«Ecco, vedete» – disse – «basterà qualche frase» e lesse: «Quando si incomincia una guerra, non è il diritto che conta, ma la vittoria».
«E lo abbiamo visto or ora in Polonia, come le cariche della cavalleria hanno fatto prodigi di valore, ma sono state annientate dai carri armati nazisti».
Tacque un momento, poi riportando gli occhi sul foglio che teneva ancora tra le mani, aggiunse:
«Sentite ancora questa… fa sempre parte di quel discorso che vi ho detto: “Proibitevi la pietà; agite brutalmente. Il più forte ha sempre ragione”».
Valeria osservava da una parte gli ospiti disorientati e scontenti, ma non contro Marco; dall’altra il marito che per la prima volta mostrava una piega profonda e amara all’angolo della bocca, che ella vedeva di profilo. Pensò: «Dio mio, com’è cambiato! Quanto ha dovuto soffrire!».
Infatti, Marco aveva perduto la capacità di una vita normale; ben presto Valeria si avvide ch’egli non aveva più la volontà di desiderare alcuna cosa, come se tutto si fosse concluso nel momento in cui si era ammalato. Il matrimonio stesso non aveva portato quella tranquillità necessaria ad un loro incontro, né sul piano fisico, né sul piano spirituale. Mentre tutti si aspettavano che nuove radici di affetto legassero ancora più strettamente di prima le loro vite, essi, al contrario, si ritrovavano sempre più divisi dall’invisibile forza dell’incomprensione.
Presto l’atmosfera di casa divenne irrespirabile ed il matrimonio stesso causa di dissapori.
Marco si rinchiudeva per tutto il giorno, quasi, nello studio, dichiarando di non voler essere disturbato, perché, «prima che gli fuggisse il tempo» desiderava completare una sua particolare ricerca scientifica. Valeria non sapeva più come prenderlo. Aveva ben capito che la malattia di Marco gli aveva tolto ogni capacità virile, ma a lei importava solo vederlo contento, vivergli accanto, conversare con lui, ascohare musica insieme… La vita è fatta di tante cose. Eppoi c’era il piccolo, che aveva bisogno del padre, della sua parola.
(Continua…)