Una sera, che si prevedeva più eccitante del solito, il professore Nicola Peruzzi, padre di Simone, che non riusciva a vedere perfettamente chiaro in questa campagna razzista, intavolò col figlio una discussione, alla quale presero parte tutti con estremo interesse. Il Peruzzi padre accampò il significato storico del razzismo: «Storicamente il Razzismo è una dottrina vera e propria. Essa annovera le differenze che biologicamente esistono tra le tante razze umane ed ammette che esse sono i veri fattori della storia. La conseguenza immediata di questa classificazione è che esistono razze che si ritengono superiori alle altre e che quindi possono e devono dominare queste ultime».
«Ma, papà» – interruppe Simone – «Tu stai parlando dell’etnocentrismo, che è un dato di fatto costante nella storia umana, per cui gli Indiani e i Persiani chiamavano se stessi «Arii», cioè «uomini». Allo stesso modo molte popolazioni primitive come i Bantu, i Fuegini, gli Andamanesi, gli Eschimesi designano se stessi col termine corrispondente, e non accettano quelli che non sono del proprio gruppo razziale. Cioè essi sostituiscono al concetto zoologico di uomo un concetto ideologico. E fin qui niente di male, alla fine. Invece, con questo splendido biondo popolo ariano germanico, ci troviamo di fronte ad una razza che pretende di essere superiore a tutte le altre e quindi degna di dominare il mondo intero.
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