Desiderio infinito! Capitolo 18 (Parte sesta)

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Con lei erano due uomini in divisa ch’io presi per S.S.; Clotilde si avviò la testa china e le spalle curvate, come se avesse perduto tutta la sua fierezza. Le S.S. volevano impedirmi di seguirla ma ad un gesto di lei mi liberarono dalla stretta.
«Da lontano mi parve di vedere una buca nel terreno, una grossa buca che, avvicinandomi, mi sembrò lunghissima, come una trincea
da campo. Mi accostai fino a toccarne il margine e mi sporsi a guardare… Ahimé! — e si coprì il viso con le mani; poi la sua voce riprese con difficoltà; una voce roca, quasi rotta:
“Dentro quella lunga buca erano disseminati i corpi nudi e crivellati di colpi, coperti di sangue non ancora completamente rappreso, di qualche centinaio di persone di ambo i sessi e di varia età; tra essi dei corpi giovanissimi, quasi fanciulli…!”
I tre dovevano controllare se erano tutti morti; altrimenti finire chi fosse ancora vivo.
“Ottima operazione!” — gridai fuor di me, dall’orrore di quella vista. I due uomini mi guardavano diffidenti, pronti a scattare. Clotilde parlò velocemente in tedesco e li ammansì, poi mi prese violentemente per un braccio e mi ricondusse come un automa all’auto.
“Compresi che sarei stato perduto, se avessi continuato nel mio atteggiamento di repulsione. Così mi feci riportare a casa, dove ella cercò di arrabbattare una spiegazione. Alla fine, vedendo il mio sguardo allucinato, che non tornava alla realtà, disse a mezza voce:
“Non possiamo farci niente… Credi che a me faccia piacere questo? Ormai ci sono dentro fino al collo…” — e scoppiò in pianto.
“Per un lungo istante desiderai vederla morire. Sentivo di odiarla profondamente. Ma oggi, a distanza, mi rendo conto che anche lei è una vittima. Forse, nel suo cuore, soffre vedendo martoriare ed uccidere tanti innocenti, solo per il fatto che sono Ebrei, “una razza decadente ed inferiore, distruttrice di civiltà”.
Passai dei giorni terribili chiuso in un mutismo, ch’ella non riusciva a sciogliere. Un giorno disse:
C’è qualcosa ch’io possa fare per riottenere la tua stima, se possibile il tuo perdono? Io ti amo tanto, ma so che ti ho perduto. Tu mi odi, e questa è la mia disgrazia”.
Presi la palla al volo ed esclamai:
Fa’ in modo che io possa ritornare in Italia!”
“In Italia? Te ne vuoi andare?” — fece lei livida.
“Si, voglio andare via e tentare di ricostruire la tua immagine, per ritornare più sicuro di me e convinto di poterti amare”.
Mentivo spudoratamente. Clotilde forse lo capì, chinò il capo e disse: “Va bene; dovesse costarmi la vita, ti aiuterò. Sei l’unica cosa bella della mia vita…“».
«Poveretta! In fondo era veramente una vittima delle circostanze. Chissà quanto ha sofferto…» — disse la buona signora Tilde.
Gli altri scuotevano la testa, approvando lo stratagemma di cui Simone si era servito per tornarsene in Italia.
Il segretario accarezzò la moglie e disse:
«Lina, che fregatura, eh! Quando usciremo da questa storia non vorrò più sentirne parlare».
Peruzzi padre aggiunse:
«Speriamo di uscirne e non ci siamo ancora entrati. Il nostro dittatore non se ne starà di certo con le braccia piegate, mentre il mondo guarda i successi di Hitler. Vedete che ha fatto costui, lasciando senza fiato l’Europa? In un solo mese ha liquidato la Polonia; in Francia sta tentando di abbattere la Maginot, che fino a questo momento era considerata inespugnabile. Sotto sotto si parla di “drole de guerre” cioè la “guerra buffa”, una guerra appariscente ed ingannevole, che farà impressionare gli ingenui, ma che porterà alla catastrofe l’Asse Roma-Tokio-Berlino. Troppe conquiste, troppo rapide e catapultanti, rovesceranno gli stessi protagonisti, compreso il Duce che si unirà a loro, fregandosi della “non belligeranza” da lui stesso proclamata. Il mondo, intanto, è stupito delle imprese hitleriane: dopo la Polonia, anche la Danimarca e la Norvegia, poi l’Olanda, il Belgio ed il Lussemburgo… E dove ci porteranno questi due folli? Questi due megalomani? Ormai l’entrata in guerra dell’Italia è solo questione di giorni, forse di ore». Il segretario sospirò profondamente e si accarezzò il mento. Olga istintivamente si strinse al marito, mentre tutti tacevano sotto il peso di eventi che stavano per maturare pericolosamente.
Piero ruppe la pesante atmosfera, dicendo:
«Se mi chiamano alle armi, mi farò riformare. Giuro che mi farò azzoppare da qualcuno!».
Valeria gli tirò un affettuoso ceffone e Marco si mise a strillare allegramente:
«Ci faremo azzoppare! Ci faremo azzoppare!».
(Continua…)