Venerdì 23 Elio canta e recita Enzo Jannacci al festival Sui Sentieri degli Dei. In Ci vuole orecchio, il Buster Keaton della canzone o ‘poetastro’ come amava definirsi lo stesso Jannacci, viene rivisitato, reinterpretato e “ricantato” da Elio. Non un omaggio, ma una ricostruzione di quel mondo di nonsense del cantautore più eccentrico della storia della canzone italiana, popolare e contemporaneamente anticonformista, che con il suo sguardo poetico e bizzarrolo è stato in grado di spiazzare, stupire, intrecciare temi e stili apparentemente inconciliabili: allegria e tristezza, tragedia e farsa, gioia e malinconia. Sul palco, nella coloratissima scenografia disegnata da Giorgio Gallione, assieme a Elio ci saranno cinque musicisti: Seby Burgio al pianoforte, Martino Malacrida alla batteria, Pietro Martinelli al basso e contrabbasso, Sophia Tomelleri al sassofono, Giulio Tullio al trombone. A loro toccherà il compito di accompagnare lo scoppiettante confronto tra due saltimbanchi della musica alle prese con un repertorio umano e musicale sconfinato e irripetibile, arrangiato per l’occasione da Paolo Silvestri e arricchito da monologhi, scelti per assonanza, di Umberto Eco, Dario Fo, Francesco Piccolo, Michele Serra, Marco Presta.
Enzo Jannacci è anche l’artista che meglio di chiunque altro ha saputo raccontare la Milano delle periferie degli anni ‘60 e ‘70, trasfigurandola in una sorta di teatro dell’assurdo realissimo e toccante, dove agiscono miriadi di personaggi picareschi e borderline, ai confini del surreale.
“Roba minima”, diceva Jannacci: barboni, tossici, prostitute coi calzett de seda, ma anche cani coi capelli o telegrafisti dal cuore urgente.
Uno spettacolo giocoso e profondo perché “chi non ride non è una persona seria”.
NOTE DI REGIA di Giorgio Gallione
“Saltimbanco non guardare, saltimbanco non toccare, non cercare di capire, che un sorriso dalla terza fila non arriva mai. E il teatro non si tenta, e la vita non si inventa, saltimbanchi si diventa si… ma poi… saltimbanchi si muore. Opla!”
Enzo Jannacci
Uno spettacolo un po’ circo un po’ teatro canzone, dove una band di cinque musicisti, grazie agli arrangiamenti di Paolo Silvestri, permetterà ad Elio, filosofo assurdista e performer eccentrico, di surfare sul repertorio dell’amato Jannacci, nume tutelare e padre putativo di quella parte della storica canzone d’autore che mai si è vergognata delle gioie della lingua e del pensiero o dello sberleffo libertario, e che considera il Comico, anche in musica, non come un ingrediente ciecamente spensierato ma piuttosto un potente strumento dello spirito di negazione, del pensiero divergente che distrugge il vecchio e prepara al nuovo. Sovversione del senso comune, mondo alla rovescia, ludica aggressione alla noia e ai linguaggi standardizzati e che, contemporaneamente, non teme di creare disagio o generare dubbi.
Così, nel panorama infinito delle figure che abitano l’universo Jannacci trovano posto anche personaggi dolenti, clown tristi e inadeguati che spesso inciampano nella vita. Il nostro spettacolo sarà perciò un viaggio in questo pantheon teatralissimo, dove per vivere “ci vuole orecchio” e dove, da saltimbanchi si vive e si muore… Opla!
NOTE DI ELIO
“Ci vuole orecchio” non è un omaggio, ma una ricostruzione di quel suo mondo di nonsense, comico e struggente (…)
È un viaggio dentro le epoche di Jannacci, perché non è stato sempre uguale: tra i brani c’è La luna è una lampadina, L’Armando, El purtava i scarp del tennis, canzoni che rido mentre le canto. Ne farò alcune snobbate, Parlare con i limoni, Quando il sipario calerà. Perché c’è Jannacci comico e quello che ti spezza il cuore di Vincenzina o Giovanni telegrafista, risate e drammi. Come è la vita: imperfetta. E nessuno meglio di chi abita nel nostro paese lo sa.
(…)
Una volta ci siamo incrociati negli studi Rai. Lui ha bofonchiato qualcosa, io pure, lui non ha capito, io nemmeno. Sono un timido. Mai avrei avuto il coraggio di dirgli “sono un tuo fan”. Questo è il solo contatto che ho avuto con Enzo Jannacci. (…) Ma una curiosità c’è: mio papà era stato suo compagno di classe, me ne parlava, me lo faceva ascoltare e mi faceva già ridere. Da adulto mi ha affascinato la dignità del comico che ha portato nella canzone d’autore e lo stile surreale della sua risata, che poi era il clima del Derby, il cabaret di Milano, che per ragioni anagrafiche ho mancato. Col senno di poi rimpiango di non avere avuto dieci anni di più: gli anni 70, dilaniati dal terrorismo, sul piano artistico sono stati tra i più liberi e rivoluzionari. In quegli anni ci sono tutti i miei dèi, uno di questi è proprio Enzo Jannacci.
(dall’intervista ad Anna Bandettini, su Repubblica)
I BRANI DELLO SPETTACOLO, DI ENZO JANNACCI
Saltimbanchi
Ci vuole orecchio
Silvano
Sopra i vetri
Taxi nero
La luna è una lampadina
T’ho compraa i calsett de seda
L’Armando
El purtava i scarp del tennis (estratto)
Faceva il palo
Son s’ciopaa
Parlare con i limoni
Vivere
Quando il sipario calerà
ELIO
CI VUOLE ORECCHIO
ELIO CANTA E RECITA ENZO JANNACCI
drammaturgia Giorgio Gallione
arrangiamenti musicali Paolo Silvestri
con Seby Burgio pianoforte, Martino Malacrida batteria, Pietro Martinelli basso e contrabbasso, Sophia Tomelleri sassofono, Giulio Tullio trombone
light designer Aldo Mantovani
scenografie Lorenza Gioberti
costumi Elisabetta Menziani
regia Giorgio Gallione
San Lazzaro – PARCO COLONIA MONTANA
ore 21.00
ingresso libero
Prenotazione obbligatoria su www.proagerola.it