“Tre domande con…” è la nuova striscia quotidiana di Gazzetta di Salerno in occasione delle Elezioni Regionali 2015.
Un “biglietto da visita” del candidato impegnato nella tornata elettorale di fine maggio.
La mini serie di interviste parte da Gennaro Barra, classe ’77, originario di San Cipriano Picentino, e candidato con la lista Caldoro presidente.
Cosa l’ha spinta a candidarsi alla Regione?
“La candidatura nasce dalla precisa esigenza di inserire nell’agenda politica, con un posto di rilievo, le tematiche della zootecnica, dell’allevamento, della caccia e delle pesca che finora non hanno trovato il giusto riscontro sul territorio. E, in considerazione della mia esperienza, in questo campo penso di poter dare un valido contributo di idee (Barra è imprenditore agricolo, veterninario, allevatore oltre che titolare di un agriturismo)”.
Perché ha scelto di sposare il programma di Stefano Caldoro?
“Perché condivido il suo modo di operare e di prendere decisioni coraggiose come quelle di chiudere gli ospedali per operare tagli necessari nel campo della sanità. Troppo facile continuare ad aprirne altri e gravare la Regione di altri costi che non si può sobbarcare. Certo la decisione è stata impopolare ma anche gli sprechi nella gestione di alcune strutture sono state enormi. Una scelta di responsabilità che mi ha fatto preferire il presidente Caldoro all’altro candidato (Vincenzo De Luca, ndr) che si è mosso decisamente in maniera opposta. Un esempio su tutti? Lo spreco di quindici milioni di euro per il termovalorizzatore da realizzare in località Cupa Siglia. Si sono pagati tecnici, espropriati terreni per non fare poi più nulla perché, probabilmente, non occupava più la carica di commissario. Un inutile sperpero di denaro, per non parlare del fallimento della Centrale del Latte. Con quale faccia De Luca si presenterà ora dagli allevatori”.
Un’idea da proporre in consiglio regionale…
“Un contratto per i campani che richiama sempre al settore del quale mi occupo. Un modo per riavvicinarsi al mondo agricolo e dell’artigianato ormai caratterizzato da una costante presenza di manodopera straniera. A questo punto invece di distribuire incentivi, tipo il “reddito di cittadinanza”, per i disoccupati perché non integrare queste persone nel mondo del lavoro utilizzando questo denaro per pagare le loro prestazioni? Potrebbero essere assunti da aziende agricole in maniera tale da ridurre la manodopera extracomunitaria ed evitare la fuga dei contanti verso altri paesi. Per rilanciare la nostra economia e necessario che i soldi tornino a girare nelle nostre attività altrimenti la situazione resterà sempre stagnante e, con il passare del tempo , finirà col degenerare”.