Un giorno Olga irruppe nella camera dove si era sistemata la madre, che aveva ceduto la sua a Valeria e a Marco, dopo la semplice cerimonia del matrimonio; era così stravolta nel viso da fare spaventare la povera donna che stava dicendo il rosario per i suoi morti. «Mamma, mamma! Leggi qua…» – disse sventolando una lettera da poco arrivata. «E’ di Simone; dice che torna… che non ha potuto dimenticarmi. Mi chiede perdono… Che faccio, mamma?».
«Ma, non era andato all’estero, presso certi parenti in Germania?» – chiese la signora Tilde tutta eccitata dalla novità.
«Si, certo. Si era ambientato anche abbastanza bene. Lavorava in un grosso laboratorio farmaceutico come esperto in chimica. Ricordi come amava la chimica? Si era anche fidanzato con una impiegata nazista che riveste delle alte cariche…».
«E tu come hai saputo tutto questo? Non te l’avrà detto lui per lettera, immagino!» – rimbeccò la madre. Allora Olga arrossendo rispose:
«Mamma, scusami. Io l’ho sempre seguito segretamente con l’aiuto dei miei amici fascisti e so tutto di lui. Non te ne ho mai parlato per non aumentare i tuoi dispiaceri».
La signora Tilde strinse le labbra, pensando alle sofferenze di Andrea, suo marito. Poi disse:
«Fa’ sentire, che dice ancora?».
«Se ne era andato lontano, per dimenticare quanto era accaduto di scabroso tra noi ed anche per staccarsi dalla sua famiglia, che, in fondo, è stata la causa della nostra rovina!».
«Possibile che egli ammetta questo? Era così legato ai suoi, specialmente al padre».
Olga sedette accanto alla madre e disse con voce commossa:
«Mamma, in questa lunga lettera mi spiega che fu proprio il padre a spingerlo in Germania, ad accettare quel posto, per fare una grande carriera, sotto il governo nazista. Ora dice che gli è caduto il velo dagli occhi: vuole tornare in patria, prima che sia troppo tardi. Nell’aria si sente qualcosa di grosso… Forse la Germania dominerà il mondo con una grande guerra!».
(Continua…)