Gallozzi (Marina d’Arechi) a Giffoni Experience: “Sono ottimista. L’Italia ce la farà, ma servono una visione di lungo periodo e tanta competitività”.

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E’ il deus ex machina del Marina di Arechi di Salerno, uno dei porti turistici più belli e più moderni d’Italia, disegnato da Calatrava, varato nel 2012 con i primi 500 posti barca, una scommessa per il territorio, una scommessa che è stata vinta. A corredo è nato il Salone “Salerno Boat Show” e, ancora, servizi ed eventi che hanno fatto in pochi anni del Marina di Arechi non un semplice approdo per diportisti, ma un vero e proprio distretto nautico. Dietro c’è la laboriosità visionaria di Agostino Gallozzi che è stato ospite del direttore di Giffoni Opportunity in quello che è ormai diventato un must di questa fase di emergenza, il talk di #GiffoniAUnMetroDaTe. E, anche in questo caso, Gallozzi, da imprenditore illuminato, non si è smentito, dando una lettura tutta personale e tutta positiva della fase delicata e complessa che il mondo sta vivendo.

«Vivo questo periodo con consapevolezza – ha dichiarato conversando con il direttore Gubitosi – E non con paura. So quello che sta succedendo ed immagino ciò che dovrà essere dopo. Certo, le mie attività rientrano tra quelle che non hanno subito lo stop legato al Covid-19 perché ormai da più di cinquant’anni siamo impegnati nel trasporto marittimo internazionale e nelle attività mercantili. Noi trasportiamo nel mondo l’agroalimentare ed il manifatturiero che produciamo. Lo stiamo continuando a fare. Diverso è per le attività de Marina d’Arechi che sono ovviamente ferme. Mi piace dire che siamo il più grande datore di lavoro della città di Salerno e naturalmente all’inizio di questo periodo abbiamo voluto tenere grande attenzione per la tutela della salute della nostra grandissima squadra. Poi ci sono attività che sono andate avanti ed altre che aspettano una ripresa che mi sembra possa essere abbastanza prossima. Questo momento mi dà la possibilità di riflettere. C’è un bellissimo silenzio che ci avvolge e che induce al pensiero. Ebbene, in questa fase penso ad u futuro che tenga dentro questi due importantissimi filoni: il manifatturiero italiano ed il settore turistico inteso nella sua accezione più ampia. Ogni tema va trattato con realismo, pensando a quello che potrà essere».

L’Italia riuscirà a ripartire dopo questa fase così difficile? Per Gallozzi ci sono tutte le premesse per una buona ripartenza: «Solitamente – ha spiegato – sono animato da un indomabile ottimismo. Ma questo è il momento in cui vanno messe in campo le scelte giuste. Ci vuole una visione del Paese che sia condivisa. Bisogna da subito sostenere quelle attività che arrancano e che oggi non riescono a riagganciare una ripresa veloce e poi servono azioni che siano funzionali alla tenuta sociale del Paese. Lo Stato deve investire sul serio sulla produttività e poi ci sono le esigenze di sanità, di sicurezza e di scuola – intesa come formazione e come produzione di competenze – che devono diventare le vere priorità del nostro Paese. Dobbiamo cambiare i modelli, certo, dobbiamo cambiare gli schemi ma ce la faremo anche più velocemente di quanto immaginiamo».

Il futuro appartiene ai giovani, a maggior ragione a Giffoni che è stato ed è costruttore di futuro: «I giovani di Giffoni – ha aggiunto Agostino Gallozzi – hanno una grande responsabilità, quella che spetta a chi è stato testimonial del “si può fare”. Giffoni è l’esempio di un luogo di periferie, tra l’altro bellissimo, che riesce a parlare a tutto il mondo. I Giffoners, perciò, hanno la grande responsabilità di dover dimostrare che tutto si può fare e niente è impossibile se c’è visione e se c’è determinazione. Giffoni può immettere elementi di positività tutelando come bene preziosissimo la nostra democrazia attraverso la difesa del pensiero libero. Questa responsabilità è qualcosa di rivoluzionario che a Giffoni viene esercitata in maniera pacifica».

Questo momento così straordinario e così insolito cambierà il mondo per sempre, sovvertendo convinzioni e capovolgendo schemi, ne è convinto l’imprenditore Gallozzi: «Grazie a questo momento –ha detto – abbiamo imparato che le aziende non potranno mai lavorare sempre in smart working perché l’importanza della squadra è fondamentale, ma esistono strumenti tecnologici che vanno messi in campo per la semplificazione dei processi. Siamo un popolo di persone per bene perché la semplificazione viene meno nell’ipotesi che non ci fidiamo di noi stessi. Ma noi non abbiamo bisogno di essere imbrigliati in procedure astruse perché siamo un popolo di persone perbene.  Ormai è chiaro che tutto ciò che faremo in futuro deve essere legato al maggiore rispetto per la nostra Terra. In queste settimane la Terra si è ripresa se stessa. Questi sono ragionamenti che vanno tenuti in considerazione ed anche per questo ho molto apprezzato la vostra scelta di dedicare l’immagine del vostro cinquantennale a queste tematiche così importanti».

La sfida che aspetta l’Italia dal unto di vista produttivo secondo Agostino Gallozzi si incentra tutta sulla competitività della mobilità, sulla promozione del manifatturiero che ha reso l’Italia grande in tutto il mondo e sulla promozione del turismo inteso come attività che si occupa della dimensione sociale delle persone: dalla cultura alla ristorazione, dal teatro al benessere.  Il mix tra questi due grandi filoni può rappresentare il viatico per la ripartenza dell’Italia. E’ questa la ricetta di Gallozzi.

«L’Italia – ha spiegato Gallozzi – deve comprendere che la crescita non è più un vezzo, ma serve per dare un futuro sempre migliore alle nostre comunità. Il governo deve accompagnare una ripresa veloce del manifatturiero che deve essere il perno su cui poggiare la ripartenza. E’ chiaro come in questo momento stiano venendo fuori le criticità di un Paese che già prima di questa fase non riusciva a crescere. Quelle finora messe in campo sono misure di debito, non sono interventi a fondo perduto. Sono misure di accompagnamento al debito. Sono azioni importanti ma devono essere accompagnate da una capacità di maggiore riscossa competitiva, altrimenti non ci sarà ripresa. Senza contare la necessità di sfrondare il Paese dal peso delle sue burocrazie. O si trova la strada della semplificazione o il Paese non ce la farà, questo è indubbio».