«E’ un uomo che soffre ancora» – intervenne Emily impietosita. «Non c’é dubbio su questo; anzi, aumenta le sue torture con dubbi velenosi ed oscuri sul mio conto. A volte pare che mi odi, perché teme ch’io provi solo pietà per lui, che ami segretamente un altro uomo, che gli stia vicino solo per salvare l’avvenire del bambino. Non c’è spiegazione che giovi; non c’è parola che possa abbattere il muro d’incomprensione che si è eretto tra noi…».
«Al diavolo! che situazione!» – esclamò Emily; poi, come presa da un ricordo improvviso, chiese:
«E quell’Adriano, quel medico col quale venisti in America, che fine ha fatto?».
«Perché me lo chiedi?» – domandò perplessa Valeria. «Non so più niente di lui… cioè non lo vedo da quando se ne andò
a Bologna per sposare Amelia. Forse non sai della disgrazia?». «Quale disgrazia?» – chiese preoccupata Emily – «Non sta bene neanche Adriano?».
«No, no» – disse Valeria – «Adriano sta bene, almeno credo che stia bene. Qui a Napoli si parla di lui come di un colosso, una celebrità rara».
Emily disse un po’ a sproposito: «Allora Marco è passato in secondo ordine!».
Valeria reagì bruscamente:
«Che c’entra Marco, adesso? Sono due cose diverse. Marco è uno scienziato, uno scrittore…».
«Dicevo per dire, non irritarti. Ma, tornando ad Adriano, non era andato a Bologna?».
«Ti dicevo di una disgrazia: è morta Amelia, prima che egli se la sposasse. Così è ritornato a Napoli e lavora di nuovo con Giovannini. Anzi, tra non molto, Giovannini andrà in pensione e lascerà tutto affidato ad Adriano». «E non sapevi niente di lui?» la rimbeccò Emily.
«E come è morta quella poveretta?».
«Di setticemia… in pochi giorni. E’ spirata poco prima che Adriano la rivedesse».
«Come fai a sapere tutte queste cose?».
«Giovannini ne ha parlato con Marco. Di tanto in tanto lo viene a trovare e si parla un po’ di tutto».
(Continua…)