E’ ancora possibile fare impresa in Italia, è ancora pensabile ad un futuro manifatturiero per il nostro meridione. A guardare quanto sta avvenendo anche nella nostra provincia sembrerebbe di no. Passate quasi in silenzio il fallimento o l’abbandono del nostro territorio di pezzi importanti del già debole tessuto imprenditoriale. Nell’ultimo anno sono state numerosissime le piccole e medie imprese che hanno chiuso i battenti nella nostra provincia, per non parlare della moria di piccoli esercizi commerciali o artigianali che sono stati costretti ad abbassare le saracinesche. Il trend, nonostante tutti i proclami sull’uscita dal tunnel della crisi dei governanti nazionali e locali, non sembra invertirsi.
Anzi ad osservare le cronache degli ultimi tempi aumentano i timori per la tenuta dei livelli occupazionali. Le ultime chiusure annunciate in ordine di tempo, quella della Filtrona e quella della Paif, ed il ridimensionamento dei livelli occupazionali della Termopaif, non fanno presagire nulla di positivo per l’anno appena iniziato. IL 2014, che a detta degli esperti e del governo doveva rappresentare il rilancio della nostra economia non sembra aprirsi sotto i migliori auspici, almeno per la provincia di Salerno.
Le ultime vertenze, dovrebbero far riflettere le classi dirigenti sull’appetibilità e competitività dei nostri territori, non ci si trova più di fronte ad aziende con produzioni superate, il vero problema, sollevato anche in altre regioni italiane, è che, ormai da noi il costo del prodotto è più alto che negli altri paesi concorrenti, compresi quelli europei che hanno il costo del lavoro più alto del nostro.
Quello di cui necessita in questo momento il nostro paese e la nostra terra è di cominciare ad interrogarsi sulle reali cause che allontano l’impresa dal sud e dall’Italia. Un salto di qualità che investe tutte la parti interessate, dalle associazioni imprenditoriali ai sindacati, dal governo alle istituzioni locali, dalle autority alle banche. Continuare a focalizzare l’attenzione solo sul costo del lavoro è un errore. E’ certamente uno dei fattori determinanti , ma altri non sono da meno, dall’alto costo dell’energia all’eccesso di tassazioni locali, dall’alto costo dei servizi all’eccesso di adempimenti burocratici.
Dalla corruzione dilagante alla concorrenza dell’ imprese legate alla malavita. La conseguenza delle mancate riforme economiche, rappresentano il vero gap per la tenuta del nostro tessuto imprenditoriale.