Corruzione, arrestato Franco Alfieri. Gravi accuse a suo carico.

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Franco Alfieri, noto esponente politico, ricopre attualmente due ruoli di rilievo: quello di presidente della Provincia di Salerno per il Partito Democratico e sindaco di Capaccio-Paestum.

Tuttavia, da questa mattina, si trova in stato di detenzione con gravi accuse a suo carico, tra cui corruzione e alterazione della libertà degli incanti – un reato che riguarda l’alterazione delle procedure di gara pubblica. Questo evento rappresenta un duro colpo per la sua carriera politica. Parallelamente, sua sorella Elvira è stata posta agli arresti domiciliari.

Questa misura è stata presa nell’ambito di un’indagine più ampia condotta dalla Procura, che coinvolge altre quattro persone.

Tra gli indagati figurano Vittorio De Rosa e Alfonso D’Auria, con ruoli importanti nella società Dervit, rispettivamente come legale rappresentante e procuratore speciale. Inoltre, sono stati coinvolti anche Andrea Campanile e Carmine Greco, figure chiave nel Comune di Capaccio, con responsabilità tecniche e di staff per il sindaco. Anche per queste persone sono stati ordinati gli arresti domiciliari, e le autorità hanno già sequestrato somme significative agli indagati, superando il mezzo milione di euro.

L’inchiesta, capitanata dalla Guardia di Finanza e dalla Procura di Salerno, ha messo sotto la lente d’ingrandimento alcune procedure di appalto per lavori pubblici a Capaccio.

Questi progetti riguardano il miglioramento e l’efficientamento energetico dell’illuminazione stradale e comunale. La società Dervit sarebbe stata la destinataria principale di tali contratti. Secondo le accuse, i soggetti coinvolti avrebbero manipolato le trattative per l’assegnazione degli appalti attraverso collusioni e metodi fraudolenti. Attraverso intercettazioni e l’analisi di materiali informatici, gli investigatori ritengono di aver svelato un accordo illecito per l’assegnazione dei lavori pubblici.

In particolare, Campanile, membro dello staff del sindaco, e D’Auria avrebbero, secondo le accuse, concertato insieme il piano dettagliato delle opere da realizzare incluse nel progetto esecutivo. Hanno stabilito inoltre i tempi e i costi delle operazioni garantendo, senza dubbio, che la Dervit risultasse l’azienda prescelta per tali incarichi.

La Dervit, seguendo le scoperte della Procura, avrebbe avuto un ruolo attivo nella stesura materiale degli atti burocratici necessari per procedere con le gare d’appalto, sfruttando la sua struttura organizzativa interna.

Nel contesto della vicenda riguardante il Comune di Capaccio, emerge il coinvolgimento di Carmine Greco, un funzionario tecnico del comune. Si sottolinea che Greco agiva sempre sotto la direttiva del sindaco Alfieri. In questa condizione, Greco aveva assegnato un incarico ad un professionista esterno per una somma pari a settantamila euro, compenso che però non è stato effettivamente pagato. Questo incarico aveva l’obiettivo di far firmare al professionista dei documenti che, in realtà, erano stati predisposti dalla società Dervit. In un altro caso, Greco stesso era stato coinvolto nella firma di documenti preparati dalla stessa società Dervit.

Inoltre, viene evidenziato un comportamento irregolare di Greco nell’ambito delle procedure di gara. Infatti, il dipendente comunale avrebbe facilitato l’invito alle gare di aziende che non soddisfacevano i requisiti necessari o che erano in qualche modo complici, allo scopo di garantire l’assegnazione degli appalti alla Dervit. Per quanto riguarda la relazione tra la Dervit e la Alfieri Impianti, c’è un’accusa di scambio di favori.

In cambio degli appalti concessi a Dervit, quest’ultima avrebbe accordato subappalti e subaffidamenti alla Alfieri Impianti, società guidata ufficialmente da Elvira Alfieri, sorella del sindaco di Capaccio e presidente della Provincia di Salerno. Tuttavia, secondo quanto rileva la Procura, la società sarebbe de facto riconducibile al fratello Francesco Alfieri. Inoltre, i materiali forniti da Alfieri Impianti per l’esecuzione dei lavori avrebbero comportato un costo aggiuntivo di 250mila euro, nell’ambito di una gara da un milione di euro condotta nel territorio di Battipaglia. Un’altra questione cruciale emersa riguarda la richiesta di finanziamento per il secondo appalto dalla Regione Campania.

Il Comune di Capaccio, attraverso una dichiarazione firmata dal sindaco Alfieri, avrebbe falsamente attestato che l’impianto di illuminazione pubblica era gestito da una società interna al comune, quando invece era gestito da un’associazione temporanea di impresa esterna. Questa dichiarazione non veritiera ha contribuito a bloccare temporaneamente l’erogazione del finanziamento regionale. A causa del ritardo e susseguente sospensione del pagamento da parte della Regione Campania, il Comune, su impulso del sindaco, ha approvato una perizia di variante dell’importo di oltre 160mila euro, al fine di garantire i pagamenti alla Dervit.

La situazione mette in luce una serie di irregolarità e presunte azioni illecite che coinvolgono figure di rilievo nel contesto amministrativo locale, evidenziando un sistema di gestione che sembra favorire in modo fraudolento specifici interessi privati a scapito della trasparenza e della legalità.

Questi eventi gettano una luce inquietante sulle dinamiche di potere e la gestione degli appalti pubblici in questa realtà locale, sollevando importanti interrogativi sulla trasparenza e l’integrità dei processi amministrativi coinvolti.