Dopo il concerto ispirato al jazz scandinavo del Pasquale Mandia trio, venerdì 16 ottobre, alle ore 19,30 nella chiesa di Santa Apollonia per il cartellone della IV edizione di Erasmus On Stage, rassegna musicale promossa dal Conservatorio di Musica Giuseppe Martucci in collaborazione con la Bottega San Lazzaro di Giuseppe Natella, ci si sposterà nel Belgio di Adolphe Sax.
La sassofonista Deborah Batà, di ritorno da Anversa, ha scelto di inaugurare la serata, in duo con Giuseppe Anello, con il concerto del sassofonista svedese Lars Erik Larsson, composto nel 1934. Il Konsert for Saxofon och Strakorkester, in tre movimenti, un Allegro molto moderato, Adagio ed Allegro scherzando, è ascritto alla corrente neoclassica. A Sigurd Rascher fu affidata la prima esecuzione a Norrköping, di questa pagina che precede, seppur di pochissimo, i celeberrimi concerti di Ibert e di Glazounov, quindi composta senza alcun modello e per amore del suono moderno di questo “nuovo” strumento. L’opera guarda molto avanti riguardo le richieste che vengono fatte al solista, ma va a rinverdire le radici di quel romanticismo nordico che guarda ai grandi classici. L’ immaginazione musicale assoluta di Françoise Rossè, sarà al centro del solo successivo della Batà, racchiuso in Le Frêne ègaré, datato 1978, fortemente influenzato dalla dimensione estetica di Oliver Messiaen, un abbandono gioioso alla sensualità, alla bellezza del timbro dello strumento, attraversato da una severa austerità, e dal pensiero e la ricerca di Ivo Malec.
Daniele Testa, anche lui reduce da Aversa, ci farà conoscere le possibilità infinite della fisarmonica. Tre le pagine scelte dal giovane strumentista, che principierà la sua performance con il secondo movimento Andante doloroso da Impasse di Frank Angelis, caposcuola del magistero transalpino di fisarmonica, datato 2003, scelto quale prova per il Campionato mondiale di questo strumento. Seguirà Phantasmagorien di Kristzov Olczak (opera vincitrice del concorso internazionale di composizione per fisarmonica “Città di Castelfidardo” 1984) in cui sono raggruppate quasi tutte le potenzialità foniche della fisarmonica classica. Già la scrittura musicale priva della tradizionale notazione è innovativa. Le durate non sono espresse con i valori delle note o con le battute, bensì in secondi. Gran parte della composizione si basa sugli impulsi prodotti da accordi e dai cluster su varie altezze. Oltre agli effetti di mantice (bellow shake) e glissandi, Olczak utilizza molti effetti rumoristici, quali il battere con la mano sulla cassa o sul coperchio del lato destro, il rumore del selezionamento dei registri o il rumore del mantice. Chiusura del cameo con la Bulgarian Suite di Viatcheslav Semionov, in cui l’autore ha reinterpretato dei temi conosciuti cercando, nello stesso tempo, di preservare e presentare le principali caratteristiche folkloriche e definendo, così, il suo stile creativo. “In quella occasione avevo bisogno di un pezzo basato sul folklore bulgaro, ma non ho trovato nulla che soddisfacesse i miei gusti musicali” – scrive lo stesso compositore -, il quale, per ovviare a questa mancanza, decide di scrivere un pezzo originale. È così che, nel 1975, nasce una delle sue opere più famose. Il suo nucleo lirico è evidenziato chiaramente nella seconda parte intitolata Sevdana. La struttura melodica è espressione di un pensiero fuori dagli schemi, è un’interconnessione di motivi, frasi e pensieri. I mezzi espressivi sono utilizzati con parsimonia: il suono appare caldo e dolce, le cesure appena percettibili, la luftpause dà una sensazione di silenzio e pace. La serata sarà chiusa dal duo Batà-Testa i quali schizzeranno le Postcards di Ivano Battiston per sax soprano e fisarmonica e il fascinoso Anantango del compositore iberico Gorka Hermosa.
Serata finale, sabato17, dedicata al violino e alle più interessanti voci del nostro conservatorio, che hanno portato il magistero italiano a Poitiers in Francia, Valencia in Spagna e Augsburg in Germania. Le due elegie di Camille Saint Saens l’op.143 e l’op.160, datate 1915 e 1920, per violino e pianoforte verranno proposte da Floriana Maria Knowles, in duo con il pianista Giuseppe Anello. Spazio, quindi alle voci, tutte accompagnate da Giuseppe Anello, con due lied di Robert Schumann Widmung e Kennst du das Land, interpretati rispettivamente da Francesca Manzo e Colette Manciero. Si procederà, quindi, con il bel canto italiano, con Maria Palladino che evocherà Amina, “La Sonnambula” belliniana, che canta “Ah, non credea mirarti!”. Colette Manciero sarà Lucia di Lammermoor di donizettiana memoria, con l’aria di sortita “Regnava nel silenzio”, Francesca Manzo si trasformerà, quindi in Violetta, con la sua cavatina “Sempre libera” e il tenore Daniele Lettieri entrerà in scena sulle note de’ “L’ultima canzone” di Francesco Paolo Tosti, mentre Miriam Tortora omaggerà Giacomo Puccini impersonando Liù in “Signore ascolta” dal primo atto di Turandot e inviando il bacio più stordente della letteratura operistica quello della primavera di Mimì da La Bohème. Finale verdiano ancora con La Traviata con il duetto tra Alfredo e Violetta,“Un dì felice eterea” eseguito da Daniele Lettieri e Francesca Manzo.