Ha voglia Matteo Renzi a twittare “2-0 per noi” dopo la minitornata elettorale che ha visto il rinnovo dei Consigli Regionali di Emilia-Romagna e Calabria, che ha chiamato a votare quasi 5 milioni di persone.
Nonostante si siano imposti abbastanza facilmente i candidati del Pd in entrambe le Regioni, Bonaccini in Emilia-Romagna ed Oliverio in Calabria, il grande vincitore di questa consultazione ridotta è l’astensionismo.
I numeri sono a dir poco preoccupanti, se in Calabria ha votato appena il 44,07 % degli aventi diritto, in Emilia-Romagna, la roccaforte rossa, la “ditta” come la chiama l’ex segretario Bersani, si precipita addirittura al 37,67%.
Il dato politico che se ne può trarre è univoco e difficilmente interpretabile come ambiguo, la politica interessa sempre meno, e questa volta la disaffezione travolge anche la cosiddetta antipolitica.
Il Movimento 5 Stelle raccoglie poco più del 13% in Emilia-Romagna e non raggiunge neanche il 5% in Calabria.
Il premier sa bene che non c’è molto da stare allegri, al di là dei tweet che servono più che altro a riaffermare la propria identità messa in discussione giusto venerdì scorso dal segretario della FIOM Landini a Napoli.
Il rischio di un astensionismo persistente è concreto, il Pd raccoglie sì il 40% dei consensi, ma è il 40% di un 40% di aventi diritto, molto lontano dalla vocazione maggioritaria che il Pd aspira ad avere.
Perfino Romano Prodi ha definito “preoccupante” la percentuale di astensionismo nella sua Emilia-Romagna, dove avranno certamente pesato i problemi della Giunta Errani, ma che non può essere ridotta ad un fenomeno solo locale.
Renzi a questo punto, se davvero dovesse esaurirsi l'”onda lunga” potrebbe avere fretta di andare a votare nel 2015, con qualsiasi legge elettorale, sia l’Italicum sia anche il “consultellum”, ossia il porcellum come modificato dalla sentenza della Corte Costituzionale.
Nel centrodestra l’unico che sorride è il Segretario della Lega Nord Matteo Salvini, che si autoproclama come unica alternativa al renzismo, e come leader naturale del centrodestra, un centrodestra dal quale si chiama fuori Angelino Alfano, sempre più orientato ad ancorarsi al premier.
Su questo scenario sicuramente impatterà la questione delle elezioni regionali in Campania.
C’è da sciogliere il nodo di Gordio delle primarie, annunciate per il prossimo 14 dicembre e poi rinviate a gennaio per permettere agli altri partiti di centrosinistra (Socialisti, Italia dei Valori, Sel) di prendervi parte.
La scadenza per la presentazione delle firme per le candidature era fissata per oggi, ed a tutt’oggi sono 4 gli aspiranti Governatori, il bassoliniano Andrea Cozzolino, già assessore nelle giunta del secondo mandato di Bassolino, il Sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, già avversario di Caldoro nelle consultazioni del 2010, la senatrice Angelica Saggese, di area lettiana, ed il blogger Michele Di Salvo.
Le primarie sono ufficialmente rinviate ma non è un mistero che da Roma si stia lavorando per evitarle, non essendo i due candidati “forti”, Cozzolino e De Luca, particolarmente graditi al nuovo corso renziano.
Su alcuni organi di informazione sono addirittura apparsi rumors di esponenti molto vicini al premier che parlava di “partita virtuale” tra Cozzolino e De Luca, partita che non si disputerà mai.
In questi giorni sul “Corriere del Mezzogiorno” diretto da Antonio Polito sono state pubblicate videointerviste effettuate all’interno di sezioni del Pd campano, molti iscritti hanno minacciato di disertare le primarie nel caso dovessero risolversi nello scontro Cozzolino-De Luca, e di questo Renzi non potrà non tenerne conto.
Il premier è inoltre pressato dal Nuovo Centrodestra che spingerebbe per una candidatura comune, sulla quale potrebbe convergere anche l’UdC, che attualmente è nella Giunta Caldoro.
La candidatura sarebbe autorevole, addirittura di un membro del Governo come il Ministro della Giustizia Orlando.
La corsa non è ancora iniziata ma i toni sono già molto accesi, il rischio di un terzo voto annullato, dopo le primarie per le Comunali a Napoli del 2011 che di fatto consegnarono la città a De Magistris e l’annullamento delle elezioni Pd a Salerno nel 2013, è concreto ed il Pd non può permetterselo.
C’è però un rischio parimenti concreto, quello che De Luca decida di smarcarsi dal Pd e di correre da solo, proprio questo pomeriggio il Sindaco di Salerno aprirà la sua campagna, con un incontro al Grand Hotel Vesuvio di Napoli (ore 17:00, diretta streaming su Gazzetta TV).
La partita è dunque ancora apertissima e ben lungi dall’essere conclusa. Le prossime mosse verranno fatte fin da questo pomeriggio.
PIETRO PIZZOLLA