di Gerardo Sano
Ieri si è riunito per la prima volta il comitato dei saggi che dovrebbe costruire una bozza per procedere alla riforma della Costituzione. Che ci fosse la necessità ed il bisogno di un ulteriore comitato extraparlamentare, per discutere le modifiche da apportare alla seconda parte della nostra Carta costituzionale è opinabile.
Il pletorico numero di persone, che la nostra democrazia elegge proprio per elaborare ed approvare e modificare le leggi, anche quelle di carattere costituzionale, dovrebbe essere più che sufficiente. Circa mille parlamentari, eletti dagli italiani, dovrebbero essere sufficienti per formulare una proposta credibile di revisione costituzionale, altrimenti, mi chiedo a cosa servano le elezioni, se poi i rappresentanti del popolo non attendano ai compiti per i quali sono stati eletti.
Non è questo, però, l’ argomento di questa riflessione, anche perché richiederebbe un dibattito approfondito sulla sovranità popolare nelle società moderne. In questa sede, invece, affronteremo l’argomento della composizione del comitato, non tanto e non solo per discutere sui singoli componenti, sicuramente tutti stimabili studiosi del Diritto costituzionale, non avendo peraltro alcuna volontà e competenza per giudicare le nomine, ma per sottolineare un aspetto che balza evidente agli occhi di tutti: la presenza minoritaria di professori appartenenti ad Università del Mezzogiorno. Addirittura nulla la presenza di studiosi del diritto delle Università campane.
Solo tre dei trentacinque componenti sono professori che insegnano in Atenei meridionali, dei quali nessuno in quelle della nostra Regione. La riflessione non parte da motivi campanilistici, ma dalla constatazione di una curiosità intellettuale. Credo che sia la prima volta che commissioni o comitati costituiti per apportare riforme al nostro sistema istituzionale vedano l’assenza di appartenenti alle istituzioni accademiche campane.
Quest’aspetto richiama ancora una volta la marginalità della Campania nel dibattito politico nazionale. Non è credibile che nelle nostre istituzioni di formazione universitaria non esistano personalità capaci e credibili per far parte di un comitato siffatto. E’ molto più probabile che ancora una volta emerge la estrema fragilità delle istituzioni politiche, culturali e sociali della nostra regione.
E’ possibile tentare di invertire la rotta in Campania, sia per ridare speranza di risalita economica e sociale solo se il dibattito pubblico abbandona le liti da cortile, e ponga all’attenzione nazionale ed europea una classe dirigente capace di proporre soluzioni ai gravi problemi che affliggono il nostro territorio. Anche per questo sarebbe stato necessario la presenza di rappresentanti delle nostre Università in quel comitato, laddove si dovrebbero, il condizionale è d’obbligo, mettere a punto ruoli e funzioni delle istituzioni che ci dovranno governare nel prossimo futuro. Si farà con una scarsa presenza e voce dei meridionali.
Gerardo Sano