“Le politiche per affrontare la bassa partecipazione dei giovani al mercato del lavoro sembrano limitate” in Italia, che ha anche “il numero più basso d’Europa di laureati tra i 30 e i 34 anni”, un fattore che incide sulla disoccupazione giovanile e che “necessita di ulteriori sforzi”: è questo, in sintesi, quanto emerge sull’Italia dall’ultimo rapporto della Commissione Ue sull’occupazione.
L’Italia è il Paese che, dopo la Spagna, ha perso il maggior numero di posti di lavoro negli anni della crisi (2008-2014). La Spagna ha perso 3,4 milioni e l’Italia 1,2, mentre la Grecia uno. “La situazione economica e dell’occupazione è ancora fragile, ma i Paesi che hanno investito in istruzione e formazione hanno visto il trend dell’occupazione migliorare”, ha detto il commissario al lavoro Marianne Thyssen. Per il commissario è “urgente attuare le riforme strutturali, prendere misure per sostenere consumi e domanda e soprattutto investire nel capitale umano con una migliore istruzione”.
Secondo i tecnici di Bruxelles, in Italia l’investimento per istruzione e formazione è scarso, così come scarso è il livello di istruzione terziaria. E i tagli sono diventati “seri” negli ultimi anni, nonostante “i livelli di partenza non fossero elevati”. Andrebbe quindi aumentato l’investimento pubblico, in modo che anche quello privato seguirebbe, come dimostrano gli studi di Bruxelles. Uno dei modi per aiutare l’occupazione è non solo investire in istruzione ma anche creare le ‘condizioni strutturali’, come ad esempio gli asili per far partecipare le donne visto che – stando ai dati – nel 2013 il 47% dei lavoratori scoraggiati erano donne tra i 25 e i 50 anni, la percentuale più elevata d’Europa dopo la Grecia.
L’aumento della disoccupazione, sottolinea il rapporto, ha fatto aumentare anche il livello di povertà ed esclusione sociale in modo “significativo” in Grecia, Irlanda, Spagna, Italia e Ungheria. In particolare “in Italia il declino dell’occupazione ha portato rapidamente ad una caduta delle entrate delle famiglie”. (ANSA)