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“Scaramouch, Scaramouch, will you do the Fandango!” canta Freddy Mercury in Bohemian Rhapsody: la sua maschera ha attraversato i secoli, anzi i millenni, se pensiamo che di Scaramuccia, della cui vita si parlerà venerdì 5 maggio alle ore 18,30 nella Galleria Sala Posa di Armando Cerzosimo, (Salerno, via Giovanni da Procida, 9) è ispirata dal Miles Gloriosus di Plauto. Nicola Fano, storico del teatro e direttore del webzine Succede Oggi, presenterà la nuova versione da lui curata per le edizioni Elliot, in dialogo con le giornaliste Olga Chieffi ed Erminia Pellecchia e le letture di Davide Curzio, de’ “La vita di Scaramuccia di Angelo Costantini”, pubblicata nel 1695 e tradotta in italiano per la prima volta nel 1781.
Il Progetto
“Con la presentazione di questo volume – dichiara Armando Cerzosimo – prende il via inizia un nuovo progetto ideato dallo studio. Un’ idea che nasce dalla nostra volontà di rafforzare una propria identità nel mondo della fotografia e della comunicazione visuale. Avvertendo il grande appeal che Salerno riesce a motivare nel mondo della cultura nazionale ed essendo visitata da nomi prestigiosi che sicuramente lasciano segni importanti nella nostra comunità, attraverso conferenze, mostre e incontri, lo studio Cerzosimo si pone come interlocutore tra l’autore e la città. Una rappresentazione fotografica che si instaura con un “Dialogo” tra i tre attori principali: la città, il fotografo e l’autore. Una serie di scatti fatti con l’intento di far dialogare l’autore con il tessuto urbano di Salerno, sapientemente mediati affinché il risultato del progetto fotografico sia una preziosa documentazione del transito dell’autore nella nostra città. Una cartella fotografica di doppio valore: per le istituzioni, gli enti e per l’autore che diventa un testimonial del nostro territorio. Il percorso viene pensato ed organizzato in maniera assolutamente scevro da vedute consuete, lo Studio si prefigge di “esplorare ” con l’ autore angoli, viste e strade che tendono ad allargare con sapienti scatti, la “vision” di Salerno”.
Il Libro
“La vita di Scaramuccia” è la biografia di un personaggio irrequieto, imprevedibile. Immaginate un grande comico che scrive la biografia di un comico ancora più celebre di lui: sotto l’apparente encomio, si nasconde l’invidia; dietro il catalogo delle eccezionalità narrate, si rivela il tentativo di screditare il concorrente. Immaginate, poi, che questo accada alla fine del Seicento, in Francia, alla corte di Re Sole. E che i due divi in questione siano uno – Angelo Costantini, l’autore – un talento irrequieto costretto a girare le corti europee per colpa del suo carattere scostante e l’altro – Scaramuccia Tiberio Fiorilli, il protagonista della biografia – il più grande attore italiano del suo tempo (e non solo).
Tutto questo è “La vita di Scaramuccia”, biografia “non autorizzata” scritta per celebrare l’inventore della maschera di Scaramouche (in italiano Scaramuccia, appunto), attore prediletto di Luigi XIV e scopritore del talento di Molière. Qui, la vita del comico diventa un romanzo picaresco dedicato alle avventure di un giramondo il quale, dopo aver vagato per l’Europa grazie a mille astuzie e mille espedienti, arriva a sedere alla tavola esclusiva del Re. Grazie alle sue smorfie, alla sua sagacia, alla sua naturale ironia che ne fanno un modello assoluto di comicità. Emblema del fanfarone che si impiccia di tutto e a parole è capace di far volare gli asini, Scaramuccia è uno dei personaggi più famosi del teatro italiano, seppure più apprezzata in Francia che in Italia. Di certo, sappiamo che Scaramuccia è una maschera di origine napoletana, e che rappresentava una caricatura del tipico personaggio che si mette sempre in mezzo, quello che oggi chiameremmo “l’avvocato delle cause perse”: spaccone, bugiardo fino all’inverosimile, pieno di sé, sempre pronto a immischiarsi in ciò che non lo riguarda, ma irrimediabilmente destinato a perdere. Scaramuccia è un personaggio della Commedia dell’arte italiana, inventato poco per volta da Tiberio Fiorilli, nell’arco della sua prima giovinezza, che possiamo definire uno schermitore buffone. Dapprima fu un personaggio litigioso che se ne andava in giro con la chitarra, cantando e combinando disastri, uniti a litigi, rappacificazioni, burle e altre amenità, ma con il tempo e le varie prove, divenne una sorta di gentiluomo-farabutto, sempre in giro a menare l’arma in chiave ovviamente comica “Scaramella va alla guerra con la spada e la rotella” è il suo motto d’entrata e d’uscita. La fortuna di questo personaggio fu tale che fagocitò l’attore, così che il Fiorilli fu identificato con Scaramuccia, o se vogliamo con la sua più celebre dizione pronunciata alla francese: Scaramouche. L’opera teatrale Scaramouche, o Scaramuccia poi venne trascritta da Evaristo Gherardi, altro figlio d’arte, e celebre Arlecchino della compagnia del Fiorilli, che aveva studiato filosofia a Parigi ed era quindi ben al di sopra dei suoi colleghi artisti che invece provenivano da una lunga e complessa gavetta teatrale, che non contemplava una vera istruzione. Fu grazie al Gherardi e con l’aiuto dei francesi che l’opera fu trascritta in un’opera preziosa per la storia del teatro, cioè: “Il teatro italiano”, o meglio: “Le Théâtre Italien ou Le recueil général de toutes les scenes françoises qui ont eté joüées sur le Théâtre-Italien de l’Hostel de Bourgogne”.
Questa raccolta segnò una svolta per gli attori italiani a Parigi, in quanto erano i principali animatori della cultura del palcoscenico cittadina e il problema, soprattutto per i francesi, era che gli italiani non scrivevano i copioni delle loro commedie. La ragione principale era impedire che qualsiasi persona al di fuori dell’entourage italiano, e principalmente francese, potesse rappresentare le loro opere senza di loro. E’ il caso di dirlo che era un modo per non farsi rubare la scena da altri, e proteggere un’intera casta professionale del tutto italiana, specie in un’era in cui non esisteva il concetto di diritto d’autore. In Italia Scaramuccia fu ampiamente replicata nel ‘600, e solo fino alla morte del Fiorilli in quanto nessun attore ebbe mai il coraggio di riproporre il personaggio dopo la morte di chi lo aveva inventato e incarnato per tanto tempo. La riscoperta, sempre sporadica di questo testo, avvenne solo molti anni, se non secoli dopo, cioè quando la Commedia dell’arte italiana venne riscoperta come vera e propria miniera di opere teatrali, balletti e lirica, quindi di film e in Italia divenne anche il primo sceneggiato musicale con protagonista Domenico Modugno.