a cura del Dott. Antonio D’Urso
La paura di un altro attentato, dopo i fatti di Parigi degli ultimi giorni stanno causando un disagio psicologico. L’incapacità di far fronte a queste stragi e l’assenza totale di controllo portano a sperimentare la percezione di una paura costante, che scatena nelle persone una situazione di ansia anticipatoria, creando dal punto di vista sociale l’annullamento di viaggi in luoghi considerati ad alto rischio terrorismo, e dal punto di vista psicologico uno stato generale di attivazione del sistema nervoso, in risposta a questi stimoli esterni. La paura degli attentati da un sondaggio effettuato sta modificando le abitudini di vita degli italiani: 7 su 10 dichiarano di aver cambiato le abitudini nei trasporti, utilizzando di più l’auto e molto meno i mezzi pubblici; 5 italiani su 10 non si sentono più sicuri e 6 su 10 vivono la presenza di musulmani come una minaccia. A rivelarlo è un sondaggio online, su un campione di 800 persone, condotto dall’Eurodap. Il livello ottimale è quello che permette il buon funzionamento psicologico tramite un equilibrato stato di coscienza e di piena vigilanza emotiva. La paura degli attentati quindi potrebbe causare dal punto di vista sintomatologico insonnia, disturbi alimentari, malattie psicosomatiche, fobie varie, senso di smarrimento e di angoscia. Le fasi del trauma da eventi critici sono le seguenti:
A) Reazione di allarme: È la fase rappresentata dal verificarsi immediato e improvviso dell’evento traumatico che genera uno stato di impotenza nella persona che lo vive.
B) Shock: E’ la fase che determina una disorganizzazione sia sul piano mentale che su quello
Comportamentale, in certi casi possono provocare comportamenti pericolosi sia per le vittime stesse sia per gli operatori impegnati nei soccorsi.
C) Impatto emotivo: (angoscia, terrore, paura, ansia, etc)
D) Strategie di coping (che servono per ristabilire l’autocontrollo)
E) Accettazione
F) Imparare a conviverci
Il modo migliore per affrontare la paura è dato dalla capacità di far fronte in maniera positiva a questi eventi traumatici, riorganizzando positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, cogliendo le opportunità positive che la vita ci offre, senza alienare la propria identità. Ovviamente per fare ciò è necessaria un adeguata integrazione di tre elementi:
- istintivo: caratteristico dei primi anni di vita, quando i processi mentali sono dominati da egocentrismo e senso di onnipotenza;
- affettivo: rispecchia la maturazione affettiva, il senso dei valori, il senso di sé e la socializzazione;
- cognitivo: quando il soggetto può utilizzare le capacità intellettive simbolico-razionali.