Un giorno gli amici di Olga ebbero la opportunità d’intavolare una conversazione con Marco e Valeria, che erano sempre così evasivi… Specialmente parlare con Marco era un grandissimo onore per il segretario comunale, ma quel giorno ne rimase confuso e disorientato. Si parlava della campagna contro gli Ebrei ed il «fascista», come lo chiamava Valeria, si esaltava a negare una simile autenticità: si trattava di propaganda… agli Ebrei non sarebbe stato tolto un capello, come aveva detto tante volte il Duce nei suoi discorsi. Marco, spazientito, con voce asciutta, lo interruppe:
«Il Duce si è mostrato varie volte subdolo ed equivoco di fronte a questo ignominioso razzismo, ma finirà per adeguarvisi. Tutta la sua condotta ormai è commisurata su quella del Fuhrer e non si potrà più fermare. Già dal «Patto d’acciaio» i due paesi si sono avviati alla fusione. Questo è molto pericoloso».
«Proprio voi parlate così?» – esclamò il segretario – «Voi che siete un prescelto, un benemerito?».
Senza temere la reazione dell’antagonista, Marco rispose con fermezza:
«Io credo nella verità e la verità è una sola: non può avere diversi aspetti. Per il momento i creduloni, considerando la rapidità con la quale la Germania ha occupato la Polonia, prevedendo tante altre conquiste naziste, sarebbero disposti a giurare che presto la purissima razza tedesca finirà col dominare tutto il mondo».
«Ma voi non siete un ammiratore della Germania nazista? Non siete orgoglioso dell’amicizia che ci concede?».
«Mi sono passate tante cose addosso» – rispose Marco – «che adesso so perfettamente distinguere tra l’esaltazione e la saggezza».
Poi, vedendo il viso sbalordito dell’interlocutore, aggiunse:
«Caro segretario, avete mai letto il discorso di Hitler ai suoi generali, qualche giorno prima dell’aggressione alla Polonia? Quello non è solo fanatismo, ma è follia, crimine!».
Valeria lo guardava e lo vedeva nuovo, diverso… Com’era possibile? E non mostrava nessuna paura di parlare così spregiudicatamente con quell’uomo che, volendo, poteva fargli del male. Tentò d’interromperlo, ma Marco la rassicurò con un gesto che voleva dire: «Non temere; non vedi che anch’essi vogliono conoscere la verità?».
«E che cosa avrebbe detto il Fuhrer ai suoi generali?» – chiese il segretario tutto confuso.
Marco si alzò, si diresse allo studio e ne uscì con un foglio di giornale in mano.
(Continua…)