” E’ nostro dovere assumere la scelta morale di chi sta difendendo la libertà, la democrazia, i valori dell’Europa libera e di farlo fino in fondo, con tutti i mezzi, anche con la parola”. E’ questo il messaggio lanciato dal professor Carmine Pinto, Storico, Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici dell’ Università degli Studi di Salerno, durante l’incontro ”La Storia e l’attualità . Dialogo sulla crisi in Ucraina” organizzato presso l’Aula Consiliare del Comune di Vietri sul Mare dal Sindaco Giovanni De Simone e da Antonio Gazia e Alfonso Vincenzo Mauro, Direttori Artistici dell’Associazione Culturale “La Congrega Letteraria” di Vietri sul Mare. Il professor Pinto ha raccontato la storia dell’Ucraina contemporanea:” Nasce con la fine del Comunismo, dal fallimento e dal crollo del più grande e più violento progetto imperiale della storia del XX secolo: quello di Stalin. Nasce con il referendum del dicembre del 1991 che vide il 91% della popolazione votare a favore dell’indipendenza, con l’obiettivo di stare in Europa”. Pinto ha anche spiegato quale potrebbe essere stato il ragionamento politico di Putin che lo ha portato ad invadere l’Ucraina:” Secondo Putin chi ha vinto la guerra fredda non è più in grado di combattere e garantire l’equilibrio politico: ci sono quindi nuovi attori che devono regolare le relazioni internazionali”. Pinto ha anche spiegato che l’invasione dell’Ucraina era stata preparata da tempo:” Il dispositivo militare russo che abbiamo visto sette giorni fa, è stato schierato nel mese di settembre del 2021: esattamente dopo quattro settimane dal collasso del tentativo di sgombero dell’Afghanistan da parte della coalizione internazionale che è stata vista come la più grande sconfitta della storia degli Stati Uniti. Di fronte a questo la partita di Putin si è aperta perché ha verificato che non c’era la disponibilità a combattere. Putin si è convinto di non aver avversari sul piano militare e quindi ha investito sulla incapacità delle democrazie occidentali di pagare un costo rispetto alla difesa della libertà degli altri”. Secondo il professor Pinto, dal punto di vista strategico Putin voleva realizzare una guerra lampo, un blitzkrieg: ” Probabilmente, dopo aver occupato dei centri rapidi, voleva stringere accordi con una parte degli attori politici e militari ucraini, concordare di sostituire, facendolo andare via senza ammazzarlo, il presidente ucraino Zelensky con l’ex presidente Janukovyč e gestire una transizione ordinata del controllo dell’Ucraina. Tutto questo è fallito perché l’apparato istituzionale si è dimostrato compattissimo: addirittura i sindaci hanno guidato la resistenza affianco ai militari. L’esercito regolare ucraino ha costretto i russi a fare una guerra di tipo regolare che non volevano fare. Ad oggi nessuna grande unità ucraina è stata distrutta, mentre i russi hanno avuto grandi perdite di uomini e mezzi. Putin ha quindi cambiato strategia e sta mettendo in campo grandi unità combattenti che saranno largamente superiori, in termini di distruzione, all’esercito ucraino ”. Pinto ha sintetizzato quella che è stata la reazione del mondo occidentale: ” Pur non essendo disposto a combattere si è dimostrato compatto e pronto a reagire, sia attraverso sanzioni importanti, sia sul piano politico, perché le leadership del mondo occidentale sono state compatte e, se le grandi unità dell’esercito ucraino riescono ad avere una certa tenuta, si potrebbe aprire uno spazio di contenimento dell’offensiva russa”. Il Sindaco, Giovanni De Simone, ha espresso la sua vicinanza e quella di tutta l’Amministrazione Comunale al popolo ucraino e annunciato che con la Protezione Civile si stanno organizzando dei centri di raccolta nel Comune per inviare generi di prima necessità in Ucraina:” Già alcune associazioni vietresi sono impegnate presso una scuola di danza e presso il Circolo Sportivo, nella raccolta di alimenti, vestiario e medicinali” . Il dottor Vincenzo Pedace, Dottore di Ricerca in Studi Storici presso il Dottorato in Studi Linguistici, Letterari e Storici dell’Università di Salerno, ha raccontato che l’Ucraina è stata sempre al centro dei progetti imperiali russi e che una delle ragioni che hanno portato a questa crisi risiede proprio nella storia che Russia e Ucraina condividono in parte:” Putin ritiene che l’identità nazionale Ucraina, staccata dalla Russia, si deve considerare come un progetto anti russo ed è anche per questo che l’ha attaccata”. Pedace ha anche ricordato che Kiev, e quindi l’Ucraina, ha una storia millenaria, mentre Mosca, e quindi la Russia, ha una storia molto più recente: ” Verso la fine del 700 ci fu la volontà degli zar di sostituire la lingua e la cultura ucraina con quella russa, tentativo vano in quanto il nazionalismo ucraino è sopravvissuto fino ad oggi”. Pedace ha anche ricordato la grande carestia, provocata dalle politiche di Stalin che tra il 1932 e il 1933 colpì l’Ucraina:” Gli ucraini inventarono una nuova parola per descriverla: Holodomor o “sterminio per fame”. Morirono circa quattro milioni di ucraini”. Pedace ha ricordato la proclamazione, nel 1991, dell’indipendenza dell’Ucraina, e che già dal 2004, con la “Rivoluzione Arancione”, ci furono enormi proteste in Ucraina: ” Per difendere la vittoria elettorale di Viktor Andrijovyč Juščenko che era il candidato presidente europeista. Successivamente, nel 2013, a seguito della decisione del presidente Viktor Fëdorovič Janukovyč di rifiutare un patto commerciale con l’Unione Europea e anche a causa dei suoi legami filorussi, ci furono enormi proteste a Kiev che portarono alla caduta del Governo, alla fuga del Presidente e alla nascita di un nuovo governo con una maggioranza filoeuropeista. Putin definì questo evento un colpo di Stato incostituzionale e decise di occupare la Crimea che dal 1954 faceva parte del territorio ucraino”. Il dottor Alessandro Bonvini, ottocentista, Assegnista di Ricerca presso Scuola Superiore Meridionale, Università degli studi di Napoli Federico II, ha spiegato perché il Presidente dell’Ucraina Zelenskyy rappresenta una causa profonda :” In questo momento riesce ad incarnare i tre elementi fondanti che fanno una causa profonda: l’idealismo, la resistenza e la missione. La sua immagine rappresenta un ritorno al passato”. Bonvini ha anche riflettuto sulla manipolazione del passato operata da Vladimir Putin: ” Sta usando sia il feticcio della denazificazione, che è un mito completamente inventato visto che Zelenskyy è di origini ebraiche e addirittura il nonno ha combattuto contro i nazisti; sia l’idea della non esistenza dell’Ucraina, richiamando l’egemonia politica dell’Unione Sovietica staliniana”. Bonvini ha analizzato la drammaticità degli eventi dal punto di vista dell’Unione Europea” Gli ucraini, che ora stanno combattendo contro l’invasione di Putin, sono i primi a combattere, a resiste e a morire per l’Europa del XXI secolo. Questo, soprattutto per la nostra generazione, è un evento inimmaginabile. All’invasione autoritaria il progetto democratico ucraino, riconosciuto a livello internazionale, ha risposto con una vera e propria guerra di popolo e questo è un aspetto che Putin non aveva considerato. Questa mobilitazione spontanea della popolazione è forse il manifesto etico e morale più bello che poteva arrivarci in questi giorni così tragici”. Nei telegiornali stiamo vedendo scene drammatiche dei bombardamenti che stanno coinvolgendo anche i civili: bambini che per le strade di Kiev preparano bombe molotov. ”I bambini non appartengono alla guerra: adesso l’Ucraina non è un posto per bambini”- ha affermato commossa Viktoria Sasyn, ucraina che da quattro anni vive in Italia, abita a Vietri con due figlie di 7 e 5 anni: “ Anche i miei nipoti a Kiev stanno preparano le bombe molotov: alcune mie amiche sono riuscite a fuggire, gli uomini non possono e non vogliono. Dobbiamo essere pronti ad aiutare queste persone: gli ucraini sono un popolo forte e allo stesso tempo umile”. Insieme a Viktoria c’era anche la sua amica, Alexandra Malko, entrambe sono nate a Uzhgorod, la città che sta accogliendo migliaia di profughi da tutta l’Ucraina. Alexandra, che vive da otto anni in Italia, a San Cipriano Picentino, con un figlio di 2 anni, nato a Salerno, e il marito italiano, ha raccontato che gli uomini sono rimasti in Ucraina per combattere questa guerra atroce:” Per difendere i nostri valori, i nostri diritti, i nostri principi cristiani che ci obbligano a difendere e salvare le vite umane: siamo tutti compagni di un viaggio. Io coltivo l’enorme speranza di dare a mio figlio un futuro di vita e non un futuro di morte: vorrei che anche i miei amici ucraini possano avere questa speranza”. Il poeta Enzo Tafuri ha recitato la sua poesia “Il lamento al cielo ferito” dedicata all’Ucraina.
Aniello Palumbo