«Certo, certo» – rispondeva Marco paziente, stringendolo più volte a sè, mostrando sul viso un’espressione infelice, come di chi non avesse saputo apprezzare il tesoro che aveva e che adesso gli sfuggiva dalle mani. Poco dopo il bimbo fu prelevato dalla zia Olga per la cena e Valeria rimase al capezzale del marito. Questi con le poche forze rimastegli, l’attirò a sé, senza guardarla, con gli occhi socchiusi, per trattenere le lacrime, e le disse:
«Ti ringrazio, Valeria, per la gioia di questo figlio. Avrei voluto amarvi tanto… Vi amo più di ogni altra cosa; siete le sole cose che contano tu e Mar..» – Non poté terminare la frase e si accasciò come svenuto. Valeria si chinò su di lui, chiamandolo e scuotendolo; poi gli toccò il polso e si rese conto ch’era ancora vivo. Telefonò in ospedale ed ebbe la fortuna di trovare subito Giovannini, il quale arrivò con l’autoambulanza in pochi minuti.
Marco fu così trasportato in ospedale in emergenza e tenuto in camera di rianimazione per qualche giorno.
Riesaminando la cartella clinica alla luce di nuove analisi e indagini, non senza il parere di «Maximus», Giovannini e Adriano decisero un intervento chirurgico, per asportargli la milza. Il giorno dell’intervento Valeria sembrava una statua di cera; Adriano la salutò con un lieve cenno della testa. Nel suo camice bianco appariva distaccato da tutto: gli occhi mandavano bagliori metallici. Il buon Giovannini, prima di entrare in sala operatoria, le si avvicinò e le disse parole di speranza: «Stia calma, Valeria; faremo l’impossibile per salvarlo».
Ma, quando Adriano uscì per primo dalla sala operatoria, con un viso terreo, senza neanche voltarsi dalla sua parte, Valeria capì ch’era finita per Marco… chiuso per sempre il conto con la vita