da questo amore per la dietrologia che è sempre esistito nel grande pubblico, in quella maniacale ricerca del torbido nel mondo dello spettacolo e in special modo dell’intrattenimento per i bambini, che ho cercato di ideare una finzione che per alcuni versi potesse anche apparire un documentario”.

E a chi si domanda se il grande pubblico possa essere pronto per questo passo in avanti nel macro circuito dell’intrattenimento, Fulvio Risuleo ha ben chiaro cosa rispondere: “Bisogna diversificarsi, aprirsi alle possibilità infinite che l’intrattenimento e lo sconfinato universo di internet possono garantire. Bisogna solo immaginare scenari possibili e tentare di concretizzarli”, ha concluso il regista.