E’ stato approvato il 13 giugno dal Consiglio Comunale il progetto, in deroga al Piano Urbanistico Comunale, per la realizzazione del nuovo complesso Parrocchiale di San Felice nella zona di Torrione alto.
Il mio è stato l’unico voto contrario.
La Delibera, a mio parere, poco comprensibile e carente dell’istruttoria tecnica dell’ufficio competente, è stata integrata e modificata la sera prima della seduta Consiliare. Molti Consiglieri Comunali, che conoscevano il testo della proposta originaria, non hanno avuto il tempo materiale per approfondirne il contenuto.
Il nuovo complesso Parrocchiale, di forte impatto “volumetrico” sull’area del Parco del Galiziano, non rispetta distanze adeguate dai confini. Oltre alla Chiesa vera e propria, si prevede la costruzione di una serie di aule ed ampi locali di destinazione d’uso non ben definita: sono ambienti diversi da quelli esplicitamente ammessi a contributo dalla stessa CEI ( vedi Tabelle per l’edilizia di culto del Consiglio Episcopale Italiano).
Il progetto non ha computo metrico, e quindi non ne è stato calcolato il costo totale. Il dato è necessario per comprendere a quanto ammonterà il contributo della CEI e quale sarà da parte della parrocchia “l’impegno formale a garantire la copertura della quota eccedente rispetto ai contributi” (vedi Regolamenti CEI). Sarebbe danno per la collettività iniziare lavori, che non saranno mai completati.
Il progetto non prevede rampe di accesso per i diversamente abili ai vari livelli.
La casa del parroco avrà superficie che supera sicuramente la residenza del Santo Padre in Vaticano.
La proposta da parte della Parrocchia del “pesante” programma costruttivo mette in discussione anche il titolo di proprietà dell’area. Questa fu ceduta gratuitamente dal Comune alla Parrocchia nel 2006, però condizionando l’atto notarile ad un altro progetto di Chiesa, all’epoca approvato dal Consiglio Comunale, più modesto ed adeguato alle esigenze del quartiere.
Si è voluta, da parte dell’Amministrazione comunale, forzare la volontà di centinaia di cittadini (oltre 600 firme raccolte), che avrebbero desiderato la migliore salvaguardia dell’area attrezzata a verde pubblico.
Nessuno, neanche i più accesi sostenitori dei cosiddetti “Comitati del No”, hanno mai negato la possibilità di realizzare la nuova Chiesa. Ma non è assolutamente necessario, né utile proporre la costruzione di un complesso parrocchiale, che “penalizza” la fruizione del Parco Pubblico e supera ampiamente le esigenze “sociali e di culto” del quartiere.