La Chiesa del Cilento fra passato e presente.

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La Chiesa di Vallo, posta a confine con la Diocesi di Teggiano-Policastro, è collocata nella fascia geografica a Sud della provincia di Salerno. Si estende sulla costa tirrenica da  Paestum a Palinuro; dalla parte opposta lambisce il Vallo di Diano. L’estensione di questa Chiesa interessa una superficie complessiva di 1546 Kmq.

L’area costiera a nord è segnata dal corso fluviale del Sele, mentre al Sud dal fiume Mingardo. Le montagne e le colline della Chiesa del Cilento segnano il confine con i Monti Alburni. Sono tre le massime cime: il Monte Cervati di m. 1899, il “Gelbison” o “Monte Sacro” di m. 1705 e il Monte Stella di m. 1130. Tre alture molto note specialmente per la presenza di tre Santuari mariani. Natura, arte, cultura, storia e fede popolare fanno la ricchezza della Diocesi di vallo della Lucania, costituita da 160.000 anime, collocate in 54 comuni e 136 parrocchie.

Sono scarse le notizie intorno alle origini della Chiesa cilentana. Rare e vaghe sono le note riferite ai primi secoli delle Diocesi Lucane, (dell’attuale Cilento). La linea della tradizione richiama all’apostolo Pietro quale fondatore della Diocesi di Paestum. Sicuramente nel X secolo, questa comunità ecclesiale, per le razzie dei saraceni, trasferì la sede sul “Calpazio” ove si originò Capaccio e oggi ancora permane, ottimamente mantenuta, la cattedrale della “Madonna del Granato”. Il titolo “diocesi pestana” restò fino al 1.100 quando fu sostituito da quello “Caputaquensis” dal Vescovo Leonardo nel 1159.

Nel periodo Medioevale governarono la Diocesi ben venticinque Vescovi. Si registrò, comunque, in questo momento della storia della Chiesa Locale, una scarsa efficienza organizzativa. Si rappresentarono importanti per il territorio prima il monachesimo greco orientale  e, successivamente, quello benedettino.

La presenza dei monaci in loco servì a garantire la pratica e la diffusione del messaggio cristiano e a organizzare la vita civile ed economica. Nel periodo riferito si diffuse l’eremitaggio. Una esemplare emergente figura fu quella di Sant’Elena di Laurino.
La puntualità degli eventi ovviamente si riscontra in età moderna, diversamente rispetto al passato.

Nella prima metà del XVI secolo l’estensione territoriale diocesana  interessava un territorio di circa 2.500 Km2 e si ampliava nella regione del Cilento e in quella del Vallo di Diano, contava 50.000 anime sparse in poco più di un centinaio di nuclei abitati.
Per ragioni naturali e ambientali i Pastori della Chiesa Locale spesso alternavano la loro presenza a Capaccio e Novi o a Sala e Diano (Sala Consilina e Teggiano).

Nel XVI secolo la Diocesi contò la presenza della figura di Mons. Enrico Loffredo. Questi prese parte al Concilio di Trento e si distinse per il suo contributo riformista. A lui, infatti, quale fautore, si attribuiscono le riforme inerenti l’obbligo residenziale episcopale e il divieto dell’accumulo dei vescovati. Concluse drammaticamente la sua esistenza. Il 23 febbraio 1547, infatti, prese parte per l’ultima volta alle attività conciliari, presenziando la funzione delle ceneri. Egli fu la prima vittima del tifo petecchiale scoppiato a Trento in quell’anno. A seguito della conclusione delle esequie funebri, deposto il corpo del Vescovo nella  Cattedrale, la congregazione generale del 9 marzo, dopo la malattia e il decesso di Mons. Loffredo, costituì le giustificazioni decisive addotte dal partito curiale per trasferire il Concilio a Bologna.

Il Vescovo Emilio Verallo si attivò poi nell’adempimento del dettato dei decreti tridentini, con l’istituzione nel 1564 del Seminario a Diano e con la celebrazione di un Sinodo a Padula nel 1567.

Anarchia e miseria segnarono il XVII secolo. Le difficoltà legate alla crisi agraria, la rivolta partenopea del 1647 e la peste del 1656 furono i fattori condizionanti del diffuso malessere locale.

Tutta la Diocesi restò fortemente colpita dalle sciagure del 1.600. Il Vescovo Tommaso Carafa riuscì miracolosamente a salvarsi. La grave crisi demografica interessò tutta l’area della Diocesi. La vitalità e la fede del Carafa e il devozionismo popolare servirono significativamente a determinare il processo di ripresa.

Il fenomeno della democratizzazione e la conflittualità  fra borbonici e repubblicani, malgrado tutto, si rappresentò un momento di maggiore serenità, almeno fino al 1799.

Il Vescovo Maria Torrusio e il clero presero parte ai moti. Il Vallo di Diano e il Cilento si rappresentarono scenario di risvolti sanguinosi.
Non possiamo scindere gli eventi della Chiesa da quelli della storia sociale. Dai Moti insurrezionali del 1820/21, traversando quelli del 1828 e del 1848, fino all’epopea garibaldina, la città di Vallo fu anima e centro propulsore di ogni idea e azione rivoltosa locale. In questo contesto si rammenta l’azione di De Luca.

Nel 1828, fra i martiri della Chiesa Locale nel periodo risorgimentale, ricordiamo Antonio Maria De Luca. Questi fu promotore, per motivi economici e politici,  della rivolta del 1828.

Il XIX secolo era il periodo in cui si pensava allo sdoppiamento della Diocesi. Il Vescovo Barone a tal fine  avanzò e vide accolta la sua istanza. Nel 1851, con la Bolla “Cum propter iustitiae dilectionem”, del Pontefice Pio IX, fu attuata la scissione della Diocesi di Capaccio in quelle di Teggiano e di Vallo. Papa Pio IX, nella prima metà del XIX secolo, con la Bolla “Cum propter iustitiae dilectionem, definì l’ubicazione della cattedrale e modificò la nomenclatura della Chiesa Locale, indicandola come “Diocesi di Capaccio-Vallo”.

Le leggi eversive, promulgate dal novello governo nazionale italiano nel luglio del 1866 e nell’agosto del 1867, avevano come intenzione primaria  la soppressione di diversi Enti Ecclesiastici; dette leggi rappresentarono per la Chiesa del Cilento, in concomitanza con l’episcopato di Mons. Siciliani, una fase delicata e problematica. Mons. Giovanni Francesco Siciliani dovette allontanarsi dalla sede episcopale poiché costretto in esilio a Portici per quasi due lustri. Intanto, come disposto dalle leggi riferite, la Diocesi fu obbligata a subire l’incameramento dei beni ecclesiastici. Risale al 15 maggio del 1870 l’inizio della costruzione del nuovo Seminario a Novi Velia. Una scelta necessaria in quanto il primo Seminario vescovile era ubicato oltre i confini diocesani, a Teggiano.

Durante il Regno d’Italia, nell’arco di tempo 1860-1927 Vallo è stato capoluogo dell’omonimo circondario. A seguito dell’Unità d’Italia si registrò una certa crescita demografica, non supportata da una favorevole economia nell’artigianato e nel commercio. La crisi dei lavoratori si accompagnò ai problemi della pressione del latifondo. Da qui, per molti, il bisogno di fuggire in America. Il fenomeno dell’emigrazione, fatta eccezione per il periodo fascista, si registrò fino al 1960.

Il 24 novembre 1945 la comunità ecclesiale locale mutò ancora denominazione:”Diocesi di Vallo di Lucania”. Il 30 settembre 1986 assunse il nome “Diocesi di Vallo della Lucania”.

La Dioecesis Vallensis in Lucania, la Diocesi di Vallo della Lucania, è suffraganea dell’arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno e appartiene alla regione ecclesiastica campana. Attualmente è guidata dal Vescovo Mons. Ciro Miniero. I comuni della Diocesi rientrano nel comprensorio della provincia di Salerno. La sede del Vescovo è collocata nella città di Vallo della Lucania, ove è ubicata la Cattedrale intitolata a “San Pantaleone”, consacrata il 5 maggio 1878.

Mons. Ciro Miniero, l’attuale Vescovo della Chiesa di Vallo, in aderenza  al dettato del Codice di Diritto Canonico (Can. 374) appena giunto in Diocesi ha costituito il Vicariato Foraneo. “Diverse parrocchie confinanti e raggruppate in distretti più ampi, ci ricorda Mons. Miniero, sono chiamati vicariati foranei o decanati. Ad essi è preposto un vicario foraneo, decano o arciprete nominato dal Vescovo diocesano. Il suo ruolo è di coordinare l’attività pastorale, curare che i chierici del vicariato adempiano i loro doveri e possano condurre una vita degna ricevendo l’assistenza spirituale e materiale necessaria, vigilare sul decoro della liturgia e il buon ordine dell’amministrazione ecclesiastica”.
Mons. Ciro Miniero, dovendo pianificare la sua opera pastorale, ha organizzato e suddiviso il territorio in cinque Vicariati Foranei: Cervati-Calore, Paestum-Tresino; Castellabate-Cilento; Gelbison-Alento; Velia-Mingardo.

Il Vicariato Foraneo Cervati-Calore, comprende 25 parrocchie, 13 parroci, 15 sacerdoti, 31.428 abitanti; il Vicariato Foraneo Paestum-Tresino, comprende 20 parrocchie, 13 parroci, 18 sacerdoti, 50.604 abitanti; il Vicariato Foraneo Castellabate-Cilento, comprende 38 parrocchie, 19 parroci, 20 sacerdoti, 25.099 abitanti; il Vicariato Foraneo Gelbison-Alento, comprende 28 parrocchie, 19 parroci, 26 sacerdoti, 30.817abitanti; il Vicariato Foraneo, Velia-Mingardo comprende 27 parrocchie, 12 parroci, 12 sacerdoti, 21.993 abitanti.

La parrocchie dei Vicariati Foranei sono complessivamente  139; i numeri totali dei parroci e dei sacerdoti sono rispettivamente 76 e 91; il totale della popolazione residente, come desunto dal sito dei Comuni Italiani, corrisponde a 159.941 unità.
Gli attuali Vicari Foranei sono Don Cosimo Cerulli (Carvati Calore); Don Donato Orlando (Paestum-Tresino); Don Giovanni Di Napoli (Castellabate-Cilento); Don Marco Torraca (Gelbison-Alento); Don Aniello Carinci (Velia-Mingardo).

Il Vicariato Foraneo Cervati-Calore è così costituito: Albanella- S. Matteo; parroco: don Antonio Russo; Altavilla Silentina – S. Antonino, S. Egidio, S. Biagio (Cerrelli), S. Maria ad Nives (Carilla); parroco: Liberti don Costantino SDV.; Campora – S. Nicola; parroco: don Loreto Ferrarese; Capizzo – S. Fortunato; parroco: Russo don Erminio; Castel San Lorenzo – S. Giovanni Battista; parroco: don Domenico Sorrenti; Cicerale – S. Giorgio; parroco: don Giuseppe Sette; Felitto – S. Maria Assunta; parroco: don Domenico Sorrenti; Gorga – S. Gennaro; parroco: don Salvatore Monterosso; Laurino – S. Maria Maggiore, S. Biagio e Ognissanti; parroco: don Loreto Ferrarese; Magliano Nuovo – S. Maria Assunta; parroco: don Salvatore Monterosso; Magliano Vetere – S. Maria Assunta; parroco: don Erminio Russo; Monteforte – S. Maria Assunta; parroco; Montecicerale – S. Nicola; parroco: don Giuseppe Sette; Piaggine – S. Nicola: parroco: don Aniello Palumbo. Roccadaspide – Natività di Maria e Assunta; parroco: don Cosimo Cerullo. Roccadaspide – S. Michele di Fonte; parroco: don Luigi Quaglia. Sacco – S. Silvestro; parroco: don Carmine Troccoli. Stio – S. Pasquale; parroco: don Salvatore Monterosso. Trentinara – S. Maria Assunta; parroco: don Guerino Sartorelli. Valle dell’Angelo – S. Barbato ; parroco: don Aniello Palumbo. Villa Littorio – S. Giovanni Battista; parroco: don Francesco Angione. CONVENTI: Altavilla – Convento  S. Francesco: don Bonaventura Ilheanacho SDV.
Il Vicariato Foraneo Paestum-Tresino è così costituito: Agropoli – S. Maria delle Grazie; parroco: don Bruno Lancuba. Agropoli – S. Antonio; parroco: don Roberto Guida. Agropoli – Madonna del Carmine; parroco: don Nicola Griffo. Agropoli – S. Pietro; parroco: don Roberto Guida. Agropoli – S. Cuore; parroco: don Nicola Griffo. Agropoli – Cuore Immacolato; parroco: don Nicola Griffo. Capaccio – S. Pietro; parroco: don Ediddiong Ukpanah. Capaccio – S. Rita; parroco: p. Lino Mela OSJ. Capaccio – S. Vito; parroco: don Donato Orlando. Capaccio – S. Maria Goretti in Gromola; parroco: don Gianluca Cariello. Capaccio – S. Maria Assunta in Licinella; parroco: don Valeriano Pomari. Capaccio – S. Maria di Loreto in Laura; don Carlo Pisani. Capaccio – Paestum, SS.ma Annunziata; parroco: don Mario Terrezza SDV. Capaccio – N.S. della Divina Provvidenza in Ponte Barizzo; parroco: don Gianluca Cariello. Giungano . S. Maria Assunta; parroco: don Giuseppe Dianese. Matinella – S. Gennaro; parroco: don Carlo Ciocca. Ogliastro – S. Croce; parroco: don Geronimo Mirabili. Finocchito – S. Nazario; parroco: Eredita – S. Giovanni Battista; parroco: Borgo San Cesareo – S. Cesareo; parroco. don Carlo Ciocca. SANTUARI Santuario di Gesù Agonizzante al Getsemani; p. Adam Wojcikowski OSJ. Santuario diocesano Madonna del Granato: p. Domenico Fiore OC.
Il Vicariato Foraneo Castellabate-Cilento è così costituito: Acciaroli – SS.ma Annunziata; parroco: mons. Salvatore Della Pepa. Agnone – Madonna del Carmine; parroco: don Pasquale Papa. Camella – S. Nazario; don Benito Arcieri SDV. Case del Conte – San Pasquale; parroco: don Olgierd Nyc. Cannicchio – S. Martino;  Capograssi – S. Maria delle Grazie; parroco: mons. Salvatore Della Pepa. Casigliano – S. Pietro. Castellabate – Basilica S. Maria Assunta; parroco: mons. Giuseppe D’Angelo. Celso – S. Maria Assunta; parroco: don Benny Sebastian. Copersito – S. Barbara; parroco: p. Domenico OFM. Galdo – S. Nicola; parroco: don Benny Sebastian. Lago di S. Maria di C.te – Sant’Antonio; parroco: don Vincenzo Fiumara. Laureana – S. Maria del Paradiso; parroco: mons. Giovanni Di Napoli. Lustra – S. Maria delle Grazie; parroco: Matonti – S. Biagio; parroco: don Alessandro Albanese. Montecorice – S. Biagio; parroco: don Olgierd Nyc. Ogliastro marina – S. Maria delle Grazie; parroco: don Vincenzo Fiumara. Omignano – S. Nicola; parroco: don Benito Arcieri SDV. Ortodonico – SS.mo Salvatore; parroco: don Massimo Volpe. Perdifumo – S. Sisto; parroco: don Benito Arcieri SDV e don Antonio. Pollica – S. Nicola; parroco: don Marek Olszewski. Prignano – S. Nicola; parroco: don Angelo Falcione. Rocca C.to – S. Maria della Neve; parroco: Rutino – S. Michele; parroco: p. Antonello Arundine OFM. San Giovanni Cilento – S. Giovanni; parroco: don Marek. San Mango Cilento – S. Maria degli Eremiti; parroco: don Silvestro Zammarrelli. San Mauro Cilento – S. Mauro M. ; parroco: don Benny Sebastian. San Marco di Castellabate – S. Marco; parroco: don Vincenzo Fiumara. San Martino Cilento – S. Martino; parroco: p. Filippo Romanelli OFM: San Teodoro – San Teodoro; parroco: don Pasquale Papa. Santa Maria di Castellabate – S. Maria a mare; parroco: mons. Luigi Orlotti. Santa Lucia C.to – S. Lucia; parroco: Serramezzana – S. Filippo Ap.; parroco: don Massimo Volpe. Sessa Cilento – S. Stefano; parroco: don Silvestro Zammarrelli. Stella Cilento – S. Nicola; parroco: don Marek. Torchiara – SS.mo Salvatore; parroco: p. Antonello Arundine OFM. Valle Cilento – S. Nicola; parroco: don Silvestro Zammarrelli. Vatolla – S. Maria delle Grazie.

Il Vicariato Foraneo Gelbison-Alento è così costituito: Acquavella – S. Michele; parroco. don Jhon Fredy Gutierrez. Angellara – S. Veneranda; parroco: mons. Aniello Scavarelli. Cannalonga – S. Toribio; parroco: don Luigino Rossi. Cardile – S. Giovanni Battista ; parroco: don Angelo Imbriaco. Casalvelino – S. Biagio; parroco: don Giovanni Giulio Casalvelino Marina – S. Matteo; parroco: don Pietro Sacco. Castelnuovo – S. Maria Maddalena; parroco: don Pietro Sacco. Ceraso – S. Nicola; parroco: don Antonio Greco. Gioi – Ss. Nicola e Eustachio; parroco: mons. Guglielmo Manna. Moio della Civitella – S. Veneranda; parroco: mons. Gaetano Ceraso. Massa – S. Maria delle Vittorie; parroco: mons. Mario Sibilio. Massascusa – S. Martino; parroco: don Antonio Greco. Novi Velia – S. Maria dei Longobardi; parroco: don Aniello Panzariello. Omignano scalo – S. Antonio; parroco: don Luigi Maria Marone. Orria – S. Felice; parroco: don Wilfrido Ninofranco. Ostigliano – S. Giovanni Battista ; parroco: don Wilfrido Ninofranco. Pattano – S. Maria Assunta; parroco: mons. Aniello Pignataro. Pellare – s. Bartolomeo; parroco: don Angelo Imbriaco. Perito – S. Nicola; parroco: don Marco Torraca. Petrosa – S. Giuseppe; parroco: mons. Bruno Tanzola. Piano Vetrale – Ss. Elia e Sofia; parroco: don Marco Torraca. Pioppi – Madonna del Carmine; parroco: don Giovanni Giulio. Salento – S. Barbara; parroco: don Pasquale Gargione. San Biase – S. Biagio; parroco: don Aniello Panzariello. Santa Barbara – S. Elia; parroco: mons. Bruno Tanzola. Vallo della Lucania – Cattedrale, S. Pantaleone; parroco: mons. Aniello Scavarelli. Vallo della Lucania – S. Maria delle Grazie; parroco: don Ottavio Sicilia. Vallo Scalo – s. Chiara; parroco: don Ottavio Sicilia. Velina – S. Antonio; parroco: don Francesco Pecoraro.

Il Vicariato Foraneo Velia-Mingardo è così costituito: Abatemarco – S. Nicola; parroco:don Francesco Cammarano. Alfano – S. Nicola; parroco: don Aniello Carinci. Ascea – S. Nicola; parroco: don Salvatore Piccininno. Ascea Marina – S. Maria di Porto salvo; parroco: don Giuseppe Greco. Baronia – S. Barbara; parroco: don Giuseppe Greco. Caprioli – S. Caterina; parroco: don Francesco Giordano. Catona – S. Nicola; parroco: don Aniello Adinolfi. Castinatelli – S. Nicola; parroco: don Carlos Abubakar. Centola – S. Nicola; parroco: don Stefano Bazzoli. Cuccaro Vetere – S. Pietro; parroco: don Francesco Cammarano. Eremiti – S. Nicola da Tolentino; parroco: don Francesco Cammarano. Futani – S. Marco; parroco: don Mario Gagliotta. Foria – S. Maria delle Grazie; parroco: don Stefano Bazzoli Laurito – S. Giovanni Battista; parroco. don Aniello Carinci. Mandia – S. Giovanni Battista; parroco: don Aniello Adinolfi. Massicelle – S. Maria di Loreto; parroco: don Antonio Magliacane. Montano Antilia – Ss.ma Annunziata; parroco: don Aniello Carinci. Palinuro – S. Maria di Loreto; parroco: don Claudio Zanini. Pisciotta – Ss. Pietro e Paolo; parroco: don Francesco Giordano. Pisciotta marina – S. Maria di Porto salvo; parroco: don Francesco Giordano. Rodio – S. Agnello; parroco: don Aniello Adinolfi. Rofrano – Ss. Giovanni Battista e Nicola di Mira; parroco: don Mario Gagliotta. San Mauro La Bruca – S. Eufemia; parroco: don Antonio Magliacane. San Nazario – San Nazario; parroco: don Antonio Greco. San Nicola di Centola – S. Nicola; parroco: don Antonio Greco. San Severino di Centola – S. Maria degli Angeli; parroco: don Mario Gagliotta. Terradura – S. Michele; parroco: don Salvatore Piccininno.

Il Vescovo Miniero, abolendo le zone pastorali del Vescovo emerito, Mons. Giuseppe Rocco Favale, ha voluto costituire i cinque Vicariati Foranei per promuovere la coordinazione fra le parrocchie viciniori, secondo la modalità più opportuna ai bisogni pastorali del Vescovo. L’organizzazione pastorale è una necessità urgente della Chiesa particolare. Parlava di questa urgenza già Pio XII rivolgendosi ai parroci e ai quaresimalisti di Roma nel lontano 1955. Il Santo Padre si domandava se non era il caso di riesaminare il lavoro apostolico al lume dei principi che regolano ogni retta collaborazione…questa è oggi una delle esigenze più imperiose del clero e del laicato. (Discorsi e radiomessaggi, vol. XVII, p 9).

Mons. Miniero richiama Giovanni Paolo II il quale insegna che “la parrocchia è un organismo indispensabile e di prima importanza nelle strutture visibili della Chiesa. Il Vescovo di Vallo fa suo il convincimento del Santo Padre reso manifesto in seno alla “plenaria” della Congregazione per il Clero, il 20 ottobre del 1984 sul tema “ La cura pastorale della parrocchia urbana”.

La parrocchia, ribadisce il Vescovo, additando al dettato del Pontefice, è il luogo dove si può compiere l’evangelizzazione e la pastorale necessaria per la formazione dei fedeli, dove possono essere esercitati i diversi uffici, secondo le attuali esigenze e secondo le attuali circostanze culturali e sociali. Per questo le parrocchie vicine si possono promuovere e coordinare reciprocamente. Il Vicariato, alla luce del nuovo Codice, è “..L’ambito in cui si progetta e si attua un’azione pastorale organica, in cui sperimenta concretamente la comunione, la collaborazione e la corresponsabilità tra parrocchie più vicine (Can. 374 – 2).

Nel Can. 217 del 1917 il Vescovo deve procedere nella divisione del territorio sulla “regione sul distretto” costituito da diverse realtà parrocchiali e confidare l’ufficio al Vicario Foraneo. La Chiesa del Cilento oggi continua il suo cammino con Mons. Miniero il quale attivamente si prodiga nella comunione con i presbiteri, partecipando il medesimo sacerdozio di Cristo. Mons. Miniero non guida da solo la Chiesa particolare di Vallo, ma fa la pastorale nella Chiesa di Cristo, cosi’ come un buon Vescovo è opportuno che faccia, con la piena cooperazione presbiterale. Ci piace scoprire che il rapporto fra Vescovo e sacerdoti diocesani poggia specialmente sulla carità soprannaturale e tanto è sicura garanzia di fruttuosa opera pastorale.

Emilio La Greca Romano