Forse Dio lo puniva della sua superbia e lo schiacciava sotto il peso di una morte lenta e dolorosa.
Era in preda a queste tristi considerazioni, quando fu bussato alla porta. Poco dopo entrava Valeria, sola, senza il bambino: era bellissima nel suo stretto vestitino viola. Si sorprese di non trovare nella camera la signora Amalia, ma capì subito che la poveretta aveva voluto lasciarli soli per un incontro che si augurava felice. Valeria incedeva, mostrando sul viso un’espressione lieta, non triste, come a sdrammatizzare quel momento.
Marco riuscì a reggersi meglio sui guanciali che gli facevano da spalliera e la guardò interrogativamente.
Valeria si avvicinò al letto e disse parole di convenienza:
«Ciao, come ti senti oggi?».
«Come ieri, come domani, grazie!» – e le tese le mani.
Valeria rimase perplessa; possibile ch’egli volesse ricordarle parole del loro tempo felice? «Ti amerò sempre tanto, come ieri, come domani». Si riscosse subito e prese una mano di lui tra le sue.
Non si sentiva in animo di fargli festa, come se dovesse mascherare qualcosa e temeva anche che potesse entrare Adriano, che per fortuna venendo era riuscita ad evitare.
I baci di Adriano le avevano tolto con l’equilibrio, la chiarezza mentale. Ora, vicino a Marco, faticava a ritrovare quell’atmosfera di intimità, di amore, generosamente proclive al sacrificio; come se sentisse che per davvero ogni suo sforzo sarebbe inutile.
Marco dovette intuire qualcosa di negativo nel suo comportamento, perché all’improvviso si irrigidì, a stento trattenendo la collera.
«Ti ha dato fastidio rivedermi?» – chiese. Poi, come spronato da una diavoleria più forte delle sue buone intenzioni, incalzò:
«Dì la verità: mi avresti pianto con più piacere da morto!? Vedi che bell’impiccio ti sei ritrovata; fammi vedere come sei brava a vedermi crepare!».
Valeria sentì che la sua pazienza si era dileguata paurosamente; con un balzo felino scattò in piedi, si chinò su Marco e gridò:
«Bastardo, è ora che tu la smetta con le tue pose! Non mi vedrai elemosinare un pò di gentilezza… Ho piene le tasche della tua stupida boria! Stupido fascista, stupido missionario, fai solo schifo!
Non fai più pietà neanche a un cane! Ti sei meritato quello che ti ritrovi e non sperare ch’io sia disposta a gettare la mia giovinezza nei crogiuolo dei tuoi deliri e dei tuoi fanatismi! Ha fatto bene la morte a risparmiarti…».
(Continua…)