E non fu mai poeta improvvisato, nella convinzione fortissima della necessità di elevare col canto le gesta eroiche dei contemporanei, per trasmetterle ai posteri, in una commistione di passato come mito, di presente come attualità, di futuro come incitamento ed esempio a tutte le generazioni.
Per questo sentimento riconosciamo, in lui, il vate supremo, l’apostolo della verità, il raccoglitore della fede omerica nella infinita potenzialità del canto.
E concludiamo col Bowra:
“La sua visione del genere umano non era turbata da consideazioni di ordine pratico: ciò che per lui contava era la realizzazione piena di un essere umano al più alto grado”.