Ma l’espressione del viso ed il tono della voce parlarono chiaro a Valeria: Marco di certo sapeva di che si trattasse e non era cosa da
niente. Sentì una lama che le attraversava tutta la persona, mentre mentalmente pregava: «Signore, aiutalo. Non ti chiedo nulla per me. Ma lui, aiutalo! Ha già tatto sofferto». All’improvviso il piccolo Marco spalancò la porta in cerca della madre. Appariva euforico, tanto che si mise ad attraversare la stanza
correndo come se guidasse un’automobile, si capiva anche dal rombo che emetteva dalla bocca. Valeria, sollecita intervenne: «Via! Va’ via, Marco. Saluta papà e va’ fuori dalla nonna». Marco dal letto fece cenno di no. Poi chiamò il figlio accanto a lui e cominciò a carezzarlo con tanta tenerezza che il cuore di Valeria pareva sciogliersi.
«Piccolo mio, racconta al tuo papà cosa hai fatto quest’oggi che ti ha reso così allegro?» – chiedeva Marco con dolcezza.
«Sono stato ai giardini con Nina; poi è venuta anche la nonna e sai, papà, lo sai che mi ha regalato? Una macchina vera, piccola piccola, dove entro io solo. Ho fatto tante corse, tanti giri intorno alla statua e tutti che mi guardavano!» – e scoppiò a ridere con gusto. Poi accorgendosi che il suo papà era a letto in un’ora insolita, chiese con voce esitante: «Cos’è papà; non stai bene?».
«Non è niente; sono molto stanco…» rispose il padre.
«Tu leggi troppo… leggi e scrivi, scrivi e leggi; lo dice sempre anche la mamma!» – Poi come preso da un pensiero divertente disse con tono altissimo:
«Papà! Dimmi, papà, verrai un giorno nel parco per vedermi correre con la mia macchinina?»
(Continua…)