Dino Gassani, vittima di camorra, eroe dimenticato a Salerno.

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La Regione Campania dedica la Sala Multimediale del Consiglio alla figura dell’avvocato salernitano “Dino” (Leopoldo) Gassani ucciso dalla camorra negli anni ’80.

Un Eroe a tratti dimenticato dalla memoria collettiva, custodito gelosamente invece in quelle di chi lo conobbero, nonostante tratti caratteristici che già ne facevano un indiscusso protagonista della vita forense del Meridione (allievo di Cassinelli e amico di De Marsico) e del mondo politico con un impegno che lo vide tra i primi rappresentanti del Consiglio Regionale della Campania, oltre mezzo secolo fa.

Avvocato e oratore capace d’infiammare tanto le folle quanto gli emicicli delle aule penali, Dino Gassani in pochi anni marchiò indelebilmente il suo tempo, lasciando traccia di sé ovunque fosse coinvolto in una sfida.

Quella più grande, l’ultima, la difesa del primo pentito di camorra del dopoguerra (un caso di coscienza di un uomo che non voleva macchiarsi le mani di sangue) lo pose di fronte alla più estrema delle scelte: mortificare i propri valori etici e morali – trasformandosi in un burattino della camorra – o immolare la sua stessa vita.

Mentre riceveva le minacce, scuro in volto e consapevole della posta in palio, scrisse di suo pugno “non posso perdere ogni dignità”. Poi scelse di non piegarsi al ricatto: in un impeto d’indignazione tentò addirittura di scacciare i killer dal proprio studio di Corso Vittorio Emanuele, nel cuore di Salerno. I proiettili degli assassini lo attinsero al petto e alla testa (venne ucciso allo stesso modo anche il suo fedele segretario e braccio destro, Pino Grimaldi) spargendo il suo sangue sulla bandiera italiana che gli troneggiava alle spalle e che con orgoglio sventolava dai palchi dei suoi comizi politici.

Per anni non s’inquadrò immediatamente l’accaduto. Nessuno ebbe la percezione di quanto veramente fosse successo in quello studio. Dopo anni di riscontri processuali e testimoniali, dichiarazioni di pentiti e non, il fulgido atto di coraggio del penalista salernitano – senza alcun ombra di dubbio – viene consegnato finalmente alla Storia nella sua pienezza e cristallinità. A tal punto che nella motivazione del conferimento della Medaglia d’Oro al valore civile conferitagli dalla Repubblica Italiana, il Presidente Giorgio Napolitano riferendosi alla figura di Gassani afferma:“con eroico coraggio e grande etica professionale, non si piegava alle pressioni della malavita organizzata affinché abbandonasse la difesa di un imputato appartenente ad una banda di sequestratori, il quale aveva collaborato con la giustizia e consentito l’individuazione degli altri componenti dell’organizzazione criminale. A seguito di un proditorio agguato cadeva vittima innocente della camorra, sacrificando la vita ai più nobili ideali di dignità morale e di legalità”.

L’ultima iniziativa, l’intitolazione dell’aula Multimediale del Consiglio Regionale a Napoli, promossa dal responsabile nazionale del C.S. Fiamma Antonio Arzillo (Onlus per la gestione beni sottratti alla criminalità e consulente commissione parlamentare Antimafia) restituisce in parte quel credito che la figura di Dino Gassani vanta nei confronti della memoria collettiva e ripropone con forza un messaggio che non può più essere sottaciuto. “Trovo incredibile e ingiusto che nel nostro Paese non si faccia un cavallo di battaglia per la legalità del sacrificio di Dino Gassani. “Un uomo che ebbe la forza e il coraggio di opporsi alla criminalità a costo della propria vita si dove fare conoscere nelle scuole, portare come esempio” – ha tuonato l’onorevole Andrea Delmastro Delle Vedove di FdI, Presidente della Giunta delle Autorizzazione della Camera dal palco dei relatori.

Ancora oggi a Salerno, la città a cui Gassani legò indissolubilmente la sua opera professionale e politica di altissimo profilo, non esiste una strada o un vicoletto cieco dedicato alla sua memoria. Un silenzio assordante, colpevole e cieco, che non può e non deve sminuire la caratura epica e cristallina di una figura che dimostrò col proprio sacrificio che i valori di onestà e giustizia non sono negoziabili.

 

 

Antonello Bruno