Esportazione e sicurezza alimentare

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di Gerardo Sano

salame-2Due notizie, apparse sui mezzi di informazione nei giorni scorsi, hanno stimolato questa riflessione sull’industria alimentare delle regioni del sud. Una riguardava l’eliminazione dell’embargo per i prodotti insaccati italiani da parte delle autorità statunitensi a partire dalla fine del mese di maggio, l’altra un’azione a largo raggio dei Nac  (nucleo antifrodi dei carabinieri) di Salerno, che in alcune aziende della  Calabria hanno individuato un particolare circuito di produzione di salumi falsi “DOP”, in cui i prodotti venivano confezionati con carni provenienti dall’Olanda, invece che dagli allevamenti locali previsti dal disciplinare di produzione.

Dal 28 maggio scorso, salami, pancette, coppe, culatelli ed altri salumi a breve stagionatura prodotti da aziende del Nord Italia possono di nuovo essere importati negli Stati Uniti. E’ stato infatti pubblicato  il provvedimento con cui le autorità statunitensi di Aphis (Animal and Plant Health Inspection Service) hanno ufficialmente riconosciuto l’indennità di Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte e delle Province autonoma di Trento e Bolzano dalla malattia vescicolare del suino. Parliamo di un giro di affari che si aggira fra i duecento ed i trecento milioni di euro annui.

L’embargo resta in atto per le rimanenti regioni italiane.  Ad un  primo approccio, le due notizie sembrano non aver alcun collegamento fra di loro, purtroppo non è così, l’attività meritoria dei Nac nel reprimere le frodi fiscali, mette in luce come in alcune aziende del sud Italia è ancora attivo il vecchio metodo della contraffazione e delle truffe nel confezionamento dei prodotti dell’alimentare,  che determina una pubblicità negativa in particolar modo all’estero. Perché se è vero che non vi è una relazione diretta fra i due eventi, anche se comunicati negli stessi giorni, in quanto il motivo dell’embargo era di tutt’altro tenore, provoca sicuramente nelle autorità degli Stati a maggior sensibilità rispetto al tema della sicurezza alimentare un allarme che non depone favorevolmente per togliere l’embargo anche alle regioni del sud. In tal modo ancora una volta l’economia meridionale perde un importante circuito per l’esportazione di alcuni prodotti alimentari.  Restare esclusi da questi mercati, anche se solo per una determinata tipologia di prodotti è tutt’altro che insignificante. L’esportazione di tipicità alimentari rappresenta per la nostra nazione, più della stessa moda, il vero biglietto da visita del made in Italy.

Quindi rappresentare all’estero, un territorio come dedito alle truffe alimentari, invece che come produttore di tipicità Dop, è un danno enorme.  In un campo dove la concorrenza di altre nazioni è molto agguerrita non si può più sbagliare, bisogna che i controlli preventivi diventino sempre più intensi, e soprattutto bisogna bandire le aziende che non rispettano i disciplinare di produzione. Il rischio è altrimenti quello di una penalizzazione ulteriore dell’economia meridionale, col rischio di perdere sempre più quote di mercato in tutti gli ambiti, dal turismo all’agricoltura.