Da Salerno alla Champions, il percorso di Gennaro Gattuso

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La forza di volontà e l’abnegazione sono spesso molto più forti e influenti del talento, anche in un calcio che dall’inizio del nuovo millennio è solito premiare giocatori più avvezzi a giocate virtuose dal punto di vista individuale. L’esempio della grande carriera realizzata da Ivan Gennaro Gattuso è il più indicato per far comprendere a chiunque quanto allenarsi con convinzione e credere nei propri mezzi sia fondamentale per ottenere successo. Nato a Corigliano Calabro nel gennaio del 1978, il giovane Rino, come lo chiamavano gli amici, si mise subito in mostra per il suo spirito combattivo e iniziò a scalare i gradini del calcio regionale grazie soprattutto alla sua bravura nella copertura in mezzo al campo, affermandosi così come un mediano di rottura unico. Dopo gli esordi nel Perugia e una stagione ai Rangers di Glasgow, il furetto calabrese veniva ingaggiato dalla Salernitana nell’estate del 1998.

Ad appena vent’anni, Gattuso aveva dalla sua una condizione fisica straordinaria e una capacità di adattamento fuori dal comune, il che lo aiutò a distinguersi come un giocatore fondamentale per la squadra granata, che quell’anno giocò la sua prima stagione in Serie A. Diventato beniamino dello stadio Arechi per la grinta che mostrava in campo, Rino, che avrebbe sempre portato Salerno nel cuore, sarebbe stato salutato con grande commozione alla fine della stagione, quando fu ingaggiato dal Milan, una delle squadre con più opzioni di qualificarsi alla prossima Europa League secondo le principali quote delle scommesse di bet365 online in questo momento. I rossoneri dell’epoca erano una delle squadre più forti del continente, e con l’innesto del mediano calabrese avrebbero raggiunto un importante equilibrio tattico. Dopo poche partite, Gattuso riuscì a diventare un idolo anche di uno stadio esigente come quello di San Siro, facendosi notare per la sua abilità nel recuperare palla e per le sue doti da leader carismatico.

L’arrivo di Andrea Pirlo a centrocampo permise all’allora tecnico rossonero Carlo Ancelotti di mettere a punto una mediana di qualità e grande tecnica nella quale il calabrese sarebbe stato l’unico elemento distruttore. Si trattò di una scommessa ambiziosa ma perfettamente riuscita, visti i successi di quella squadra.Non va dimenticato, infatti, che il Milan che a centrocampo schierava Gattuso, Pirlo, Seedorf e Kakà fu capace di vincere nell’arco di quattro anni uno Scudetto e due Champions League, il trofeo preferito dallo stesso Ancelotti. In questi successi di una compagine votata all’attacco e al calcio champagne, il mediano calabrese che aveva fatto scuola a Salerno ebbe un ruolo fondamentale. Se tanti erano gli elementi di talento, egli era l’unico capace di far davvero da collante dal punto di vista tattico e, soprattutto, di fare perfettamente da filtro per la difesa. Dopo tredici stagioni al Milan e un anno al Sion, Gattuso si sarebbe dedicato alla carriera da allenatore, cambiando totalmente ruolo.

Vincitore della Coppa Italia 2019-20 con il Napoli, l’ex mediano della Salernitana non ha mai nascosto il suo vincolo con le realtà del Sud Italia. Dall’Arechi al San Paolo, passando per la Champions, Gattuso è un vincente del Meridione.