Tornarono a Valeria, nello stesso giorno gioioso e movimentato, Marco, la madre e la sorella, e dopo qualche ora, imprevedibilmente, Emily, questa volta senza John.
«Quando sei arrivata a Napoli?» – le chiese Valeria abbracciandola lietamente.
Emily spiegò ch’era tornata coi genitori e si sarebbe trattenuta per il tempo che John avrebbe impiegato a fare un giro d’affari nel Nord-Europa, dove era stato chiamato per stipulare dei contratti coi nuovi gestori di una catena di alberghi di sua proprietà. Ad Emily non sfuggì l’atteggiamento di forzata allegria di Valeria. Intanto erano tutti presi dalla vivacità del piccolo Marco, che raccontava episodi divertenti, vissuti a Genova, con zia Gemma, col giardiniere Martino, con l’autista Salvatore.
A sentir lui, aveva imparato ad innaffiare le piante, a muovere il volante, a mettere a soqquadro la casa di zia Gemma, senza prendere neanche un ceffone!
Tutti accettavano divertiti le esuberanti confidenze del piccolo. Ad un certo momento, Emily, non vedendo comparire il marito dell’amica, chiese dove fosse. «Sarà, come di consueto, nello studio; vi si rintana per giornate intere». – rispose Valeria.
«Non ha ancora salutato il figlio?».
«Il bambino è entrato da lui per pochi minuti».
«Ci vado anche io!» – esclamò Emily. Entrò in modo confidenziale, mentre ancora bussava alla porta.
Marco apparve subito contrariato, ma abbozzò un sorriso di compiacenza e disse:
«Vieni avanti Emily; come andiamo?» – Si alzò per darle la mano, ma Emily lo disorientò col suo abituale modo di fare, alla svelta:
«Dicono che sei diventato un romanziere e che per questo trascuri terribilmente Valeria e il bambino».
Ella aveva fatto dell’ironia bonaria ed aveva buttato fuori il resto, senza sapere che aveva azzeccato giusto.
Marco si mostrò accigliato e distaccato: «Lascia stare, Emily. Pensa ai fatti tuoi!».
(Continua…)