. “Bisogna scrivere in maniera semplice e chiara solo le cose che si conoscono!”. Era questo il motto di Ernest Hemingway, icona della letteratura mondiale, uno dei più grandi scrittori del novecento. Come Hemingway, anche l’architetto e pittore salernitano Renaldo Fasanaro, prima di dipingere le sue tele, dedicate allo scrittore – soldato – corrispondente di guerra – cacciatore e giornalista americano, vincitore, nel 1954, del Premio Nobel per la Letteratura, ha voluto conoscere a fondo l’autore di “Fiesta”, di “Addio alle Armi”, di “Per chi suona la campana” de “Il vecchio e il mare”. Per farlo ha viaggiato per due anni, andando a Cuba, a Parigi, in Spagna, visitando i luoghi dove aveva vissuto Hemingway. Fasanaro ha voluto presentare le sue venti tele di grandi dimensioni e cinquanta pannelli che contengono reperti originali di Hemingway, in una mostra che è stata inaugurata sabato mattina, nelle sale della “Pinacoteca Provinciale di Salerno”, in Via Mercanti, da poco ampliata, dal Presidente della Provincia Michele Strianese, dal Consigliere Provinciale, Delegato al Patrimonio Museale, Biblioteche e Beni Culturali, Francesco Morra, e dal Consigliere Comunale Tonia Willburger. Durante l’inaugurazione della mostra, presentata dal giornalista Paolo Romano, sono stati letti, in lingua originale e in italiano, alcuni brani tratti dalle opere di Hemingway, da Flavio Erra, Corinne Tramoni, Maria Filomena D’Andrea, e Luisa De Simone. Tutti coordinati dalla professoressa Patrizia De Bartolomeis, presidente dell’Associazione Nazionale Lingue Straniere (ANILS), che ha collaborato alla organizzazione della mostra. Ad impreziosire l’evento è stato il Maestro Espedito De Marino che alla chitarra , con le note di “Summertime”, “La vie en rose” e “Quizas, quizas,quizas”, ha ricreato le atmosfere care ad Hemingway. Fasanaro, che da vecchio lupo di mare indossava la classica maglia alla marinara a righe orizzontali blu e bianche, ha illustrato con grande entusiasmo le sue opere e i reperti che raccontano la vita di Hemingway che fu turbolenta e non a lieto fine: le sue donne, le sue battute di caccia in Africa e di pesca a Cuba, la sua passione per la corrida: “Presento l’estesa galleria di personaggi che animano le storie dello scrittore americano. Gli eroi rappresentati nelle mie tele sono “antieroi” condannati come Hemingway, a percorrere le strade dolenti del XX secolo”. Nella mostra è esposto anche un modello in legno, realizzato dall’esperto di modellismo Massimo Vitolo, in scala 1:27, della Pilar, la barca di Hemingway sulla quale scrisse alcuni brani de “Il vecchio e il mare” e con la quale conquistò per primo il record per aver pescato sette Marlin in una sola giornata. Esposta anche una macchina da scrivere “Underwood Standard Portable”, comprata da Fasanaro a New York, simile a quella che lo scrittore portava con se in giro per il mondo e con cui ha scritto, a volte in piedi nella sua camera d’albergo, alcuni dei suoi più grandi capolavori. In una piccola sala è anche possibile ascoltare in un video l’intervista inedita fatta dalla televisione cubana allo scrittore nel 1954 quando vinse il Premio Nobel per la Letteratura con il suo romanzo “Il Vecchio e il Mare”. C’è anche la firma originale di Hemingway apposta su una pagina del suo libro “Fiesta” durante una gita, con altri scrittori, a Lignano Sabbiadoro. Le tele sono state realizzate da Fasanaro utilizzando tecniche miste: “ Tempera ,pastelli acquerelli e l’apposizione di reperti naturali raccolti prevalentemente sulle spiagge di Cuba: pezzi di rete , corde, terra , piccoli sassolini”. Fasanaro ha letto tutti i libri di Hemingway :” E’ molto attento a descrivere con minuzia di particolari i luoghi dove sono ambientate le sue storie: ha amato molto il mare, come me che oltre ad essere architetto e pittore sono anche un pescatore”. Fasanaro ha raccontato del talento naturale di Hemingway, del suo coraggio che vinse le avversità della vita fino a quando si rese conto che non avrebbe potuto più vivere come voleva, a causa di gravi problemi fisici, e all’età di 61 anni si suicida, sparandosi con il suo fucile. E’ possibile visitare la mostra fino al 26 marzo.
Aniello Palumbo